Look into my eyes it's where my demons hide

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Erano le dieci del mattino e una rumore assordante continuava a ripetersi con uno strano ritmo da un buon quarto d'ora.
Era il campanello: qualcuno stava suonando alla porta con parecchia insistenza.  Alissa e Alice, infastidite da quel suono imprecarono fino a che una delle due ragazze non si alzò per aprire.
Era il postino, voleva consegnare un pacco che era stato ordinato a nome di  Fiorella Bianchi, la madre di Alice.
Alissa avrebbe solo voluto uccidere quell'ometto basso, dai capelli brizzolati e i denti ingialliti dalla vecchiaia, per averla svegliata così bruscamente.
Quella notte aveva dormito un sonno profondo,come se tutto il mondo si fosse cancellato,come se non ci fosse stato altro che il nulla.
Alissa si sentiva come fosse stava schiacciata da un tir; aveva le spalle doloranti, probabilmente per aver dormito in una posizione poco comoda su quel divano, le bruciavano gli occhi e aveva una sete incredibile.
Si sentiva disidratata da morire e rimediò bevendo circa settanta centilitri d'acqua tutti d'un fiato.
All'improvviso un cellulare iniziò a squillare e, la suoneria rispecchiava perfettamente l'anima rock melodica di Alissa, con la canzone Iris dei Goo Goo Dolls , la quale rispose subito, senza neanche guardare il numero che la chiamava sul display. Credeva fosse uno dei suoi genitori che la cercava per informarsi se tutto fosse andato bene e rispose quindi con un tono di falsa allegria, per mascherare la stanchezza e il suo stato d'animo di quel giorno conseguente alla tragica sbronza.
"Pronto?"
"Ciao Alissa, sono Federico"

"Chi scusami?" rispose incredula e confusa.
"Alissa sei tu? Sono Federico"
"Sì, sono io, ma non riesco a capire chi sia tu"
"Grandioso. Avrei dovuto pagarti meno drink ieri sera eh? Sono Federico, il ragazzo del gruppo "Benji e Fede", non ricordi?" 
"Ah Federico, si. Scusami. Come hai avuto il mio numero?"
"Alissa, me lo hai dato tu".
In quel momento la ragazza sentì un vuoto allo stomaco. Non capiva cosa stesse dicendo Federico. Lei le aveva lasciato il numero? A stento ricordava il viso del ragazzo, come era possibile che gli avesse lasciato il numero?
Di quella serata aveva ricordi confusi.
Alice che balla, un primo drink insieme a lei, il barista carino, le sue amiche, Marco e la bionda e,a quell'ultimo pensiero le si strinse lo stomaco quasi come se avesse dovuto vomitare ancora.  Ricordava di essersi seduta su un divanetto, l'arrivo di Federico era già un ricordo più sfocato rispetto agli altri.
Aveva bevuto, bevuto veramente tanto e tutto quell'alcool le aveva cancellato i ricordi. La sua mente non vedeva altro che un buco nero tra l'incontro con Federico e quella mattina stessa.
Tutto buio, non ricordava nemmeno come fosse tornata a casa.
"Alissa sei ancora in linea?" Federico con tono preoccupato, cercò di attirare la sua attenzione dall'altro capo del telefono.
"Si scusami, stavo cercando di collegare i fatti" rispose con voce arresa.
Non riusciva a capire nemmeno più dove si trovava in quel momento.
Si ripromise che non avrebbe mai più bevuto così tanto.  
"Prometto che la prossima, se mai ci sarà, cosa che spero, non ti comprerò più alcun tipo di cocktail alcolico. Solo acqua naturale d'ora in poi" disse il ragazzo ridendo.
Alissa si sentiva mortificata per quella situazione.
"Mi dispiace Federico, davvero"
"Non preoccuparti, è capitato a tutti di alzare un po' il gomito. Che ne dici di prendere un caffè insieme questo pomeriggio? Così posso avere l'onore di conoscere anche la Alissa sobria" .
La proposta di Federico e quella sorta di complimento che si celava fra le righe della sua frase,aveva reso di buon umore la ragazza tanto che decise di accettare volentieri.

Alice era ancora appisolata su una poltrona, quando Alissa decise di svegliarla per comunicarle che di lì a poco sarebbe uscita.
Non sapeva se confessarle il suo piccolo segreto. Non sapeva cosa Alice avrebbe pensato del fatto che lei stava per uscire con uno dei suoi artisti preferiti, ma non poteva tenerglielo nascosto.
Lo avrebbe probabilmente scoperto in qualunque caso, se non da lei, da qualche conoscente; in fondo Modena non era una città così tanto grande.
Le voci si spargevano facilmente e velocemente , non era facile tenere celata la propria privacy, specialmente se si era amici di un certo tipo di persone.
"Alice?" la mora cercò di attirare l'attenzione dell'amica ancora nel mondo dei sogni.
"Alice?" ripeté per una seconda volta. Alice si girò dal lato opposto, mugugnando qualche strano verso.
Alissa così decise di ricorrere alle maniere forti e aprì tutte le tende in quella stanza, permettendo alla luce accecante del sole di entrare ed illuminare l'intera camera, con lo scopo di penetrare lo sguardo assonnato di Alice e costringerla a svegliarsi. 
Alice aprì l' occhio sinistro cercando invano di lanciare uno sguardo cattivo all'amica.
"Cosa vuoi? Perché mi hai svegliato così brutalmente?" balbettò Alice con la tipica voce rauca del mattino.
Alissa decise che non avrebbe fatto giri di parole, ma avrebbe sputato il rospo in una sola botta. Le sembrava il modo più semplice.
"Alice, ieri sera ho conosciuto Federico il cantante di quel gruppo che siamo andate a vedere al concerto e mi ha chiesto di uscire e fra poco dobbiamo vederci all'East café" disse senza nemmeno interrompersi per prendere fiato.
Alice era confusa. Non era sicura di aver capito bene, forse stava ancora sognando. Scoppiò in una rumorosa risata; rise quasi fino a farsi lacrimare i occhi e arrossare le guance.
"Stai scherzando vero?"
"No, non sto scherzando. " rispose Alissa sorridendo.
"Tu sei matta. Come hai fatto? Dimmi. Come. Hai. Fatto" strillò estasiata Alice che non poteva credere a quello che stava sentendo e non riusciva neanche lontanamente ad immaginare una possibile situazione in cui l'amica e il suo beniamino fossero seduti al bar a bere il caffè. 
Alissa si sentiva quasi in imbarazzo, soprattutto perché non ricordava granché di quella serata. Le fischiavano ancora le orecchie dal giorno prima e non poteva fare a meno di pensare a quello che era successo, nonostante non riuscisse a collegare gli eventi secondo una sensata logica temporale.
Passò circa un'ora a parlare con Alice di tutto quello che nella sua mente era rimasto abbastanza nitido e, nel frattempo cercò di prepararsi per presentarsi a quella sorta di appuntamento il meno devastata possibile.
Fece una lunga doccia,la piastra ai capelli e indossò un paio di jeans con una camicetta bianca accompagnata da un giubbotto di pelle nero. 
"Sto bene ?" chiese ansiosa all'amica in cerca di un parere positivo per poter finalmente uscire, bisognosa di aria fresca.
"Si, sei molto carina,conquistalo per me" rise Alice.
Alissa si sentiva in imbarazzo totale, ma corse fuori verso la macchina pronta ad andare. Non era molto sicura di guidare, probabilmente molto alcool fluttuava ancora nelle sue vene, ma non aveva abbastanza forze e voglia di andare a piedi.
Arrivata davanti all'East café scorse da lontano il ciuffo biondo del ragazzo che la aspettava seduto ad un tavolino bianco.
"Ciao"
"Ciao Alissa, credevo non saresti venuta" confessò Federico.
"E cosa ti avrebbe fatto pensare questo di me?" rispose con finto tono permaloso.
"Beh sai, forse un po' la paura di ricevere un secondo due di picche.." ammise il ragazzo sorridendo dolcemente.
"Ti chiedo scusa, davvero, non so cosa mi sia preso l'altra sera. Non sono il tipo che beve così tanto di solito"
"Sì certo, dicono tutte così quando sono reduci da una sbronza. È come la classica frase 'non berrò mai più' che si dice ogni volta".
Alissa scoppiò a ridere e non poté far a meno di aggiungere "è come quando vai a mangiare Giapponese, ti lasci ammaliare dal menù infinito e quando esci non puoi non pronunciare le magiche parole 'non mangerò mai più al Giapponese' " .
Federico ricordò tutte le mille volte che lui stesso aveva pronunciato quelle parole e rise, insieme a lei.
"Ti piace il Giapponese?" le chiese.
"Scherzi? Io potrei vivere lì dentro, anche se sto male ogni volta che ci metto piede, non posso fare a meno di smettere, è una droga!"
"Sai cosa amo più di ogni altra cosa?" disse Federico e, insieme, i due ragazzi quasi urlarono "l'Uramaki Philadelphia!".
Scoppiarono nuovamente in una sonora risata comune e, i loro sguardi si incrociarono per un tempo abbastanza lungo da permettere ad Alissa di distrarsi in quel blu oceano così luminoso degli occhi di Federico.
"Penso sia uno dei piatti più gustosi al mondo , anche se credo non sia neanche un piatto esistente in Giappone" disse Alissa.
"Beh in Giappone tutto deve essere diverso,amerei visitarlo".
"Sì anche io, è uno dei miei sogni più grandi. Amo viaggiare"
Federico non riusciva a smettere di guardare i movimenti così delicati di quella ragazza, il modo in cui passava le mani fra i capelli lunghi e lisci, il modo in cui muoveva le  labbra quando parlava, andando a formare delle piccole fossette ai lati della bocca ogni volta che le spuntava fuori quel sorriso così dolce.
"Anche a me piace molto" disse infine il ragazzo - "Da quando ho iniziato a suonare insieme a Benjamin ho avuto la fortuna di poter viaggiare molto".
"Davvero? Dove siete stati?" chiese Alissa incuriosita.
"Abbiamo girato un po' tutta l'Europa, tra le case di registrazione per incidere i pezzi e i video, siamo stati a Parigi, a Londra, a Berlino e in giro per l'Italia. I miei purtroppo non sono mai riusciti a portarmi molto in giro,siccome hanno dovuto sempre sostenere molte spese per le cure di mio padre, quindi sono stato fortunato a poter viaggiare da solo".
La voce di Federico si fece tutta d'un tratto più cupa e Alissa si rese conto che qualcosa turbava il ragazzo. "Posso chiederti come mai? Cosa ha tuo padre?". Lo sguardo del ragazzo si perse nel vuoto. Federico voleva parlarne, ma per lui era ancora un argomento molto difficile da affrontare.
"Mio padre aveva un tumore" disse con voce flebile. "Purtroppo per alcuni anni ha dovuto seguire delle cure che sembrava fossero necessarie alla sua guarigione, ma non faceva altro che stare male, peggiorava ogni giorno fino a che non ce l'ha più fatta".
Il tono con cui pronunciò quelle parole fece sprofondare Alissa in una sensazione di vuoto totale. Era consapevole di aver fatto la peggior domanda che si potesse fare in una situazione come quella, ma d'altronde lei non ne sapeva niente. Federico combatteva ogni giorno con quella sensazione di mancanza, non riusciva ancora dopo due mesi a realizzare che suo padre non fosse più al suo fianco.
Quell'uomo era sempre stato una figura di riferimento per lui, lo aveva sempre aiutato e supportato in qualunque cosa, gli aveva trasmesso tutte le sue conoscenze, lo aveva avvicinato alla musica e Federico non poteva essere più grato. Era il suo eroe. E glielo avevano portato via.
Dentro di lui celava una rabbia enorme per quei medici che, gli avevano dato speranze, lo avevano illuso che tutto si sarebbe risolto e che suo padre sarebbe tornato a casa in men che non si dica. Quei medici che non erano stati in grado di donargli le giuste dosi, le giuste cure e che erano stati solo capaci di parlare a sproposito. O magari la colpa era di Dio. Perché mai un Onnipotente così buono dovrebbe portarsi via delle persone innocenti e meravigliose quanto suo padre? Perché mai creare queste malattie orribili che uccidono sempre chi non lo merita?
Federico non era in grado di digerire quella perdita, non riusciva a realizzare che suo padre non c'era più. Era arrabbiato, arrabbiato con il mondo, con Dio, con tutto. L'unica cosa che lo rendeva felice era la musica, la sua musica insieme a Benjamin, cantare su quei palchi con l'affetto delle persone che lo seguivano e lavorare per loro. L'amore per la musica glielo aveva trasmesso suo padre e, Federico continuava a cantare per lui.
Si rese conto di essersi estraniato dal mondo, forse per un attimo un po' troppo lungo. "Perdonami" disse rivolgendosi ad Alissa.
"No, non devi scusarti. Mi dispiace di essermi intromessa troppo. Ma sai, sono sicura che tuo padre è lassù che ti guarda orgoglioso di quello che sei diventato" rispose Alissa , con l'intento di tirare su il morale del ragazzo.
Non avrebbe mai immaginato una cosa di questo genere. Federico le sembrava così fragile. Fino a quel momento, da ciò che aveva letto sui giornali e sui vari social, le era sempre sembrato un ragazzo così sicuro di sé, così forte e indistruttibile. Senza problemi, senza demoni.
"Lo spero. Era parte importante della mia vita"
"Riesco a capire, forse non è la stessa cosa, ma se può farti sentire un po' meglio io i miei genitori non li ho mai conosciuti. Sono stata adottata quando avevo cinque mesi" disse Alissa un po' sconfitta.
"Sul serio?" rispose incredulo.
"Si, mia madre a quanto pare era troppo giovane e non poteva permettersi di crescere una figlia nelle condizioni in cui viveva. I miei genitori, quelli adottivi, mi hanno cresciuta cercando di non farmi mai pesare il fatto di non essere sangue del loro sangue. Ci credi se ti dico che non mi ero mai resa conto di non essere loro figlia naturale prima di compiere diciotto anni?"
"E come lo hai scoperto poi?". Federico era sempre più incuriosito dalla storia di quella ragazza, si era quasi dimenticato per un momento di tutti i suoi problemi.
"È una storia divertente" disse Alissa con un tocco di ironia nella voce. "Era il giorno del mio compleanno ed era arrivata una lettera dall'Istituto in cui ero stata affidata da quella donna, mia madre biologica. In pratica i tutori dell'orfanotrofio mi avevano mandato gli auguri con allegata la foto di me neonata in braccio ad una donna. È tradizione del posto mandare cartoline di buon compleanno quando ogni bambino diventa maggiorenne con i vari dati allegati della famiglia biologica. È una specie di invito ad interessarsi alla scoperta delle proprie origini, dal momento in cui quando si è maggiorenni non si è più sotto la tutela dei genitori adottivi" .
"Stai scherzando?" Federico era a dir poco sconvolto.
"No,ma non sai quanto vorrei" ammise la ragazza.
"Posso chiederti come hai reagito quando hai aperto quella lettera?"
"Inizialmente mia madre non voleva che la leggessi. La aveva nascosta in un cassetto della cucina. Molto poco furbo da parte sua considerando che spesso in casa sono io a cucinare. Ammetto che alla prima lettura pensavo fosse uno scherzo, o che avessero sbagliato indirizzo. Rilessi la lettera tre volte prima di rendermi conto che ero proprio io quella bambina nella foto e che quella donna assomigliava esageratamente a me. Non posso negare che mi è crollato un mondo, ma con il tempo ho imparato ad accettare la cosa. D'altronde coloro che mi hanno cresciuto sono stati loro, sono loro che posso e che voglio chiamare genitori".
Federico era stupito dalla maturità con la quale quella ragazza aveva affrontato tutto, ma soprattutto era stupito dal fatto che lei non mostrasse alcun tipo di interesse verso le sue vere origini.
"Non sei curiosa di sapere chi ti ha messo al mondo?" le domandò.
"Vuoi sapere la verità? Si,lo sono, ma non voglio cercarli".
"Perché?"
"Loro hanno scelto di lasciarmi andare, lei ha deciso che non ero abbastanza importante al punto di sacrificare la sua vita" rispose decisa Alissa.
Federico vedeva in lei una determinazione che non aveva mai visto prima.
Alissa non sembrava tanto diversa da lui, eppure ai suoi occhi gli appariva più tenace; possedeva quel briciolo di coraggio che Federico non riusciva a trovare per mettere da parte tutto il rancore e il dolore.
Ad un certo punto, le loro menti perse nella mischia di pensieri, furono riportate nel mondo reale a causa della suoneria del cellulare di Federico.
"Pronto?"
"Fede sono io. Quando pensi di venire in studio? Non credi sia un po' tardi?"
Era Benjamin. Federico si era completamente dimenticato dell'impegno che aveva quella sera. Sarebbero dovuti andare in studio a registrare l'ultima parte di una canzone nuova ma, il tempo insieme ad Alissa gli sembrava essersi fermato tanto da non rendersi conto che erano già le sette di sera.
"Cazzo, hai ragione. Scusami mi era completamente passato di mente,adesso vengo. Dieci minuti e sono lì, promesso".
Era consapevole che non sarebbe mai arrivato dall'altra parte della città in dieci minuti, ma non poteva dire a Benjamin che il motivo del suo ritardo era una ragazza.
"Era il tuo socio musicale?" disse Alissa ridendo.
"Sì, era anche abbastanza incazzato. Sarei dovuto essere in studio in questo momento e mi ero completamente dimenticato" disse alzando le spalle.
"E cosa aspetti ad andare?" lo incitò la ragazza.
"Si effettivamente dovrei partire".
Federico appoggiò i soldi sul tavolino, per pagare i due caffè che avevano ordinato entrambi quel pomeriggio e alzandosi per uscire si voltò verso Alissa sorridendo a trentadue denti.
"Ci rivediamo?"
"Forse" rispose la ragazza ricambiando il sorriso.


Ciao a tutti, scusate il ritardo nell'aggiornamento ma non ho avuto tempo prima di oggi di pubblicare purtroppo. Spero vi piaccia. Lasciatemi tante stelline e commenti che voglio sapere cosa ne pensate !
Baci,
Mar ✖️

Unstoppable. || Federico Rossi, Benjamin Mascolo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora