Cammino tra i tavoli posando le ordinazioni dei clienti al loro tavolo, mentre le cuffie nelle mie orecchie riproducono One More Night dei Maroon Five. Questa mattina, stranamente, mi sono alzata con il sorriso sulle labbra: Andreas mi ha portato la colazione a letto e l'abbiamo fatta insieme, scherzando come due ragazzini. All'università non ho visto Stefania, il che molto strano, ma magari aveva un impegno o si è ammalata, quindi non ci ho fatto caso più di tanto. Le lezioni sono state piuttosto noiose, e i prof ci hanno comunicato che lunedì inizieranno gli ultimi esami, quindi abbiamo sei giorni per prepararci. Per mia fortuna, a differenza di altri studenti, ho iniziato a studiare molto prima, quindi ho il tempo di lavorare e per le lezioni di seduzione di Muller.
Il mio mp3 inizia a riprodurre You Rock My World di Michael Jackson, e il mio umore si rallegra notevolmente, tanto che inizio a portare le ordinazioni canticchiando allegramente, fino a quando sento due mani posarsi sui miei fianchi.
«Mattia!» esclamo togliendomi le cuffie e sorridendo al ragazzo difronte a me che mi sorride scoprendo i denti bianchi.
«Ludovica! Aspettavo una tua telefonata ma nulla..» sospira tristemente per poi riacquistare il sorriso. Inizio a balbettare gesticolando «E' che sono stata molto impegnata in questi giorni e non ne ho avuto il tempo.» dico mortificata guardando il pavimento. Mattia mi solleva il volto e rincontro il suo sorriso e i suoi occhi.
«Tranquilla, non fa nulla. che ne dici invece di uscire io e te? Per rimediare anche alla tua telefonata mai arrivata.» mi fa l'occhiolino e arrossisco terribilmente. «Ma certo! Quando?» balbetto insicura torturandomi le mani.
«Domani? Che ne dici? Passo a prenderti dopo il lavoro?» domanda sperando in un mio consenso.
«Certo! Domani. Però posso chiederti di venire a casa mia a prendermi? Almeno mi cambio e mi preparo.» sorrido.
«Certamente! A che ora?»«Le nove e trenta se è possibile.» Mattia annuisce, prendendo un pezzetto di carta e porgendomelo.
«Scrivimi dove abiti e il numero civico, così sarò sotto casa tua domani.» sorride ancora una volta.
Annuisco alle sue parole, afferrando la penna nella tasca del grembiule e, con mani tremanti, scrivo ciò che mi ha chiesto.
Sorride ancora di più e mi bacia la guancia, per poi salutarmi e uscire dalla caffetteria sorridendo, se è possibile, ancora di più.
Ma sorride sempre quel ragazzo?!«Che cosa?!» urla Stefania dietro la cornetta, staccandomi quasi un timpano.
«Mattia ti ha chiesto di uscire?!» urla nuovamente, facendomi staccare il telefono dall'orecchio per paura di perdermi un timpano.
Sto passeggiando per le vie di Roma, in ritorno dal lavoro e ho chiamato Stefania per sentire come stava e per avere compagnia durante il tragitto. Dopo avermi detto di essersi malata, ho sganciato la bomba: l'appuntamento con Mattia.
«Esatto Stef.» sbuffo stringendomi nel cappotto, questa sera fa abbastanza freschino..
«E tu?» mi blocco sul marciapiede, alzando un sopracciglio alla sua domanda.
«E io cosa?» domando a mia volta riniziando a camminare, scorgendo dopo quattro villette il palazzo dove abbiamo l'appartamento io e Andreas.«Voglio dire, ci andrai?»
«Si, ci andrò Stefania.» sento la mia amica tirare un urletto e sbuffo divertita, notando solo ora di essere arrivata sotto il portone.
«Scusa Stef, ora sono arrivata a casa e suono a Andreas, ci sentiamo dopo o domani.» riattacco senza aspettare una risposta di Stefania, citofonando.
«Chi è?» la voce di Andreas si fa spazio nelle mie orecchie. «Ludo.» senza aggiungere altro, Andreas mi apre il cancello e il portone.
Apro il primo per poi richiuderlo, per poi percorrere i cinque metri che mi separano dal portone che apro spingendo e lascio che si chiuda da solo, raggiungendo l'ascensore e chiamandolo. Quasi subito, le porte di esso si aprono e, una volta dentro, schiaccio il tasto del quarto piano. In poco tempo sono arrivata, così esco dall'ascensore e noto la porta davanti ad esso aperta: è il nostro appartamento.
«Sono tornata!» annuncio cercando Andreas con lo sguardo, fino a incontrarlo.
«Bene, si va allora!» sorride entusiasta infilandosi il giubbino, spingendomi fuori dalla porta e chiudendola a chiave.
«Ma- Ma dove andiamo?»«Seconda regola: come comportarsi ad un appuntamento.» dice sorridendo e prendendomi per mano, entrando nell'ascensore seguito da me, per poi premere il tasto del piano terra.
«Beh, questo lo decide il ragazzo.»dice facendomi l'occhiolino, uscendo poi dall'ascensore.
