Day and night

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Charlotte mi stava correndo in contro con un sorriso a 32 denti. La sua massa di capelli sembrava fuoco vivo. Avevo sempre invidiato molto il suo colore di capelli, e in quel momento creavano un contrasto fantastico con tutto il verde della valle. Per non parlare degli occhi che erano di un azzurro così intenso che il cielo a confronto sembrava impallidire. Mi saltò addosso quasi buttandomi a terra, "Lo sapevo! Ti giuro che sapevo che eri una di noi, dimmi che anche tu sei una dominatrice dell'aria e mi metto ad urlare adesso!" "No sono dell'acqua... Un momento, esistono anche dominatori dell'aria?" "Certo! E della terra e del fuoco... i tuoi non ti hanno detto mai nulla vero?", la vidi fissare Matthew che ancora mi stava accanto. "Ah giusto, Matthew questa è una delle mie migliori amiche Charlotte. Charlotte, lui è Matthew l'ho conosciuto sul pullman..." "Piacere di conoscerti Charlotte, beh vedo che sei in buona compagnia, perciò vi lascio... nel caso... che so, avessi bisogno di una guida per il campo io lo conosco a memoria". Ed ecco di nuovo quel sorriso che mi faceva sciogliere come un gelato al sole, "Certo! Grazie mille", salutò entrambe e si incamminò verso una delle casette di legno che rimanevano nascoste in mezzo al bosco.

"Fammi capire bene. Partiamo e un biondo mozzafiato, che tra parentesi ho scoperto come si chiama, viene a parlati. Ora, arrivo per salutarti e tu sei con un' altro ragazzo che sembra provare pure un certo interesse per te. Perciò, o mi dici qual è il tuo segreto oppure me ne presenti uno!". "Naomi! Da dove sei arrivata?! Non ti avevo visto", abbracciai anche lei, "Ehi, non cercare di cambiare discorso. Io voglio quello biondo, nel caso fossi indecisa", "E io scusate? Sono la figlia di nessuno?", ci chiese Charlotte indignata. "Ma smettila Charlotte, sappiamo benissimo entrambe che hai già messo gli occhi sul maestro del dominio dell'aria". Scoppiamo tutte e tre a ridere, era bello essere di nuovo insieme, mi era mancata quella leggerezza. "Allora dove mi sistemo?" chiesi a entrambe, non vedevo l'ora di disfare i bagagli e stendermi su un letto.

"Giusto, seguici. Ovviamente Naomi ha fatto di tutto perché tu potessi essere in casetta con noi, vedrai ti piacerà un sacco! E cosa più importante è vicina a quella del biondino a cui hai rubato il ciondolo", Charlotte sorrise in modo malizioso e mi fece l'occhiolino. "La smettete con questa storia! E poi ci terrei a ribadire il fatto che io non ho rubato proprio nulla! E' colpa sua che perde le cose in giro...", "Beh in ogni caso si chiama Austin, dominatore del fuoco, 18 anni. I suoi genitori vivono a Londra e ho sentito dire che sono ricchi sfondati". Rimasi sbigottita "Wow! Avete per caso anche il numero del suo codice fiscale? Vi perdo di vista neanche due settimane e vi mettete a giocare agli agenti segreti?", Naomi mi tirò una gomitata, "E' inutile che fai la finta disinteressata. E comunque ti ripeto che se non lo vuoi me lo prendo io" "No ho detto che non lo voglio", le restituii la gomitata. "Eccoci arrivate", esclamò entusiasta Charlotte.

La casetta si trovava in mezzo al bosco, costruita completamente in legno, si fondeva perfettamente con il resto della vegetazione. Era piccolina, perciò sospettavo ci fosse giusto lo spazio per dormire. Intorno alla nostra casetta, disseminate qua e là nella boscaglia, c'è n'erano altre identiche, ognuno con un numero diverso intagliato sulla porta d'entrata. La nostra era la numero dodici. Dodici, anche la stanza della mamma era quel numero. Normalmente non ero una ragazza che credeva nel destino o in quelle sciocchezze ma in quel momento se non era proprio il destino in persona che si stava prendendo gioco di me allora non sapevo cosa fosse. Sentii suonare una campana "Cos'è? La sbobba è pronta?", scherzai, "In realtà è proprio così... ", mi rispose con un sospiro di rassegnazione Naomi, "E' pronto il pranzo. Posa tutto. Disferai i bagagli dopo, ci conviene andare subito altrimenti lasceranno solo più gli avanzi. Ti avverto, il cibo della mensa fa veramente vomitare e oggi potresti anche non mangiare, ma fidati, quando sarai qua da più di due settimane non ci farai neanche più caso".

***

"Vi giuro che ho visto qualcosa nel piatto muoversi!". Eravamo sedute tutte e tre a uno dei lunghi tavoli della mensa. C'era una gran confusione, ragazzi che discutevano sulle lezioni e su quanto fossero entusiasmanti, altri che cercavano invano di capire che cosa ci fosse nel loro piatto. Io avevo preferito non sapere, ma il fatto che il mio cibo si stesse muovendo mi fece passare del tutto la fame. "Ehi guarda un po' chi c'è là. Non è il ragazzo che ti ha accompagnato sta mattina in pullman?", mi sporsi verso Charlotte "Dove?" "In coda per prendere da mangiare" mi bisbigliò all'orecchio. Era in fila per prendere quel poco che restava del, se così si poteva definire, cibo. Era solo, o almeno così mi sembrava, tutti chiacchieravano con altri compagni mentre lui era silenzioso e aveva lo stesso sguardo perso come quando eravamo sul pullman, poi come se avesse sentito che qualcuno lo stesse osservando alzò la testa e incrociò il mio sguardo. Lo salutai con un gesto della mano e lui prese il suo piatto dirigendosi verso di noi. "E' occupato qui?" "No, no siediti pure", si sedette vicino a me. E ora?

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