Parte 2

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Cominciamo dal fatto che, apparentemente, fossi un mezzo maschiaccio. Non mi importava molto di come apparivo agli occhi degli altri. Ero molto semplice, non mi truccavo nemmeno.

I primi giorni di scuola sono tutti gentili. Non conoscendo nessuno è normale che cerchi di fare la persona gradevole, anche se ti chiedono solo il nome.

Il secondo giorno di scuola conobbi una ragazza, con la quale passai con lei i momenti più carini dei primi due anni. L'unica persona con la quale potessi avere un dialogo normale.

Anche se lei, dopo un po di tempo, mi venne a dire che aveva cercato di far amicizia con me, solamente perché le davo parecchio l'impressione che fossi una tipa brava in matematica. Bhè, inutile dire che la sua idea fosse nettamente sbagliata; e ci ridemmo sopra.

Con il passare del tempo, tutti i miei compagni di classe avevano ormai capito come fossi: timida e gentile. Non conoscendomi a fondo, erano queste le caratteristiche che trasparivano maggiormente.

E chi poteva non approfittarne?

<< Irene, mi presti un foglio?>> - <<Mi dai la gomma?>> - <<Ho dimenticato i pastelli!>> ...

Quando cominciai a notare che le cose non mi tornavano più indietro, desiderai di essere meno gentile. 

  <<Cavoli, ho dimenticato le matite! Ah ma tanto c'è Irene a cui posso prenderle!>>

Sentita questa frase mi resi davvero conto che avrei dovuto darmi al più presto una svegliata e non farmi mettere troppo i piedi in testa.

Ma, pensarlo e farlo, son due cose totalmente differenti. Se mi rifiutavo di esser disponibile, bastava che mi supplicassero per quel tempo che bastava da farmi cedere per esasperazione.

Un po' di giorni dopo, alcuni ragazzi della classe, dal nulla decisero che io fossi un bel punto di mira per prese in giro e cattiverie. Cominciarono anche a lanciarmi addosso, senza avvisare, i miei stessi oggetti; quelli che prestavo. Probabilmente per loro era molto più divertente lanciarmeli dietro che rubarmeli semplicemente. Capii presto che dovevo starmene perennemente all'erta quando, mentre disegnavo sulla mia postazione, mi arrivò in volo il mio taglierino con tanto di lama fuori dalla sicura. Fortunatamente, almeno, avevano avuto il "buon senso" di non mirare alla faccia come al solito.

Il materiale scolastico mi spariva molto frequentemente. Erano arrivati al punto che, se non prestavo le cose, se le prendevano a forza, con tanto di offese nei miei confronti.

Nessuno mi ha mai difesa, nemmeno la mia unica amica. Ero sola. Sola contro una classe intera.

Un giorno tentai di essere più dura. Riuscii per la prima volta a non fare i comodi degli altri.

Il risultato? ... <<Ti aspetto fuori dalla scuola!>>

Al suono dell'ultima campanella; la mia amica voleva farmi aspettare per un po' dentro la scuola, nella speranza che si stufassero di aspettare. Io uscii subito. Non avevo la minima intenzione di dimostrarmi una fifona. Volevo che capissero che non mi facevano la ben che minima paura.

Uscita da scuola, mi beccai qualche spintone e qualche insulto. A tutto quello rimasi impassibile e me ne tornai a casa. Per un momento ero quasi fiera di me stessa.

Per tutti i due primi anni tentai sempre di far capire che delle loro cattiverie non mi importasse proprio niente (anche se non era così).

La situazione peggiorò sempre di più, anche le ragazze si erano accanite su di me. Soprattutto in quelle poche volte che avevo il coraggio di ribattere qualcosa.

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