CAPITOLO 6

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"L'amore sono i piccoli gesti, ma anche le grandi cazzate"

Judy aveva il passo spedito, deciso. Era come se i suoi piedi si muovessero autonomamente, come se volessero a tutti i costi raggiungere quel posto. Da bambina, quando ci andava con la madre, faceva una preghiera in più lá dove non c'erano molti fiori. Le dispiaceva per quelle persone che non mancavano a nessuno, per lei erano importanti lo stesso, anche se non le conosceva. Arrivò e percorse lentamente un piccolo viale ricoperto da sassolini. Si fermò davanti ad una foto di lui. Era bello, identico a lei. Le stesse labbra, gli stessi occhi, lo stesso viso. Tutto. Sembravano fratelli gemelli, se non fosse per l'età. Judy si sedette a gambe incrociate lì davanti, e fissò intensamente gli occhi di Dylan. Le mancava da morire. Spesso da piccoli passavano moltissimo tempo a guardarsi in questo modo, cercando di comunicarsi qualcosa. Non credeva necessario l'uso delle parole in quella situazione, ma feca appello a tutta la sua forza di volontá per riuscire a pronunciare qualcosa. 《Hey》e la sua voce giá tremava. Perfetto, pensò ironicamente lei, ma continuò lo stesso a parlare. 《Non dirò tutte le cose che già sai, ma ti racconterò un paio di cose. Circa tre settimane fa, ho incontrato un ragazzo. O meglio, l'ho conosciuto. Ti ricordi quel bambino coi capelli rossi, che stava sempre in disparte? Ecco, lui. Abbiamo parlato un pò ieri notte, e oggi ci incontreremo di nuovo. Non vedo l'ora, perchè ultimamente la mia testa è sempre occupata da mille dubbi su di lui, e voglio saperne di più. Ah, dimenticavo, ho iniziato a lavorare da mamma.. c'è un mio collega, Troy, che proprio non sopporto. La mia vita non è molto emozionante, vero? Di te che mi dici? Si sta bene lassù? Mi manchi tanto》la voce si incrinò e una lacrima le scese dall'occhio destro: si era promessa di non mostrarsi debole, e invece. Si alzò, strofinando le mani sui leggins neri che indossava, e s'incamminò verso il loro parco.

La brezza del pomeriggio le solleticò il viso, e Judy si fermò a guardare il posto intorno a lei. Non aveva niente di speciale, in fondo. Quel vecchio parco era quasi sempre deserto: vi erano delle altalene rotte e degli scivoli scorticati e arrugguniti, i bambini non si vedevano molto spesso. Invece, a volte, si vedevano degli adolescenti che si appartavano. Quindi, quel luogo era più abbandonato che frequentato. Ma Judy ci andava lo stesso, per rivivere quei momenti, e per qualche assurdo motivo anche Derek ci andava. Assurdo motivo che la ragazza era determinata a scoprire.
《DyDy mi spingi sull'altalena?》Judy girava intorno al fratello con aria frenetica, sorridendo.
《Certo sorellina》iniziò a farla dondolare, e la piccola rideva.
《Dylan, sei il mio supereroe! Guarda come volo!》il ragazzo rispose con una risata, la più bella che la bimba avesse mai sentito.
《Ciao》una ragazza si sedette vicino a Judy: aveva i capelli rossi, gli occhi chiarissimi e  sembrava simpatica.
《Ehm, ciao》la bionda non era imbarazzata, era solo curiosa di sapere perchè si era seduta proprio vicino a lei.
《Mi sono trasferita ieri, sai, volevo fare un giro. Ho trovato questo parco, ma sembra abbandonato.. sono andata in un bar, era proprio carino, poi in riva a un fiume.. scusa, ma parlo davvero tanto》le sue guance coperte da leggere lentiggini si colorarono un pò di rosso.
《Tranquilla, pensa che io faccio domande una dopo l'altra, quasi senza aspettare la risposta》Judy ridacchiò《allora, come ti chiami?》
《Anne, e tu?》
《Judith, ma puoi chiamarmi Judy》le ragazze si strinsero la mano e si sorrisero.
《Abiti qui vicino?》chiese la rossa.
《Proprio alle spalle, e lavoro in una pasticceria in centro con mia mamma. Non è molto lontana, questo paese è piccolo》non sapeva perchè le raccontava questo, ma voleva fidarsi. Sembrava molto dolce.
《Magari passo a salutarti, ehm, domani mattina ti va bene?》
《Certo, in centro c'è solo quella di pasticceria》le due ragazze non si dissero molto, e Judy salutò l'altra quando notò che la era arrivata la sera.
***
Derek voleva vedere Judy, ma non voleva essere invadente. Però doveva essere più deciso con lei, altrimenti l'avrebbe persa. Si stese sul letto a pancia in su, guardando il soffitto: da piccolo sua madre attaccò delle stelline che splendevano al buio, ed erano rimaste lì. Aveva visto Judy lavorare nella pasticceria in centro, ed era bellissima con i capelli legati in una crocchia e quel grembiule a strisce. Pensò di andarla a trovare, magari sarebbe stato più sicuro di sè almeno in quell'occasione. Si alzò per prendere un foglio e una matita, per poi sedersi sul parquet. Aveva in mente sempre Judy, e la sua mano si muoveva automaticamente, esperta. Si stupì del risultato ottenuto: la ragazza seduta sulla panchina, però, non era Judy. Era bellissima lo stesso, aveva lisci capelli rossi -come i miei, pensò Derek- e gli occhi chiarissimi. Doveva essere una ragazza dolce e simpatica, a giudicare dal sorriso a trentadue denti che aveva stampato in faccia. Gli piaceva molto quel disegno, e quindi lo mise nella sua scatola, insieme ad altri e, naturalmente, insieme al suo quaderno giallo. Non se ne separava mai, da quando era un bambino di 4 anni. All'inizio non scriveva, si limitava a fissare il regalo che gli aveva fatto il papà, ma un giorno ebbe l'ispirazione. Avrà avuto 7 anni. Aveva visto un ragazzo che litigava con una ragazza, davanti casa sua. Voleva sapere qualcosina in più. Da allora Derek scriveva tutto quello che gli succedeva, i suoi pensieri, tutto. E ogni tanto rileggeva quelle pagine, per passare il tempo. Ma da quando aveva incontrato Judy, la sua mente era costantemente occupata dai dubbi e dalle domande su di lei.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 01, 2016 ⏰

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