«Te»

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Terza Prova: Solangelo negli inferi.
Prima persona di Will /Nico

Okay, non avrei dovuto farlo. Insomma, sapevo quanto i figli di Apollo odiassero il buio - la loro capanna era leggermente illuminata anche di notte- e i luoghi cupi e ristretti.
E sapevo anche quanto un figlio di Apollo in particolare non riuscisse proprio a respirare l'aria se non era fresca e pulita, quanto soffrisse di claustrofobia e quanto la morte lo terrorizzasse.
Ma non avevo potuto farne a meno.
Lui mi aveva costretto a stare tre giorni rinchiuso in una stanza luminosa e bianca, soffocato da piumoni e coperte . In agosto!!!
Dovevo vendicarmi.

, come no.

La vocina nella mia testa l'avevo scoperta da poco. Parlava con il tono sarcastico di mia sorella Bianca, a volte sembrava addirittura Talia Grace. La odiavo profondamente.

Resta il fatto che non è per vendetta che lo stai portando quaggiù

Sentivo l'odio crescere.
La vocina mi aveva già costretto ad ammettere a me stesso troppe cose, non avrebbe insinuato altro.

Nico!

Quando usa il tono di rimprovero non riesco proprio a sopportarla.
Oh, d'accordo, stavo parlando con la mia testa e sì, avrei anche ammesso che aveva ragione, ma giuro, non sono pazzo.
Succede a tutti di conversare con la propria coscienza, no?

Tornando a noi, d'accordo, forse non lo avevo portato laggiù per vendetta. Magari, e dico magari, volevo mostrargli qualcosa di me. Un posto che io chiamavo "casa".
E vedere quanto ne sarebbe stato terrorizzato, questo devi concedermelo.

Concesso

Okay.

Erano passati un paio di mesi dalla battaglia contro Gea. Per la cronaca, quell'idiota di Valdez era ricomparso due settimane dopo a dorso del suo drago di bronzo, portando Calipso con sé, ed ero stato io ad assicurare agli che era veramente lui. Loro, pensando che fosse un mostro, volevano ammazzarlo. Cosa che poi hanno fatto a suon di solletico.
Fatto sta che i miei giorni in infermeria erano scaduti da un pezzo, però non mi ero allontanato dal Dottor Biondo e Infradito.
Mi aveva fatto compagnia per tutto il tempo, riempiendomi di "Ordini del dottore", e alla fine mi ero reso conto che non era poi così terribile.
Apparte le infradito gialle e la camicia arancione, ovviamente.
Ci eravamo ritrovati insieme in quasi tutte le attività del Campo - era stato lui a costringermi a farle- tranne tiro con l'arco e il lavoro nelle fucine. Io ero un disastro nel primo e lui odiava il secondo, quindi non ci incontravamo mai.
Non riuscivo comunque a spiegarmi come mai finissimo insieme in tutto il resto, ma in realtà dopo un po' smisi di chiedermelo. Ci stavo bene, anche se non lo avrei mai ammesso.

Oh oh oh! Accidenti Ragazzo Ombra.....

La vocina era davvero insopportabile.

Dopo qualche settimana, eravamo piuttosto amici. Lui continuava a rabbuiarsi ogni volta che mettevo in dubbio la mia permanenza al campo, si infuriava e finivamo per litigare.
Ma il giorno dopo era sempre seduto sulla porta della capanna 13, pronto per dire « Io voglio che resti, Nico».
E io restavo sempre.
Non riuscivo a capire cosa mi passasse per la mente, ma non volevo mai andare via davvero se lui era lì a trattenermi.
Una volta mi disse che mi stava lentamente intrappolando nella sua rete d'oro. Lo disse con un sorriso malizioso, poi abbassò gli occhi come imbarazzato da quello che aveva detto.
Allora non avevo capito...
Avevamo continuato a passare insieme le giornate, con me che mi aprivo sempre di più a lui, che diventava sempre meno il belloccio superficiale che credevo fosse.

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