A te dedico questo libro che parla di noi, due giovani che dell'amore ne fanno una via d'uscita e non un lucchetto che si chiuderà per sempre, perché tu e io non saremo mai per sempre, noi saremo molto di più, noi saremo noi.A te, a noi.
Milano, 11 settembre
Mi hanno sempre fatto credere che l'amore esista solo nelle favole, che dopo il tramonto ci sia un nuovo inizio, una nuova alba.
Mi hanno fatto credere che ci sia solo un treno che ti porta alla felicità e che il biglietto per salirci sia venduto dall'amore e controllato dalla vita.
Ma ho imparato, a mie spese, che l'amore non esiste solo nelle favole. Dopo il tramonto non c'è sempre un'alba, sono le nostre giornate che tramontano, i nostri sorrisi, i nostri occhi che tramontano dietro le nostre ciglia. Il sole rimane sempre lì a guardarci, a giudicarci come un ottantenne con le braccia incrociate che passa l'intero giorno davanti alla costruzione di qualche nuovo edificio.
Perché ci insegnano a ridere se poi non siamo felici?
Perché ci insegnano a baciare se poi dell'amore conosciamo solo il suono della parola stessa? Perché ci insegnano ad amare qualcun altro, quando non siamo neanche in grado di amare noi stessi?
S'incomincia ad amare se stessi quando si scopre l'amore per un'altra persona e lo si sfrutta fino a consumarlo. Incominciamo ad amare noi stessi anche se quell'amore che ci viene dato ha un nome, e non è il nostro, mani delicate che non sono le nostre, quell'amore ha il profumo di vaniglia mescolata con la lavanda che non è il nostro.
Perché non ci insegnano che quando l'amore ci scoppia dentro nasce in noi per la prima volta la voglia di vivere davvero, ma che poi si diventa egoisti, avari, perché quell'amore lo vogliamo solo per noi, come se lo avessimo comprato al mercato dell'usato?
Perché non ci avvisano che in amore l'egoismo viene punito con la solitudine? Perché il letto diventa troppo grande e tu troppo piccolo? La mattina quella parte che riservavi a lei sarà ancora fredda, le lenzuola ancora fatte, stirate. Come se tutto l'amore che hai scoperto, fosse svanito. Come se quelle lenzuola fossero tramontate, pronte per un altro giorno, dove non sarebbero mai più state usate perché il coraggio di far emergere i ricordi più belli non c'è l'ha nessuno. Nessuno ha le armi, la volontà di combattere una guerra contro i ricordi, sono troppi, ti puniscono di notte, di giorno, basta una canzone per distruggerti o anche la fragranza di un profumo per farti ricadere per terra.
1.12 settembre
Oggi piove, il sole gioca a nascondino dietro i nuvoloni neri, il vento soffia e dai rami le foglie cadono come fiocchi di neve, e vicino al parco, dove i senzatetto e gli ubriachi trovano riparo la notte, c'è una panchina con un ragazzo. Quello, miei cari, sono io, e quella panchina, credetemi non è una panchina qualsiasi. È una panchina sulla quale migliaia di persone si sono sedute. Una panchina dove mille coppie si sono baciate, dove decine di barboni hanno dormito. Una panchina che ha sentito promesse, che ha sentito giuramenti, una panchina che ha accolto lacrime, grida e con la quale molte persone hanno parlato. Dove gli adolescenti hanno scritto le loro iniziali seguite dal per sempre inconsapevoli che il per sempre non esiste. Illusi di poter credere di essere l'eccezione, come d'altronde ho fatto io con la mia storia d'amore, costruita su una montagna di promesse fatte col per sempre, una montagna che è crollata tempo fa, ma io sono ancora qui, dove tutto è incominciato, dove tutto è fiorito, dove tutto è appassito e caduto a terra, dove niente è rifiorito.
È un giorno grigio, grigio come i capelli di chi ha vissuto tempi duri; l'aria è fredda, di un freddo che ti arriva fino alle ossa e ti fa tremare. I parchi sono vuoti e silenziosi, sembra che stiano ancora dormendo, i treni sono in orario, come lo è la mia sveglia che segna le 7.17.

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Il treno delle 7:48
Chick-LitCatturarsi giorno dopo giorno con sguardi fugaci ma intensi mentre intorno brulica il caos urbano. Conoscersi con l'ingenuità e la spensieratezza dell'animo adolescenziale. Condividersi con semplicità ma segnandosi indelebilmente. E infine cercarsi...