Nome: Maria
Cognome: Brink
Età: 17 anni
Cause dell'internamento: Disturbo da stress post traumatico e sindrome di Stoccolma
«Hey, è tardi, vai nella tua stanza!»
Una ragazza con lunghi capelli biondi legati in una coda alta e penetranti occhi color del ghiaccio se ne stava mollemente appoggiata ad una parete. Aveva le ginocchia leggermente piegate, cosa che la faceva sembrare più bassa di quanto realmente fosse. Le gambe magre spuntavano fuori da una consunta camicia da notte bianca, così come le braccia scheletriche. Sembrava quasi un cadavere e, la giovane infermiera che l'aveva chiamata l'avrebbe potuta scambiare per tale, se non avesse sollevato lievemente il capo.
«Mi hai sentita? Torna a dormire!»
Il volto della ragazza si sollevò lentamente verso la voce che la stava chiamando, rimanendo lievemente inclinato, come se la stesse studiando. Il silenzio più totale aleggiò per qualche istante nel corridoio, fino a quando la giovane non proruppe in una sonora risata. L'infermiera la osservò con occhi sbarrati per qualche istante, muovendosi poi timidamente verso di lei.
«Come mai ora ti importa, mamma? Non eri troppo morta per curarti di me?» la sua voce suonò aspra, quasi ruvida. Era come se qualcuno avesse strofinato della carta vetrata sulle braccia della giovane infermiera, facendole venire la pelle d'oca. Lavorava in quel luogo da qualche anno, eppure non aveva mai sentito qualcuno parlarle con tale odio e disprezzo, la fece sentire quasi male.
«Piccola, non sono la tua mamma... ora torniamo in camera, va bene?»
«No! Non puoi dirmi cosa fare!»
A quel punto, la ragazza divenne praticamente impossibile da contenere: si lasciò cadere a terra, urlando e dibattendosi, le mani avvinghiate nei capelli come se volesse strapparseli.
La giovane infermiera rimase paralizzata sul posto mentre un paio di suoi colleghi accorrevano in modo trafelato. Per molti di loro non era una cosa nuova vedere un paziente nel bel mezzo di una crisi, ma ciò non voleva dire che vi si erano abituati.
Ci volle la forza di due uomini per sollevarla e trasportarla in isolamento, dove fu successivamente legata per impedirle di farsi del male.
Maria Brink era in quella struttura da quasi due anni, eppure le sue condizioni parevano solo peggiorare.
°°°
Un tiepido vento primaverile mosse i corti capelli biondi di una bimba di circa cinque anni, coprendo per qualche istante le lacrime che le rigavano il viso.
«Muoviti, Maria, non abbiamo tutta la giornata.»
Il padre della piccola la prese bruscamente per mano, trascinandola via dalla tomba non ancora chiusa. Con un ultimo sguardo alla bara di sua madre, Maria si lasciò trascinare verso l'auto, dove il fratello cercava di nascondere le lacrime che gli bagnavano le guance.
Il silenzio più assoluto calò nell'abitacolo mentre tornavano a casa, facendo sentire la piccola sempre più a disagio.
Quella sensazione, nel corso degli anni a seguire, non accennò a diminuire, nemmeno per un singolo istante. Maria continuò a sentirsi fuori luogo nella sua stessa casa, mentre, crescendo, iniziava a rendersi conto di come le cose fossero cambiate.
Suo padre, per quanto potesse ricordare, era sempre stato un uomo affettuoso, voleva bene a lei e Dennis, suo fratello. La morte della madre, tuttavia, aveva spezzato qualcosa dentro di lui, trasformandolo in una persona totalmente diversa.
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He could make hell feel just like home || Kellic
FanficVic Fuentes è un ragazzo come tutti gli altri: brillante a scuola, tanti amici e una ragazza che lo ama. Le cose sembrano andare alla perfezione per lui, ma a volte è proprio questo senso di tranquillità che inganna. Una sera come tutte le altre, do...