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Mia madre mi guardava incazzata nera e per un attimo ebbi pena per il povero mestolo che impugnava nella mano sinistra, sembrava si stesse per spezzare così feci una piccola preghiera per lui in modo che la sua vita potesse finire in pace.
"Evelyn che stai facendo??!"

Ci mancava poco che il mio timpano finisse perforato due volte, povero timpano. Mia madre stette lì a guardarmi mentre pregavo in silenzio quando finalmente parlai.
"Buongiorno" Le dissi educatamente sperando che dimenticasse l'accaduto.
"Eh no signorinella non ci provare" Mia madre mi prese per la manica della maglietta mi trascinò in cucina.
Ma cos'era la giornata del ' trasciniamo tutti Evelyn dove cazzo ci pare'
Dovetti dare voce ai miei pensieri perché mia madre mi guardò malissimo.
"Siediti" Mi ordinò ad un certo punto indicando una sedia con tono completamente tranquillo.
Era la cosa che mi spaventava più di lei. Il fatto che un attimo prima fosse completamente calma e poi scoppiasse all'improvviso, in modo da non poterlo prevenire e trasferirmi in Afghanistan prima che lei mi trovasse.

Mi sedetti avendo paura di ciò che mi dovesse dire.
"Ehi..provai a cominciare, ma venni interrotta da lei.
"Evelyn Williams!" Urlò lei.
"Sì è il mio nome" Risposi sarcastica.
"Ti sembra adeguato tornare a casa a quest'ora senza nemmeno avvertire?!"
"Mamma sono le 18" La informai accendendo veloce il cellulare per controllare l'ora.
"Non ha importanza che ora sia, tu devi SEMPRE dirmi dove ti trovi, con chi dove è perché" Mi sgridò lei marcando il sempre.
Non risposi e rimasi zitta sapendo infondo che avesse ragione lei.
La potevo comprendere.
Quella volta si era spaventata così tanto che non potei non provare pena per lei.

Deve essere orribile stare sempre sull'attenti chiedendoti se tua figlia sarebbe tornata a casa quella sera o no. Dover sempre essere in ansia finché non vedi tua figlia sulla soglia della casa sana e salva e poterla abbracciare sapendo che ora sarà al sicuro.
Vederla uscire di casa chiedendoti se la avresti rivista rincasare quella sera.
Mi sentivo estremamente in colpa per mia madre perché per lei ogni giorno era così. Ogni giorno sempre la stessa tortura. Ovviamente non dico che fossi il suo pensiero fisso per ventiquattro ore al giorno, ma sapevo che quando lei vedeva qualche incidente per strada o qualche paziente che si sentiva male all'ospedale dove lavorava, lei pensava a me, anche a Harry certo, ma lui è grande e maturo, c'è maturo no, ma grande sì, mentre io no.

Quindi senza pensarci fermai il suo blaterare è l' abbracciai forte ricacciando indietro qualche lacrima.
"Ti voglio bene mamma"
Lei sembrò sorpresa all'inizio ma poi ricambiò l'abbraccio stringendomi ancora più forte.
"Anche io tesoro, anche io" Sussurrò sopra ai miei capelli.

***
Mi alzai assonnata sfregando più volte le mani chiuse a pugno sugli occhi.
Feci un grosso sbadiglio stendendo le braccia più che potei.
Mi diressi verso il bagno, ma inciampai nei miei vestiti lasciati per terra la sera precedente non avendo voglia di piegarli e metterli nell'armadio.
Sbuffai e li raccolsi buttandoli sulla sedia dove ormai si era già accumulata tanta roba data la mia pigrizia.
Mi diressi finalmente verso il bagno e riuscii a varcare la porta sana e salva.
Appena aprì la tendina della doccia e cominciai ad accendere l'acqua per riscaldarla sentii qualcuno aprire la porta.
Girai la testa all'improvviso e cercai di coprirmi il più possibile con le mani

"Ehi sorellina muovi.. ma che cazz..?!?"
Solo ora mi accorsi che stavo coprendo con le mani il mio corpo coperto già dal pigiama.
"Uhh si ecco io.."
"Si vabbè non mi importa basta che ti muovi"
Chiuse la porta di colpo e io tirai un sospiro.
Ma che figura di merda!
Se il buongiorno si vede dal mattino io ero a posto.

Feci la doccia in cinque minuti, mi asciugati i capelli, mi vestii con una maglietta larga e dei jeans e mi osservai attentamente allo specchio.
Mi piaceva indossare magliette larghe, era come se mi proteggessero dal freddo fuori, erano una specie di scudo che mi isolava dal mondo.

Ero quasi sicura che ieri sera mi fossero aumentate le lentiggini, sembravano di più.
I miei lunghi capelli neri coprivano leggermente il mio viso lasciandole intravedere. Sotto ai miei occhi verdi giacevano delle grosse occhiaie segno che non avevo dormito bene la sera prima ed era vero, mi ero svegliata chissà quante volte a causa di incubi. Mi svegliavo sempre con la fronte sudata e il battito a mille.
Sospirai, sulla mia pelle abbronzata non si notavano molto quindi non me ne feci un grosso problema.

***

"..e quindi questa è la soluzione"
Finì di spiegare un mio compagno di corso tutto soddisfatto della sua spiegazione, neanche avesse vinto l'Oscar.
L'insegnante di congratulò con lui mandandolo al posto.
Poi cominciò a scrivere un altro problema alla lavagna e osservò la classe prima di chiamare io.

"Vediamo un po'...Williams mi dica la soluzione del problema"
"Chi? Io?" Chiesi presa alla sprovvista.
"Perché c'è qualche altra Williams in questa classe?" Chiese ironico alla classe per poi guardarmi male.
"Quindi Wilson?"
"Mi dia un attimo" Lo zittii osservando le scritte in arabo sulla lavagna.
"Mmh"
Poggiai la mano sul mento facendo finta di pensare provando a guadagnare tempo.
"Oh ma certo vuole anche un caffè ora?!" Mi chiese lui sarcastico.
"Non posso credere che lei non conosca la soluzione, è un problema dell'anno scorso anche i bambini saprebbero risolverlo"
"Beh se è lo avete fatto l'hanno scorso allora dei bambini potrebbero trovarlo abbastanza difficile"
Dissi accennando un sorriso sperando che me la desse buona.
Non pensavo che qualcuno potesse uccidere con lo sguardo, o perlomeno non avevo mai avuto l'occasione di provarlo, ma il modo in cui mi guardò il professore avrebbe potuto far gelare il sangue persino a mia madre.

Il professore scosse la testa e chiamò qualcun'altro che seppe rispondere in meno di un secondo.
In quel momento voletti farmi piccola piccola in modo che nessuno potesse vedermi.

***

Ero in mensa da un paio di minuti in piedi come una cogliona cercando di scorgere o Morgan o Lola per potermi aggregare al loro tavolo.
Stavo per perdere la speranza ed andare a mangiare in bagno quando sentii una voce familiare chiamarmi.
"Ehi Eve" Sentii chiamarmi e mi girai verso Lola, che saltellava verso di me come se avesse appena vinto alla lotteria.
Mi invitò al loro tavolo come la volta precedente.
Il pranzo passò velocemente fra le urla di Morgan e suo fratello e le risate di Lola e Matt.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 02, 2020 ⏰

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