Capitolo 6

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«Ludo, Ludo..» sento una voce ottava e una mano mi scuote un po'.
Mugugno qualcosa di incomprensibile e affondo la testa sotto il cuscino, sperando di tornare a dormire indisturbata.
«Ludovica, per favore, svegliati..» apro gli occhi lentamente, notando il sorriso di Andreas, il quale teneva sollevato il cuscino.
« Perché mi hai svegliata? Di sabato mattina poi..» sbuffo stropicciandomi gli occhi, ancora truccati dalla sera precedente.
«Ludo, sono le undici.» ridacchia. Oh diamine..
Mi alzo dal letto bruscamente, imprecando ad alta voce facendolo ridere.
«Calmati.» mi sorride poggiando le sue grandi mani sulle mie spalle, facendomi calmare.
«Senti, ho bisogno di chiederti un favore...» borbotta impacciato giocando con una ciocca dei miei capelli.«Dimmi...»
Prende un respiro profondo, chiudendo gli occhi per poi riaprirli, facendomi mancare il respiro.
«Devo ritornare a casa da mia madre.» annuisco.
«Oh, beh, insomma.. non c'è problema.» borbotto, anche se so che lui mi sarebbe mancato.
Mancato. Mancato?! Ma che vado a pensare..
«Insomma, verresti con me?» domanda. Mi irrigidisco, non mi sarei mai aspettata una richiesta del genere.
«A casa tua?» Annuisce.
«Con te?» Annuisce.
«Oggi?» Annuisce.
«E ci sarà la tua famiglia?» Annuisce sorridendo.
«E quando, insomma, partiamo?» domando.
«Ti ho svegliata proprio per questo: ti prepari e andiamo, mangiamo lì.» sorride.
Annuisco sorridendo leggermente. «Beh, allora io.. vado a prepararmi.» indietreggio e esco dalla sua camera, per poi chiudermi nella mia.

Dopo essermi preparata, io e Andreas siamo usciti di casa e siamo saliti sulla sua macchina, pronti per andare a casa sua.
«Non è molto distante, quindici minuti di macchina e saremo lì.» mi sorride ingranando la marcia stando attento alle macchine.
La radio colma il silenzio che c'è, mentre io mi torturo i jeans con le mani nervosamente. «Andre?» «Si?» domanda e noto che mi sta guardando con la coda dell'occhio. «Oggi non devi lavorare?» domando. Lui scuote la testa, fermandosi allo stop e guardando a destra e a sinistra, controllando che non ci siano macchine, per poi ripartire.
«Il mio capo, a cui faccio da assistente, ha avuto un impegno famigliare, quindi mi ha dato il giorno libero.» mi sorride.
Adesso che ci penso, non ho mai capito che lavoro fa Andreas siccome è sempre stato un ragazzo riservato e chiuso, non sapevo praticamente nulla di lui: se non che va all'università e fa due lavori, anche se non ho capito quali, e quello che mi ha confessato nella prima lezione.
«Posso.. posso farti una domanda?» domando titubante mordendomi il labbro inferiore, come per punirmi per chissà quale motivo.

«Certo, dimmi tutto.»

«Che lavoro fai? E cosa studi? Scusa mi queste domande, ma me lo chiedevo, insomma..» balbetto imbarazzata.

«Studio arte, ovvero come disegnare, l'utilizzo dei colori e degli strumenti. Lavoro come assistente veterinario e, quando posso, vendo i miei quadri, schizzi, facendo così un secondo lavoro.»

«Oh, forte! Come mai assistente veterinario?» domando ancora, timorosa di stare invadendo la sua privacy.

«Ho studiato per diventare veterinario e mi sono anche laureato, ma poi ho scoperto che mi piaceva fare un'altra cosa, appunto, il disegno. Così sto studiando alla scuola di arte da un annetto e mi piace questo stile di vita. Impegnativo, certo, ma mi soddisfa.» annuisco.

Non lo avrei mai immaginato che Andreas disegnasse, ma ora si spiegano molte cose: del perché spesso rimane chiuso in camera, le sue magliette bianche, spesso, sporche di tempera

«Ecco, siamo arrivati.» sussurra parcheggiando la macchina, per poi spegnere il motore.

Una villetta a un piano e un giardino che la circonda è ciò che mi si presenta davanti, davvero una bella casa.
«Allora, ti piace?» domanda Andreas al mio orecchio e un brivido mi sale la colonna vertebrale.
«E' molte graziosa, complimenti.»

Andreas ride per poi suonare al citofono del cancello.

«Chi è?» domanda una vocina delicata.

«Andreas.» sento un urlo provenire da dentro casa, riprodotto anche dal citofono, il che lo fa scoppiare a ridere.

Il cancello viene aperto e lui lo apre spingendolo, per poi invitarmi ad entrare prima di lui, come fece all'appuntamento.

La porta di casa si apre e una ragazzina seguita da un cane ci vengono in contro correndo: mi immobilizzo immediatamente dalla paura.

«Andreas!» urla la ragazzina e il diretto interessato si abbassa per accoglierla tra le braccia.

«Marti!» sorride il moro baciandole la guancia.

«Quanto mi sei mancato!»

«Anche tu piccola.».

I due si staccano dall'abbraccio e spostano lo sguardo su di me che sono immobile davanti al cagnone che mi guarda avvicinandosi lentamente.

Andreas scoppia a ridere, probabilmente ricordando la mia paura verso i cani.

«Cosa ridi?! Aiutami piuttosto!» sbotto accigliata guardando con terrore il cane che mi annusa i jeans.

«Boris, vieni qui.» dice Andreas richiamando l'attenzione del cagnone che corre verso di lui per poi posare le zampe anteriori sui suoi jeans. Andreas sorride accarezzando il suo cagnone baciandogli il capo di tanto in tanto.

«Ciao! Io sono Martina.» mi saluta la ragazzina con un sorriso che parte da un orecchio e arriva all'altro.

«Piacere, Ludovica.» le sorrido arrossendo leggermente.

«Sei la ragazza di Andre?» domanda alzando la voce, sorridendo ancora di più se è possibile.

Quasi mi strozzo con la saliva e Andreas ridacchia guardandomi.

«No, sono un'amica.» balbetto.

Il sorriso di Martina si spegne.

«Peccato.» fa spallucce.
«Andreas!» ci voltiamo verso la voce che ha appena urlato il nome del moro .

Una donna lo stringe forte e Andreas ricambia sorridendo dolcemente.

«Mamma, non respiro.» balbetta questo.

«Giusto, scusa. A volte mi dimentico che non hai più cinque anni, ora sei molto più grande e indipendente.» sorride per poi voltarsi verso di me.

«Oh! Tu devi essere la ragazza di Andreas, giusto?» domanda la donna sorridendo.

«Oh, nono! Sono solo una sua amica.» sorrido.

«La mia amica coinquilina.» aggiunge Andreas.

A quelle parole, la donna sorride ancora di più.

«Oh cara, Andreas mi ha così tanto parlato di te.»

«Mamma.» sussurra Andreas imbarazzato.

«Io sono Raffaella. Forza, entrate! Il pranzo è pronto.» sorride invitandoci ad entrare.

Seguiamo la donna lungo il vialetto che ci conduce alla porta e Andreas mi prende la mano, rassicurandomi con un sorriso.

Avrei conosciuto la famiglia di Andreas: ma chi si sarebbe mai aspettato quello che sarebbe successo una volta varcata la porta di casa?

Seduction || Andreas MullerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora