Onore. Lo sto facendo per l'onore. Si ripeteva Alec, in ginocchio, davanti a quella che avrebbe dovuto essere la sua futura moglie, ma che in realtà era una perfetta sconosciuta. Quando fai una proposta di matrimonio, dovresti amare la persona che ti sta davanti, che ti guarda estrarre dalla giacca una scatolina e mostrare un anello da togliere il fiato. Ma Lydia? Alec non ne sapeva molto dell'amore, ma era certo che non fosse così. Non aveva mai avuto una relazione in vita sua, e adesso eccolo qui, in ginocchio, ad aspettare la risposta che avrebbe cambiato la sua vita. Quando arrivò, - Sì - lo investì come un treno. Aveva davvero sperato che rispondesse di no. Ma era impossibile, la famiglia Lightwood e la famiglia Branwell dovevano unirsi. Il nome dei Lightwood doveva risplendere di nuovo. Stava facendo la cosa giusta. Stava seguendo le regole, ciò che doveva fare. Andava tutto bene.
Izzy. Da nessuno, meglio di lei, Alec avrebbe potuto ricevere dei consigli sull'amore. Ho fatto la cosa giusta. Mamma e papà avevano bisogno che facessi questo. Se lo ripeteva come un mantra, mentre attraversava i corridoi dell'Istituto verso la camera di sua sorella.
Alec fece scontrare le nocche sulla porta quattro volte, due volte velocemente, due più lentamente. Lo facevano quando erano piccoli e volevano assicurarsi di non aprire la porta e trovarsi di fronte Maryse. «Iz?»
«Entra, fratellone.»
Izzy era seduta ai piedi del letto, e stava accovacciata su un baule luccicante.
Alec, che era ancora alla porta, non poté vedere cosa effettivamente conteneva, finché non si avvicinò. C'erano abiti di pajette, lustrini, piume, tutto di colori sgargianti. Tutto ciò che aveva sempre amato sua sorella. Si diede un'occhiata intorno: le pareti spoglie, nessun cuscino brillantinoso in giro. Anche sua sorella era vestita in un modo insolito, tanto da sembrare quasi sua madre. In quel baule.. c'era Izzy.«Ma che fai?» Alec era davvero preoccupato. Tutto ciò che gli importava erano le regole, e la famiglia.
Ma lei non rispondeva. La sua voce gli era sembrata così accogliente e tranquilla, quando aveva risposto, poco prima.
Alec dovette aspettare quella che gli sembrò un'eternità, per ricevere una risposta. «Ho rotto con Meliorn.»
Meliorn era il suo ragazzo, circa. Era una fata Seelie, e i Nascosti non erano visti molto bene dagli Shadowhunters.. o almeno, dalla maggior parte. Ad esempio, sua sorella amava una fata, mentre lui.. Di cosa era venuto a parlare con lei? Smise di lasciarsi trascinare in pensieri inutili e abbracciò la sorella. «È stata la mamma, vero?»
«No, io..» Farfugliò. «Non poteva funzionare, comunque. E poi ha ragione. Siamo Shadowhunters, siamo dei Lightwood, e dirigiamo l'Istituto. Dobbiamo rispettare le regole, ed essere di buon esempio.»
Non era stata molto convincente, con quello sguardo perso nel vuoto. Probabilmente anche lei aveva il proprio mantra per la testa. I genitori non dovrebbero essere una figura positiva, che ispiri i ragazzi ad essere delle persone migliori, o qualcosa del genere?
Si sciolse dall'abbraccio e guardò Iz. «Ho chiesto a Lydia di sposarmi.»
Lei rimase sconvolta, ma riuscì a mantenere un'espressione neutra. Adesso cominciava davvero a spaventarlo. «Congratulazioni.»
Alec la guardò e, non sapeva come, ma qualcosa dentro sua sorella si incrinò. E la vera Iz riaffiorò sotto quella maschera, che era la copia di Maryse.
«Sì, congratulazioni.» Inspirò. «Ma tu la ami?»
Amare. Non so nemmeno davvero cosa significhi. Se sposare una tizia conosciuta due giorni fa vuol dire amare, allora sì, la amo. Ma quello che disse fu soltanto: «Non lo so.»
«Hmm..» fece lei, e la punta sinistra della sua bocca si curvò in un sorriso malizioso. «Che avete fatto con Magnus ieri sera?»
Cosa? Magnus? Come aveva fatto il discorso a prendere quella piega?
«Niente. Abbiamo parlato.» Cercò di convincersi di aver finito, ma Izzy aveva un'espressione che lasciava intendere che avesse già capito qualcosa, prima ancora di lui. «E va bene» sbuffò, «Magnus ha preparato dei cocktail. Ne abbiamo bevuti due, e abbiamo parlato. Poi sono andato via.»
Aveva, ovviamente, tralasciato la parte in cui mentre parlavano, Magnus gli aveva posato un dito sulla bocca per zittirlo ed impedire che si lamentasse della dose di alcool che stavano ingerendo. Alec aveva sorriso, con la bocca, e anche con gli occhi. Solamente tre persone lo facevano sorridere così, i suoi fratelli. Perché mai uno stregone avrebbe dovuto essere inserito nella categoria persone che fanno sorridere Alec?
«Fratellone, non puoi nasconderlo per sempre.» Alec si girò a guardarla. «A me puoi dirlo. Lo so già, ma ho bisogno che tu lo dica.»
Alec era sul punto di aprire la bocca, ma.. «Non so di cosa stai parlando.»
«Dai, non fare così. Sei venuto qui, deve esserci qualcosa di cui vuoi parlarmi.»
«No, non c'è.» Si alzò, e mentre si dirigeva verso la porta, continuando a guardare dritto davanti a sé, aggiunse «Non c'è.» più a se stesso, che ad Izzy.«Alec!» Jace raggiunse il proprio Parabatai sulle scale. «Dov'eri finito?»
«Ero qui, forse non te ne sei accorto. Sarai stato impegnato con la ragazzina.» sbottò lui.
«Il mio nome non è ragazzina.» ringhiò Clary, spuntando davanti a loro.
C'era troppa gente. Alec voleva stare da solo. Non voleva parlare con Jace, né tantomeno con la figlia di Valentine, che per quel che ne sapevano, avrebbe anche potuto essere una spia. Ecco. I pensieri di Alec, in un modo o nell'altro, finivano sempre a cose come la Legge, l'autorità e la responsabilità. C'erano i suoi genitori, ma sentiva come se tutto questo ricadesse sulle proprie spalle. Sto facendo la cosa giusta.Stava finalmente per entrare nella sua camera per stare da solo, quando sentì una voce ,attutita dalla distanza, che lo chiamava con il suo nome di battesimo. «Alexander.»
Nessuno lo chiamava mai così. Lui era per tutti Alec, solo Alec. C'era solo una persona che..
Magnus fece capolino da uno degli innumerevoli corridoi dell'Istituto. «Disturbo?»
«No.» Avrebbe voluto soltanto distendersi sul letto ed unirsi ad esso per il resto della sua esistenza, ma quel No era stato prodotto di volontà propria dalle corde vocali di Alec.
«Molto bene.» Magnus sorrise, in quel suo modo strano e affascinante. Gli occhi contornati da un eyeliner dorato lo stavano guardando. Alec si sentì messo a nudo, nonostante indossasse la tenuta da addestramento. «Volevo chiederti, ti andrebbe..» fece una pausa. «Di andare a prendere un drink, qualche volta?»
Magnus continuava a sorridere. Alec non sapeva più che piega stava prendendo la sua vita. Non sapeva nemmeno cosa volesse lo stregone, ma non voleva fargli del male. «Io.. non credo che sarebbe una buona idea.»
«Come mai?» Sorrideva ancora.
Alec doveva dirlo, o sarebbe esploso. «Devo sposarmi.» Inspirò a fondo. «Con Lydia Branwell.»
Magnus strabuzzò gli occhi. Quando il sorriso che solo pochi secondi prima danzava sul sul suo volto svanì, e un velo ricoprì i suoi occhi sino a renderlo irraggiungibile come non lo era mai stato, Alec riuscì a sentire qualcosa spezzarsi dentro lo stregone.
Mentre Magnus svaniva dal corridoio da cui era arrivato, Alec si chiese come si facesse a rimanere così colpiti dalle azioni delle persone, quando hai vissuto per mille anni e di persone ne hai conosciute tante. Persone che ti hanno spezzato il cuore, altre che te lo hanno ricostruito, altre che ti hanno reso felice, altre che ti hanno distrutto. Dopo mille anni, Alec era riuscito a smuovere di nuovo qualcosa nell'animo di un essere che viveva da così tanto tempo. Mentre ritornava sui suoi passi ed entrava in camera, un sorriso aleggiava sul suo di volto, questa volta. Per qualche motivo, anche se aveva spezzato il cuore dello stregone, si sentiva felice, importante. Magnus ci teneva, a lui. Questi pensieri lo accompagnarono mentre si distendeva sul letto e chiudeva gli occhi. Per una volta, i sogni di Alec si allontanarono dall'essere incubi, e presero la forma del Sommo stregone di Brooklyn.
STAI LEGGENDO
Malec; Il pezzo mancante
Fanfiction[Alec Lightwood & Magnus Bane] Alec seguiva sempre le regole. Ma, un giorno, avrebbe anche dovuto imparare ad accettare i consigli. Come "segui il tuo cuore". ©inknwords