"Giovanni, dov'è il bambino?!" La voce squillante di mamma mi aveva svegliata di soprassalto. Erano le 5 del mattino. Bambino? Di chi parla? Ah già, mamma chiama ancora Elia "bambino" nonostante i suoi 20 anni suonati. Dopo alcuni secondi di ascolto comprendo la problematica: Elia, che era andato in discoteca, ancora non tornava. Io non ero affatto preoccupata perché mi fidavo di lui, ma la pazza di mia madre era andata in panico. Si stava facendo tardi per il nostro aereo e lei continuava a digitare ripetutamente il numero di cellulare di mio fratello senza ottenere alcuna risposta. A quel punto, quasi piangendo, confortata dal sempre calmo e tranquillo papà, mamma decide di chiamare tutti gli ospedali della provincia. Altro tempo perso. Mamma piagnucola al telefono e papà le accarezza la testa dicendole: "Stai tranquilla, vedrai che non è successo nulla di grave". Finalmente, mentre mamma era in attesa al centralino del terzo ospedale, si sente la panda di Elia che risale il vialetto di casa. La chiave gira nella serratura, la porta si apre e appare mio fratello. Mamma e papà in silenzio a bocca aperta, pure Tom (il mio gatto) si era immobilizzato guardando ciò che stava succedendo. Elia, ignaro di tutto, era entrato in casa felicemente vestito in modo non convenzionale, come il suo stile: cappello della legione straniera, polo a righe anni '80 e pantaloni di jeans tagliati. Tocco di classe: scarpe indescrivibilmente rotte e sporche. "Ciao famiglia! Come mai tutti svegli? Ah già papà, via libera per tutta la settimana per gli uomini di casa, le femmine sgombrano il campo! Buonanotte a tutti e buon viaggio ragazze!". Allora a questo punto mi permetto di dire: "Non facciamo commenti, partiamo che è tardi!".
Papà carica velocemente le valige sulla macchina, mamma fa un breve riepilogo: "passaporti, biglietti, carte di credito, dollari... Ho tutto! Possiamo andare!". Papà accende l'auto, guarda lo specchietto retrovisore... Ma all'improvviso fa una strana smorfia col viso e spegne la macchina dicendo "devo urgentemente andare in bagno".
Nooooooooo!!!! È la fine!!!!! Io adoro il mio dolce paparino, ma lui ha un terribile difetto: ogni volta che dobbiamo partire, pure se si tratta di una domenica pomeriggio al mare, a lui viene il mal di pancia del viaggiatore. Non sto qui a farvela lunga, vi dico solo che da casa mia all'aeroporto ci siamo dovuti fermare 3 volte in autogrill per gli attacchi di mal di pancia di papà (poverino!). Siamo arrivati con un ritardo pazzesco, abbiamo dovuto correre dal check-in al gate ma quando finalmente mi sono seduta al mio posto vicino al finestrino con accanto la faccia accaldata e esausta di mia madre veramente mi sembrava di essere in paradiso. Messico, arriviamo!