Spaesata, mi accorgo che sta aspettando me, così corro verso di lui che mi apre il portone.
«Prima le signore!» rido divertita e gli bacio la guancia, per poi camminare verso il cancello e lo apro, aspettando Andreas.
«Prima i signori, questa volta.» ride divertito baciandomi la fronte per poi uscire e io lo richiudo alle mie spalle.
Andreas lascia intrecciare le nostre mani, iniziando a camminare per le vie di Roma illuminate dalle luci dei lampioni e delle macchine.
Dopo una decina di minuti trascorsi mano nella mano immersi dal silenzio, arriviamo davanti a un ristorante cinese.
«Eccoci arrivati.» mi sorride aprendomi la porta del locale, lasciandomi passare.
Gli sorrido in segno di gratitudine e mi levo il cappotto che il mio coinquilino mi prende sorridendo.
«Desiderate?» domanda una cinese con il suo accento cinese.
«Ho prenotato un tavolo per due a nome Muller.» sorride cordiale Andreas.
La donna annuisce conducendoci al nostro tavolo, per poi dileguarsi.
Il mio insegnante appende la mia giacca sullo schienale della mia sedia, portandola indietro facendo cenno di sedermi.
Sorrido e faccio come mi dice, mentre lui accompagna la sedia sotto il tavolo, per poi sedersi davanti a me.
«I signoli voliono oldinale?» mi trattengo dal ridere, coprendo il mio volto con il menù. Andreas si schiarisce la voce per evitare di scoppiare a ridere.
«Io un menù della casa e da bere una birra media, tu Ludo?»
Faccio scorrere gli occhi sul menù, per poi prendere la mia decisione. «Anche io, ma da bere Sprite.» sorrido cordiale.
La cameriera annuisce e io e Andreas ci guardiamo negli occhi, per poi scoppiare a ridere. «Allora, com'è andata la giornata?» domando iniziando a sorseggiare la birra che è appena stata portata assieme alla mia bevanda.
«Tutto bene dai, e tu?» lui annuisce sorridendo, notando la cameriera con i nostri piatti.
«Buon appetito.» sorride tornando al suo lavoro.
Iniziamo a mangiare in religioso silenzio, guardandoci di tanto in tanto e sorridendo come due adolescenti alla prima cotta, cosa che per me, è quasi così. Dopo aver sbloccato il ghiaccio, abbiamo ripreso a parlare un po' di tutto: dell'università, dei suoi amici, delle nostre famiglia e molto altro.
«Beh, dimmi queste regole sulla seconda regola.» sorrido pulendomi le labbra con il tovagliolo.
«Sii te stessa e divertiti!» sorride aprendo le braccia.
«E allora perché mi hai portato qui? Bastava dirle.» domando alzando un sopracciglio confusa.
«Semplice, sono il tuo maestro e ti devo far fare anche pratica.» ride facendomi l'occhiolino.
Sorrido scuotendo la testa mentre ci alziamo e indossiamo i nostri giubbotti, dirigendoci alla cassa.
«Sono Ventitlé e tlenta.» ci tratteniamo dal ridere nuovamente, mentre io tiro fuori il portafogli dalla borsa.
«Oh, non ci pensare nemmeno!» mi ferma Andreas rimettendomi il portafoglio nella borsa.
«Regola due della seconda lezione: il ragazzo paga.» e mi fa l'occhiolino.
Sorrido lusingata e lascio che paghi, per poi uscire mano nella mano da casa, diretti verso casa.
«Grazie per la bellissima serata e per la seconda lezione, Andre.» gli sorrido.
«Non dirlo neanche per scherzo! E poi sono stato bene con te.» mi sorride baciandomi la fronte.
In poco tempo ci ritroviamo a casa, e Andreas apre il cancello con le chiavi e così fa anche con il portone, per poi prendere l'ascensore ancora mano nella mano. «Eccoci..» sussurra aprendo la porta di casa.
«Normalmente il ragazzo dovrebbe portarti fino al cancello, ma noi viviamo insieme.» ridacchia chiudendo la porta e togliendosi il giubbotto.
Rido anche io togliendomi le scarpe e mettendole nella scarpiera così faccio anche con le sue. Ci dirigiamo a passo lento verso il corridoio dove vi sono le stanze da letto, e così mi accompagna fino a davanti alla mia porta.
«Beh, grazie ancora di tutto Andre.»sorrido arrossendo, abbassando lo sguardo sui miei calzini a righe.
«Grazie a te, Ludo.» sussurra posandomi un bacio sul collo. Rabbrividisco, mentre il mio fiato viene portato via.
«Buna notte.» sussurra poi accarezzandomi la guancia.
«Buona notte Andre.» gli bacio la guancia per poi entrare in camera, dove mi poggio con la schiena alla porta e porto una mano al petto, sentendo il mio cuore battere come un tamburo.
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Seduction || Andreas Muller
عاطفية«Ho ventidue anni Andre, io voglio fare esperienza, capire come si seduce un uomo, come essere abbastanza per un ragazzo.» sospiro passandomi una mano tra i capelli. «Ludo...» inizia accarezzandomi il braccio delicatamente, provocandomi dei brividi...