Prologo

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Mi mancava la mia città, mi mancavano i miei amici che ogni mattina passavano a prendermi a casa mia, mi mancavano persino i miei insegnanti che si lamentavano continuamente del mio comportamento e dei miei voti, ma soprattutto mi mancava il mio ragazzo. Non appena ero venuta a sapere del mio trasferimento a New York ho preferito lasciarlo.

Le relazioni a distanza non funzionano quasi mai.
Ricordo ancora il suo sguardo triste quando glielo dissi, ma d'altronde non avevo altra scelta.

Spostai il mio sguardo fuori dal finestrino, tra pochi minuti sarei stata a New York, il sogno di ogni ragazza penserete, ma non il mio. A me piaceva la mia piccola cittadina in Italia, mi piaceva la mia casetta in campagna.

Non appena avevo saputo che per il lavoro di mio padre ci saremmo dovuto trasferire ero distrutta.
Le mie amiche mi avevano assicurato che ci saremmo tenute in contatto per telefono, ma non starebbe stata la stessa cosa.
Passai giorni a piangere nella mia camera.
Chiesi mille volte a mio padre se non ci fosse un'altra soluzione, ma lui mi rispose sempre di no.

Sospirai mentre vidi un cartello che indicava l'inizio di New York.

"Evelyn siamo arrivati"
La voce di mia madre mi riportò alla realtà.
Mi guardai immediatamente intorno.
Storsi la bocca. La casa non era un granché, ma mi ci sarei abituata.

I miei genitori mi avevano iscritto ad una scuola prestigiosa. La scuola a cui ero sempre voluta andare.
Per questo verso ero contenta di essere venuta a New York, ma avevo dovuto fare molti sacrifici, rinunciai al mio magnifico cellulare per uno dell'età della pietra, se non prima. Rinunciai pure alla mia macchina, ricevuta solo poco tempo prima e tutto ciò per avere i soldi necessari per la retta scolastica.

Sfinita mi diressi verso la mia camera e senza dire una parola mi fiondai sul letto e mi addormentai pensando al giorno dopo.

Fuori dalla mia portataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora