Capitolo 1

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Per una ragazza di ventidue anni sarebbe faticosa la mia routine quotidiana: sveglia alle sei, alzarsi e andare all'università, il pomeriggio andare a lavorare in caffetteria, la sera rientrare e cucinare per due e pulire.
Si, insomma, si arriva stravolti a fine giornata. Ma io non sono una ragazza qualunque, io sono Ludovica!
Fin da piccola, sono stata abituata a questo tipo di giornata e, grazie all'educazione dei miei, ho imparato ad essere indipendente e a svolgere questo tipo di vita. Come ho già detto, mi chiamo Ludovica ed ho ventidue anni, vado all'università e lavoro come cameriera nella caffetteria più rinomata di Roma.
Vivo in un appartamento con il mio coinquilino, Andreas Muller. Assolutamente un bellissimo ragazzo di venticinque anni: alto, occhi nei quali ci si può tuffare, labbra rosee e carnose, capelli mori e fisico muscoloso. L'ho conosciuto nella primavera del 2012; ero alla ricerca, appunto, di un appartamento e il suo annuncio sul giornale mi è subito saltato all'occhio. Quando ci siamo incontrati, subito ha accettato di avermi come coinquilina.
Una donna in casa non farebbe male, testuali sue parole quando firmai il contratto.
«Ludovica, sveglia.» sento sussurrarmi all'orecchio mentre vengo scossa leggermente. Mugugno qualcosa aprendo gli occhi lentamente, trovandomi il viso di Andreas a pochi centimetri di distanza.
«Andreas.. che succede?»
«Ho guardato l'ora e mi è sembrato strano che tu non fossi sveglia, così sono venuto a svegliarti.» sussurra accarezzandomi i capelli.
Mi siedo sul letto, passandomi una mano sul viso cercando di svegliarmi, voltando poi lo sguardo verso la sveglia.
«Oh, diamine!» impreco alzandomi e correndo verso la sedia afferrando i vestiti preparati il giorno precedente.
«Credo non mi sia suonata la sveglia! Grazie Andre!» urlo prima di chiudermi in bagno. Mi spoglio dei vestiti per poi entrare nella doccia e lasciare che l'acqua scorra sul mio corpo, facendo attenzione a non bagnarmi i capelli.
Esco dalla doccia dopo essermi lavata bene e avvolgo il mio corpo in un asciugamano, indossare la camicetta bianca e metterla nella gonna nera alta abbinati ai tacchi.
Afferro la borsa con dentro i libri di università per poi scendere le scale, trovando Andreas in cucina che mi sorride. « Caffè?»
«No grazie Andreas sono in ritardo, prendo solo un cornetto.» e così faccio, per poi salutarlo con un bacio sulla guancia e uscire di casa.
Fortunatamente l'università non è molto distante dall'appartamento ed è raggiungibile anche a piedi, tanto che cinque minuti dopo sono arrivata davanti all'edificio e posso tirare un sospiro di sollievo notando di non essere in ritardo.
«Ludovica!» alzo il viso dal cellulare e noto Stefania venirmi incontro agitando la mano in segno di saluto. Sorrido mettendo il cellulare in borsa andandole incontro, per poi abbracciarla.
«Pensavo non venissi! Di solito arrivi presto.» mi guarda con uno sguardo divertito mentre ci incamminiamo verso l'entrata dell'edificio. «Non mi è suonata la sveglia e se Andreas non mi avesse svegliata, probabilmente non sarei qui.» le sorrido sistemandomi la borsa in spalla.
«Andreas, eh?» domanda con un sorriso malizioso dandomi una gomitata nelle costole. Gemo dal dolore sistemandomi il ciuffo sbuffando e noto che siamo arrivate alla nostra aula, così entriamo e ci sediamo infondo ai nostri posti, mentre l'aula si riempe di studenti. «Si ma non c'è nulla tra noi due, te lo avrò detto mille volte!» la fulmino con lo sguardo prendendo i libri e mettendoli sul banco. «Avanti Ludo! Hai ventidue anni e sei ancora vergine, diamine!» urla battendo un pugno sul banco, facendo girare verso di noi alcuni compagni. Immediatamente le tappo la bocca, per evitare qualche altra parola di troppo.«Sei impazzita?! Non urlare per l'amor di Dio! E comunque è una mia decisione, sto solo aspettando il ragazzo giusto.»
«Ludovica, Stefania! Volete anche un caffè?» ci riprende la professoressa di cui non avevo notato la presenza.
«Ci scusi prof.»sussurriamo entrambe e la professoressa inizia la sua lezione.

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«Beh Ludo, ci vediamo domani, buon lavoro.» sorrido a Stefania e mi incammino verso la caffetteria in cui appunto lavoro, non molto distante dall'università, per fortuna.
«Buon pomeriggio Ludo, come stai?»mi saluta Marco quando varco la soglia del locale mentre è intento a servire due anziane signore. «Salve Marco, tutto bene, grazie. Mi cambio e inizio subito a lavorare.» gli sorrido dirigendomi nello spogliatoio del personale.
Marco è il proprietario della caffetteria, il quale subito mi ha assunta sapendo la mia situazione e mi ha insegnato con pazienza questo lavoro, devo a lui molto. Indosso il grembiule dopo essermi tolta il giubbotto e essermi legata i capelli, per poi prendere il mio taccuino e iniziare a girare tra i tavoli prendendo le ordinazioni. Sono dietro al bancone, quando una voce roca e bassa mi chiede un caffè macchiato; alzo il volto e davanti a me vi sta un bellissimo ragazzo.
Ha gli occhi color ghiaccio, i capelli neri un po' spettinati, sorriso mozzafiato e corpo abbastanza muscoloso.
«Come ti chiami?» mi domanda lui mordendosi il labbro inferiore.
«Ludovica, piacere.» sussurro imbarazzata porgendogli la mano che afferra prontamente sorridendomi. «Io sono Mattia, posso avere il tuo numero Ludovica? Sai, sei una bella ragazza e mi piacerebbe poter uscire con te, qualche volta.» Arrossisco fino alla punta dei capelli e annuisco, scrivendo su un foglietto il numero di telefono, per poi porgerglielo: lo osserva sorridendo, per poi cacciare dalla tasca dei jeans il suo telefono e scriverci qualcosa.
Sento il mio cellulare improvvisamente suonare, e lo estraggo dalla tasca del grembiule notando un numero sconosciuto.
«Beh, questo è il mio numero. Chiamami quando ti va.» sorride per poi farmi l'occhiolino, uscendo così dal locale.
«Hei! Il tuo caffè!» urlo al vento, ancora scossa da ciò che é appena successo.

«Sono a casa!» urlo chiudendo la porta, notando Andreas dirigersi in cucina, ma si ferma e mi sorride.
«Hey, come è andata al lavoro?» mi domanda seguendomi con lo sguardo.
«Sono stravolta! E quella rompi scatole della professoressa di diritto oggi era mestruata.» mi lamento sedendomi sul divano a peso morto. Andreas ride dolcemente, sedendosi al mio fianco a gambe incrociate, guardandomi con insistenza.
«Solo questo?» domanda dopo una breve pausa di silenzio.
«Si, perché?» domando sporgendomi verso il tavolino davanti al divano, afferrando un pezzo di pizza caldo. «Ti conosco, vedo che sei agitata per qualcos'altro.» sorride poggiando i gomiti sulle gambe e poggiando la testa nei palmi delle mani.
Sbuffo sedendomi davanti a lui, anche io, a gambe incrociate: ormai mi conosce e non posso nascondergli nulla.
«Sai che sono vergine, no?» domando per richiamare la sua attenzione e lui annuisce, aggrottando le sopracciglia.
«Beh, oggi ho conosciuto un ragazzo. Mi ha chiesto il suo numero, è carino e mi ha chiesto di uscire. Ci uscirò, ne sono sicura, ma so che arriverà anche quel momento, anche se non con lui prima o poi.» prendo un respiro profondo chiudendo gli occhi, per poi riaprirli e incontrare quelli di Andreas.
«Ho ventidue anni Andre, io voglio fare esperienza, capire come si seduce un uomo, come essere abbastanza per un ragazzo.» sospiro passandomi una mano tra i capelli.
«Ludo...» inizia accarezzandomi il braccio delicatamente, provocandomi dei brividi.
«Queste cose verranno da sé, devi solo aspettare il momento giusto.»mi sorride per rassicurarmi.
«Il problema è che io non voglio essere impreparata quando arriverà.» sussurro imbarazzata, distogliendo lo sguardo dal suo, mi vergogno troppo per guardargli anche solo le mani.
Il silenzio ci circonda per diverso tempo, fino a quando sento Andreas muoversi al mio fianco farsi sempre più vicino per poi prendermi il viso delicatamente, voltandolo verso di lui.
«Lascia che ti insegni io allora. Sarò il tuo maestro e ti darò lezioni di seduzione.»

Seduction || Andreas MullerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora