Autocontrollo

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«Perciò, fratellone! Come ti senti?» Izzy era sovraeccitata.
«Eh? uh..» Alec si era perso ancora una volta a guardare il vuoto.
«Domani è il grande giorno! Ma ci sei? Terra chiama Alec! Ti trovi davanti lo specchio e stai provando l'abito più elegante che tu abbia mai avuto.Quella giacca dorata ti sta così bene!» Era raggiante, anche se qualcosa nei suoi occhi tradiva la sua allegria.
«Ah, sì.» Alec deglutì. Se ci pensava, andava nel panico. Come avrebbe dovuto comportarsi da marito? O forse, non c'era bisogno che facesse nulla. Era un matrimonio d'interesse, non d'amore. Pensò che sarebbe tornato tutto come prima, dopo la cerimonia.
Si tolse l'abito con cura, e indossò i suoi soliti indumenti. Maglione blu un po' consumato, e jeans. Prese il telefono dalla tasca posteriore e trovò una chiamata persa. Magnus. Il suo cuore perse un battito. Dannazione, non ci capiva più niente. Provò a richiamare, ma la segreteria telefonica rispose al posto dello stregone. Alec non aveva voglia di pensare a tutto ciò a cui doveva pensare in quel momento, così afferrò la prima giacca disponibile e si diresse verso l'ingresso.

Era una giornata un po' così, c'era qualche nuvola, e il vento soffiava forte sul viso di Alec. L'aria era piena di suoni: i clacson, i mondani che urlavano ai taxi di fermarsi, i pub strapieni. Si guardò intorno mentre percorreva quella che confidava fosse la strada verso il loft di Magnus Bane. Aveva preso anche una sciarpa, prima di uscire, ed era contento di averlo fatto, perché l'aria fredda che gli investiva il volto e le mani era più che sufficiente. Almeno aveva il collo al caldo. Nascose le mani nelle tasche della giacca, aspettò che sul semaforo si accendesse il verde e attraversò. Svoltò a destra e si ritrovò ai piedi di una breve scalinata. Doveva essere quello il posto. Un gatto entrò nell'appartamento dallo sportellino sulla porta d'ingresso. Bussò due volte, ma nessuno si presentò alla porta. Bussò una terza. Niente. Stava per voltarsi e ritornare indietro quando la porta si aprì. Magnus Bane sorrideva sull'uscio di casa, con una tazza di caffè fumante in mano. Aveva come al solito un abbigliamento particolare, che ormai Alec associava solo a lui. Portava il solito eyeliner, e il solito glitter. Di quello ne spargeva un po' ovunque. Si domandò se non fosse polvere magica o solo glitter comprato al supermercato a 99 centestimi.
«Alexander,» Magnus spalancò la porta, come ad invitarlo ad entrare, «quale gradita sorpresa!»
Il gatto si stava strusciando sulle sue gambe. Alec fece un passo dentro e rimase ad osservare il loft dello stregone. Tutto era in perfetto ordine, tranne un divano un po' sconvolto. Probabilmente Magnus era sdraiato lì sopra, prima che Alec piombasse in casa sua senza preavviso.
«Allora, posso aiutarti in qualche modo?» Guardò il suo caffè e poi le mani libere di Alec. Schioccò le dita e un'altra tazza fumante apparve dal nulla. «Caffè?»
Alec, improvvisamente, spontaneamente e inevitabilmente, sorrise. «Ma lo rubi da qualche bar? Non è tipo, illegale?»
Magnus sorrise a sua volta. C'era verità in quel sorriso. Sembrava aver dimenticato ciò che era successo la sera prima. «Guardati, tu e la tua specie. Sempre a pensare alla legge.» sbuffò. «Lascio una mancia sul bancone.»
Alec immaginò una moneta che compare improvvisamente sul bancone di un bar, il commesso che la guarda sconvolto e corre a sbraitare di aver assistito ad un fenomeno paranormale. «Hmm, giusto.»
Alec si portò la tazza alle labbra, e assaggiò il liquido bollente. Fece una smorfia e allontanò immediatamente il caffè. Si schiarì la voce. «Sono venuto perché.. Hai, hai chiamato sul mio cellulare. Io ho provato a richiamare, ma non hai risposto. Ho pensato che, magari fosse qualcosa di.. importante.»
«Oh,» fece Magnus «Volevo solo parlare con te.»
Alec deglutì, mentre Magnus posava la tazza sul tavolo. Non aveva intenzione di bere quel coso, quindi fece altrettanto.
«Domani, quindi.» Alec stava per interromperlo e chiedere come facesse a saperlo, ma lui fu più veloce. «Mi è giunta voce, ho i miei contatti.»
Aveva uno sguardo intenso, fisso su Alec, che sentì ancora una volta il suo cuore esposto all'aria aperta, come se Magnus avesse anche i raggi x e riuscisse a vedere le verità del suo cuore attraverso la cassa toracica, la carne, la pelle, il maglione e la giacca.
«Dimmi solo che la ami.» continuò lo stregone «Dimmi che ami Lydia Branwell.»
Intanto Alec riusciva a sentire il battito del proprio cuore. Era confuso.. «Non lo so.» disse solamente. «Io sto facendo questo per.. Per l'onore, per la responsabilità, per.. per la famiglia, l'Istituto.. e..»
Magnus lo interruppe. «E l'amore?»
Alec, che stava fissando altrove, sentì qualcosa che gli fece spostare lo sguardo su di lui, lo fece salire fino ai suoi occhi. E lo fissò lì. I loro sguardi si incastrarono. Avrebbero potuto restare così anche per sempre.
«Io.. Io non..» Alec stava balbettando. Odiava balbettare così. «Tu, tu mi stai.. confondendo.. Io, non lo so. Che cos'è l'amore. Non lo so.»
Magnus sorrise. «L'amore è quella sensazione che provi con una ed una persona soltanto. Smetti di respirare, quando questa entra nella stanza dove ti trovi. Smetti di ragionare. Il tuo cervello si blocca, va in tilt. E capisci che quella persona è quella che il tuo cuore ha scelto, quella con cui vuoi passare il resto dei tuoi giorni.»
I loro sguardi erano ora incastrati in un legame tremolante, come la fiamma di una candela toccata dal vento, indecisa se spegnersi o continuare a bruciare.
Alec la spense per primo. Mise tutto l'impegno e il controllo che riuscì a raccogliere, per spostare gli occhi sul gatto appena entrato nella stanza. Notò Magnus sgonfiarsi come un palloncino e curvarsi leggermente su sé stesso. Non ce la faceva a vederlo così.
«Basta, io devo andare. Devo aiutare mia sorella con i preparativi.»
«Lo so che provi ciò che provo anch'io.» Buttò fuori lo stregone.
«Tu non hai idea di cosa provo io.» Si sistemò la giacca, si passò una mano tra i capelli e si voltò. «Grazie per la chiacchierata.»
Lasciò Magnus in piedi, con quello sguardo indecifrabile, e se ne andò. Non poteva sapere che Magnus sarebbe rimasto in quel modo per tanto tempo, fissando la porta, Come usando la magia dentro di sé, ricostruendo il suo cuore, sempre più crepato, per riprovare ancora una volta con quello Shadowhunter testardo.

Malec; Il pezzo mancanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora