Capitolo 28 - Festa

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Erano passate quasi due settimane, durante le quali non era successo assolutamente nulla. Zero. Calma piatta, quasi irritante. Evelyn stava preparando le ultime cose e il giorno dopo avrebbe fatto ritorno a casa, pronta ad affrontare il branco e la famiglia da cui, avevamo appreso, era fuggita.

Mi affacciai alla camera da letto e la vidi intenta a piegare le ultime cose.

«Pronta?»

Chiuse con uno scatto la pesante valigia e ci si sedette sopra, con aria soddisfatta. «Ora sì.»

Mi avvicinai a lei e la strinsi forte in un abbraccio. «Mi mancherai.»

«Tranquilla, è normale. Passerà prima o poi.» Affermò lei ridacchiando.

Mi allontanai da lei e così facendo mi cadde l'occhio su uno splendido abito corto bianco che capeggiava nell'armadio.

«E quello?» Domandai curiosa. Subito andai a tastarne il tessuto: seta.

«È per te.»

Mi voltai di scatto, con aria interrogativa. Lei, in risposta, venne al mio fianco e sbuffando ovvia lo tolse dalla gruccia e me lo porse, intimandomi di provarlo.

Non me lo feci ripetere due volte.

Continuavo a chiedermi il motivo di tale regalo: certo, era il mio compleanno, ma quella mattina mi aveva già preparato una colazione coi fiocchi e me l'aveva portata perfino a letto; per me era più che sufficiente.

«Hai finito?»

Esitante, uscii dal bagno. Un'espressione di stupore si dipinse sul viso della mia amica, strappando per un istante quella maschera di costante arroganza e superiorità, mostrandomi la vecchia Evelyn. «Sei incantevole.»

Quel momento mi portò alla mente la prima volta che la portammo a fare shopping e al suo viso radioso ogni volta che qualcuna di noi o lei stessa, provava un abito. Rimaneva affascinata dai colori, dalle forme e dalle trame che sei possedevano.

Sorrisi timidamente e mi diressi verso lo specchio incastonato nell'anta dell'armadio: aveva ragione, ero bellissima. Il corpetto di seta monospalla, stringeva leggermente il busto evidenziando il punto vita, dal quale partiva una gonna ampia che si fermava poco sopra il ginocchio. Calzava alla perfezione, come se avesse preso le misure e lo avesse fatto fare appositamente per me. La ragazza dai capelli corvini posami cinse la vita con le braccia e posò il mento sula mia spalla, sussurrandomi maliziosa all'orecchio «Io direi che con un abito del genere, non puoi non partecipare alla festa.»

Ridacchiai concorde prima di soffermarmi sul reale significato delle sue parole. «Aspetta, quale festa?»

Lei si allontanò tranquilla, andando a recuperare un abito nero piegato sul letto e la trousse dei trucchi che mise nella borsa. «Lo scoprirai presto Diana. Molto presto.» Il tono criptico non faceva presagire nulla di buono. «Nel frattempo vestiti comoda che abbiamo mille cose da fare.» La fissai persistente, sperando che mi desse più informazioni e quando fui sul punto di indagare oltre, lei guardò l'invisibile orologio che aveva al polso e aggiunse «Lydia sarà qui a momenti, sbrigati!»

I piani che aveva per me non mi convincevano affatto ma feci come mi venne detto.

«Nessuno sa che oggi è il giorno del mio compleanno, vero? » Domandai riportando alla mente la conversazione avuta qualche giorno prima su questo argomento.

«Certo che no! Sono stata muta come un pesce.»

Bah, non ne ero proprio sicura.

***

«Perché date la festa per Halloween sette giorni dopo la reale data?» chiesi una volta salita in macchina, dirette verso la scuola.

Dopo un attimo di silenzio Evelyn, che era seduta davanti, si voltò verso di me «Che male c'è? Non è di certo obbligatorio che sia il trentuno. Inoltre celebrarla lo stesso giorno degli altri, è troppo comune e noioso. Giusto Lydia?»

Luna Nuova || Teen Wolf Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora