Secret places, secret feelings

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Alissa era molto stanca.
Erano giorni che non faceva altro che studiare, di lì a poco avrebbe avuto una delle simulazioni d'esame per cui avrebbe dovuto imparare l'intero programma svolto fino a quel momento di quattro materie diverse. Una sorta di suicidio obbligatorio.
Erano passati alcuni giorni da quando lei e Federico si erano visti quel pomeriggio al bar, non sapeva più che fine avesse fatto il ragazzo.
Cercava in tutti i modi di nascondere l'irritazione che quella situazione le procurava.
Da una parte avrebbe voluto chiamarlo,avrebbe voluto sapere cosa stava facendo e per quale motivo non si era fatto vivo per tutto quel tempo, ma dall'altra il suo orgoglio era troppo grande, non voleva mostrare il suo interesse, non voleva dare a nessuno la soddisfazione di sapere che ci era rimasta male. Per cui non fece nulla e, dopotutto non ebbe nemmeno il tempo di pensare più di tanto a quella faccenda.
Erano cinque giorni che navigava nel mare delle parole filosofiche e dei teoremi matematici e non poteva smettere perché si sentiva continuamente insicura di non sapere e di non essere capace di imparare nulla.

"L'enorme aspettativa riguardo l'amore sessuale e la vergogna per questa aspettativa rovinano sin dall'inizio alle donne ogni prospettiva".
Alissa rimase abbastanza colpita da quella frase. Nietzsche era il suo autore preferito,nonostante fosse difficile capire e cogliere il messaggio del suo pensiero a causa delle varie versioni che giravano di esso,lei era rimasta attratta dai suoi libri.
In quel momento sentiva che quella frase rispecchiasse quello che lei stava provando dentro di sé, ma non sapeva perché.
Sentiva una strana sensazione, come se quella frase riuscisse a spiegare la sua attrazione per Federico e il suo conseguente imbarazzo nell'ammettere a se stessa che aveva delle aspettative.
Mentre continuava a leggere il capitolo, il telefono vibrò.
Le era appena arrivato un messaggio da Federico: "Spero che il desiderio che ho appena espresso alla fontana di Trevi si realizzi presto".
Le aveva mandato una foto di lui con alle spalle la bellissima fontana di Trevi a Roma. Era partito per lavoro, doveva registrare un video insieme a Benjamin  per un nuovo singolo che avrebbero fatto uscire dopo poco.
Non le aveva potuto scrivere per motivi di sicurezza, nessuno avrebbe dovuto sapere dove si trovavano perché altrimenti le riprese del video sarebbero state probabilmente rovinate dall'assalto dei fan.
Alla vista del messaggio ad Alissa spuntò un piccolo sorriso involontario.
Era felice che lui avesse pensato a lei. Chissà qual era questo desiderio che aveva espresso. Si ricordò dell'ultima volta che era stata a Roma, aveva cinque anni e, aveva vissuto con i suoi genitori lì per circa sette mesi.
Per la sua famiglia era stato un grande cambiamento il trasferimento da Modena a Roma, ma essendo il sogno di sua madre, erano tutti molto felici.
Pensavano di poter crescere i propri figli lì, di trovare una bella villetta nella zona dei Castelli Romani e di passare il tempo fra la frenesia della metropoli e la tranquillità della campagna.
Si erano trasferiti in un piccolo appartamento nel centro di Grottaferrata, in cui pagavano un affitto non troppo alto contrastato però dalla troppa distanza che separava la casa dall'ufficio del padre di Alissa.
Suo padre si era fatto trasferire a Roma per appagare il desiderio della moglie, ma purtroppo dopo solo pochi mesi la famiglia era stata costretta a tornare nella città d'origine. Roma era veramente bella, bella ma impossibile.
La vita era costosa in quel momento, soprattutto perché la madre non aveva alcun tipo di lavoro e non avrebbe potuto trovarne uno a causa di un' improvvisa gravidanza. Quando avevano adottato Alissa, pensavano di non poter avere figli, ma dopo qualche anno la mamma aveva scoperto di essere incinta.
Durante quei mesi a Roma, Alissa aveva frequentato un asilo che, ricordava in ogni dettaglio. Aveva conosciuto una bambina di nome Aurora e le aveva insegnato a disegnare le foche. Era un ricordo che non sarebbe mai andato via dalla sua mente. Roma le mancava un po'.
Riprese in mano il telefono per rispondere al ragazzo.
"Spero fosse un desiderio per cui ne valesse la pena buttare quella moneta" scrisse, aggiungendo una faccina sorridente.
"Lo spero". Alissa era felice del fatto che Federico le avesse scritto, anche se non capiva per quale motivo non si fosse fatto sentire per quei giorni.
Pensandoci, lo avrebbe potuto fare anche lei, ma d'altronde non lo aveva mai fatto con nessuno.
Non era il suo carattere, non le piaceva far capire alle persone quello che provava e pensava che scrivere per prima ad un ragazzo o in generale, significasse abbassare la guardia e far trasparire troppa attenzione.  
Era felice che Federico alla fine avesse pensato a lei .

Unstoppable. || Federico Rossi, Benjamin Mascolo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora