Responsabilità

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«Fratellone, sei svenuto per caso?»
Alec spalancò gli occhi e scattò a sedere sul letto. Ruotò la testa verso il comodino e guardò la sveglia digitale. Le cifre rosse nella penombra della stanza urlavano mezzogiorno. Alec, che da quando era piccolo, dormiva poco e male, aveva dormito fino a mezzogiorno? «Iz, scendo subito!»
Sua madre lo avrebbe sicuramente sgridato. C'erano così tante cose da fare, non si poteva dormire tutto il giorno. Alec era il fratello maggiore, doveva pensare a queste cose. Doveva essere d'esempio per Max, il suo fratellino. Che, a proposito, sarebbe dovuto tornare quel giorno stesso da Idris. Aveva visitato per la prima volta la patria degli Shadowhunters. Si diceva che non puoi mai dire di aver visto una città, finché non hai visto Alicante. Con le sue torri antidemoni, le sue vie e i suoi laghi, era uno spettacolo meraviglioso. Alec pregò che il suo fratellino non fosse già sotto, in modo da poterlo salutare appena fosse arrivato.
Diede una sistemata in giro, fece una doccia veloce e corse giù sbattendosi la porta alle spalle. Mentre raggiungeva la sala dove Izzy lo stava sicuramente aspettando, la sua testa si sovraccaricava di pensieri. La lista delle cose da fare, controllare.. Il matrimonio. Adesso si aggiungeva anche quello, fantastico. Probabilmente era quello di cui voleva parlare Izzy, conoscendola. Avrebbe sicuramente voluto dare un mega party dopo la cerimonia, con gente di cui ad Alec non importava granché.
Appena scese l'ultimo gradino, infatti, la sorella gli andò subito incontro, tutta eccitata. «Alec, dobbiamo organizzare i preparativi per la festa!»
«Non darò nessuna festa.»
«Cosa?! Bene, vorrà dire che la organizzerò io per te!» sorrise, agitata, si voltò e corse a destra e a manca per telefonare chissà dove per ordinare chissà cosa. Sebbene non volesse questa festa, Alec fu felice di dare qualcosa ad Izzy su cui focalizzarsi.
Mentre la guardava, sentì del trambusto provenire dall'ingresso. MAX!
Anche Isabelle doveva averlo sentito, infatti si precipitò insieme a lui in quei corridoi che conoscevano tanto bene.
«Alec! Iz!» il bambino si lanciò verso di loro, che lo afferrarono insieme. Una bolla di felicità si creò intorno a quei tre fratelli, mentre si salutavano. Una bolla che soltanto uno spillo poteva distruggere.
«Alec! Dove sei stato tutto questo tempo?» ecco sua madre.
Alec alzò gli occhi al cielo. «Torno subito,» disse a Max «Devi raccontarmi tutto!»
Lasciò il fratellino con Isabelle, e seguì Maryse attraverso uno dei corridoi. Lo condusse in un punto isolato e assunse la sua solita espressione da rimprovero. Non che poi le altre fossero molto simpatiche o affettuose. «Alec, promettimi che non accadrà più. Sai com'è Max. Se scopre che hai dormito tutto il giorno potrebbe farlo anche lui. E non deve farlo, dobbiamo essere d'esempio.» Dopodiché, la sua espressione mutò. «Devi dirmi qualcosa?»
Alec ci mise un paio di secondi per realizzare a cosa alludesse. «Uh.. sì, ho.. Io e Lydia ci sposeremo.» cercò di sorridere, ma gli angoli della sua bocca sembravano piuttosto voler scendere giù, come appesantiti da tutte quelle responsabilità e bugie che formavano la vita di Alec.
«È fantastico! Come mai questa scelta? Scintilla d'amore?» Aveva una strana espressione e un tono di voce che non le aveva mai visto. Sembrava quasi.. una madre.
«Il.. il nostro nome, potrebbe, insomma.. La nostra famiglia potrebbe tornare ad essere una delle più rispettate.» Alec era imbarazzato. Era un motivo così.. così, superficiale per sposare qualcuno.
«Bravo il mio ragazzo. Sono fiera di te. Vado ad annunciare la notizia.» Gli posò una mano sul braccio. Forse per lei equivale ad un abbraccio, pensò Alec. Ma sì, non se lo meritava, un abbraccio? Non ne aveva mai desiderato uno. Eppure in questi giorni si sentiva così oppresso, solo.. e la sua vita stava per sconvolgersi. Segui le regole, andrà tutto bene.

«Max?» Alec sbirciò dentro la stanza, e trovò suo fratello addormentato sul divano, con un fumetto sulla faccia. Al suono della porta che si apriva, sobbalzò e il giornalino cadde per terra. Alec lo recuperò e si sedette accanto al fratellino. Guardò il fumetto confuso, e Max gli spiegò che si leggeva al contrario. «Me l'ha detto Clary, poco fa. È simpatica!»
Alec fece una smorfia, lo afferrò per la vita e lo mise sulle sue gambe. Gli scompigliò i capelli, e i suoi occhiali scivolarono sulla punta del naso. Sorrise, sentendosi a casa.
«Adesso devo andare, Max. Ci vediamo dopo.» Lo lasciò sul divanetto e fece per uscire.
«Fortuna che ho sette anni,» disse lui «dev'essere difficile fare il fratello maggiore.»
Alec lo guardò, e sentì tutti quei pesi sulle sue spalle nello stesso momento. Quei piccoli grandi pesi che si chiamavano Onore, Responsabilità, Autocontrollo. Sorrise, seppur con un'aria triste e, uscendo, rispose «È difficile, Max. È davvero difficile.»

Nella sala principale, Alec guardava gli altri, la sua famiglia, dalla penombra della scalinata che portava al piano di sopra. Jace, che apriva il suo cuore a Clary, come non aveva mai fatto con nessuno. Isabelle, che nei preparativi del matrimonio metteva tutto l'impegno che altrimenti avrebbe messo nello struggersi per Meliorn. E poi c'era lui, che alla fine a parte combattere i demoni, e allenarsi, e controllare che nessuno si facesse male, e dirigere quella combriccola che era la sua famiglia, non aveva nient'altro. Non aveva nessun altro. Certo, adesso c'era Lydia, la sua quasi-moglie. Ma non la sentiva parte di sé, la sentiva semplicemente come un'estranea. Perché alla fine era quello. Era una Shadowhunters venuta da un'altra città per creare scompiglio nella vita di Alec, che cominciava a pensare di non volere questo matrimonio. Mamma e papà, Izzy, Max. Devo fare questa cosa per la mia famiglia. Se lo ripeteva continuamente, ma era vero? Cosa sarebbe cambiato, nelle loro vite, se lui fosse rimasto così come era, o se lui avesse sposato una sconosciuta? Per i suoi genitori sarebbe cambiato tutto, lo sapeva. Non avevano a cuore la sua felicità. Volevano riscattarsi. Alec doveva rimediare ai loro errori passati.. Come se fosse giusto. Izzy, glielo leggeva negli occhi. Lei tifava per lui, era sempre dalla sua parte, e per la sua felicità avrebbe sempre lottato. Persino contro Maryse e Robert. E Max, a Max cosa avrebbe potuto importare? Era un bambino. Jace, che non era un suo fratello di sangue, ma era il suo Parabatai, era qualcosa di persino più profondo. Anche se era un pallone gonfiato pieno di sé stesso, prima o poi avrebbe capito che questo non era ciò che voleva Alec.
Ma in tutto questo, i suoi genitori contavano di più. E questo matrimonio era destinato a farsi. Inutile rimuginarci sopra.
Maryse diede l'annuncio quella sera stessa. Mancavano due giorni alla rivoluzione della vita di Alec.

Malec; Il pezzo mancanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora