Il libro e la tempesta

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Sto leggendo.
Riga dopo riga, davanti a me si apre un mondo fatto di emozioni, sensazioni, frasi e parole, un
mondo astratto in cui la fantasia la fa da padrona.
Un mondo di cui la mia mente è l'artefice e di cui sono succube.
Sdraiato su un prato bagnato, leggo.
E davanti a me non si protrae l'immensità del cielo in punto di piovere, ma solo pagine.
Leggo da più di un'ora, quel libro senza tempo, che mi distrae dalle preoccupazioni della mia vita, facendomi viaggiare per mondi sconosciuti, facendomi vivere esperienze narrate attraverso della carta.
Chiudo gli occhi e mi trovo sopra una nave insieme al suo equipaggio, davanti a me, una balena bianca emerge dall'acqua.
Li riapro, sono sempre lì, disteso su quel tappeto organico fatto di foglie, erba e rametti umidi.
Sta per piovere, ma non mi alzo.
So che se torno a casa ora, i miei genitori non mi permetteranno di leggere.
-Devi studiare-, -Lavati-, -vai a portare a spasso il cane-, soliti comandi per impedirmi di fare quello che mi piace.
Leggere, scrivere, disegnare.
Far sforzare la fantasia fino a farla sanguinare.
E' strano come questa riesca a trasportarci in dimensioni che non sappiamo esistere, ci faccia conoscere persone immaginarie, ci renda parte di mondi astratti.
Mi alzo, l'aria è pesante, fredda.
Mi stringo nei miei vestiti, battendo i denti, il libro in una mano, l'altra che si stringe a pugno, le braccia rigidamente distese sui fianchi. Chiudo gli occhi.
Davanti a me, ci sono ancora il mare, la balena, l'equipaggio, il capitano che grida ordini.
Quel capitano così crudele, quell'equipaggio così spietato, contro un prodotto della natura di incomparabile bellezza, il cui unico desiderio è quello di vivere tranquillo.
Riapro gli occhi, li alzo al cielo.
In lontananza già si sentono i tuoni.
Il temporale è vicino.
Gli arpioni vengono lanciati, sento lo sciabordio delle onde sulla barca.
Sono venuto qui perché volevo leggere, stare solo per pensare a me stesso.
Ora che sono in compagnia del mio libro, non riesco che a pensare all'avventura narrata da Ismaele.
Non riesco che a pensare a quel capodoglio così maestoso, esempio di libertà.
Mi sento nauseato, forse è perché il Pequod sta ondeggiando e io non abituato mi sento male, ho il mal di mare.
Mi chiedo se sono riuscito a infrangere le barriere della mia fantasia, se io stia diventando pazzo, oppure sia solo un invenzione della mia immaginazione, fervida come quella di un bambino.
Gli arpioni hanno mancato il bersaglio.
La balena si dimena, combatte contro l'imbarcazione.
Chiudo gli occhi di nuovo, senza sapere cosa mi aspetta.
Pioggia sul mare.
Un mare blu scuro in tempesta.
Riesco a sentire il frastuono delle onde, l'aria pregna di salsedine.
Una goccia mi cade sul viso, il Pequod sta affondando, colpito dalla potenza del capodoglio.
Io non affogherò, mi salverò aggrappandomi ad una bara.
Scamperò al naufragio , anche questa volta.
Pioggia sul mare, su di me.
Ora sono completamente fradicio.
La balena si è inabissata, portando con se l'avido capitano e il suo equipaggio.
La tempesta si sta pian piano calmando e io, aggrappato al mio libro, sto tornando a casa.

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