Goodbye

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3: Goodbye

"Ragazzino! Ragazzino stai bene?! Sehun rispondi!"
Il giovane ritornò alla realtà: era di nuovo in quella prigione con l'uomo davanti a lui visibilmente preoccupato.
"Che ti è preso?!" chiese l' altro, stranito.
"Nulla... Non abbiamo molto tempo. Può pormi un'ultima domanda." disse faticando a respirare.
"Ma che cazzo..."
"Ho detto che può farmi un'ultima domanda, si sbrighi!"
L'uomo sospirò e guardò seriamente il ragazzo.
"Perché l'hai ucciso?"
La mente di Sehun vagò a quel fatidico giorno.
"Sa... Tutti mi considerate pazzo perché ho ucciso quel ragazzo, e lo sono davvero perché ho ammazzato la persona che amavo.
'Chi uccide la persona che ama?' si starà chiedendo, ed ha ragione.
Solo un matto lo farebbe.
Ma vede... Io volevo solo proteggerlo.
La mia vita è sempre stata un'illusione; credevo di essere libero, credevo di avere qualcuno che teneva a me, ma era tutta una grande stronzata.

Ero inevitabilmente legato a quella vita fatta di risse, fumo, alcol e droga; era la mia gabbia: una gabbia da cui non potevo uscire.
E Lu Han era all'esterno di essa.
Era come se le nostre mani fossero intrecciate e lui cercasse di tirarmi fuori da quella prigione: senza risultati.
E allora le possibilità erano due, o lasciarlo andare o trascinarlo dentro quella morsa con me."

Sehun si fermò un attimo per prendere un profondo respiro.
"E quale scelta volevi per lui?"
"La libertà."
L'uomo lo guardò in silenzio, l'unico suono che vi era nell'aria era la fusione dei loro respiri.
"Fatichi a respirare." Constatò il signor Kim.
"Non è questo il momento di parlarne. Voleva le sue risposte, no? Ecco..." si fermò di nuovo, inspirò a fondo e poggiò istintivamente la mano sul petto, come a voler calmare il battito del suo cuore...
"È accaduto tutto in un attimo. Era sera e io e Lu Han stavamo litigando per l'ennesima volta, il motivo le è già noto. Io volevo allontanarlo da me, ma lui non voleva andarsene: diceva che voleva aiutarmi, che mi amava e, benché io non mi fossi mai dichiarato direttamente, sapeva che io provavo qualcosa per lui.
Mi ricordo che ogni momento in cui ero depresso, lui si avvicinava, mi abbracciava e sussurrava al mio orecchio: 'Anche un fiammifero batte le tenebre'. Quanto avrei voluto che fosse veramente così.

Quella notte però ne avevo abbastanza.

Eravamo appena usciti da un'altra rissa contro la banda di quel fottuto Yifan- di cui ora anche Tao fa parte- e lui aveva rischiato la vita.
Sapevano che era il mio punto debole e volevano farlo fuori, per vedermi distrutto.
E quando lo vidi a terra, immobile, con il corpo ricoperto di lividi ed il volto macchiato dal denso liquido rosso che fuoriusciva dalle copiose ferite... Beh, sono quasi morto dentro.
Ricordo che mi fiondai verso di lui e cercai di chiamarlo; vedere se era ancora cosciente.
La banda se n'era andata, ma riuscivo ancora a sentire le loro risate risuonare nell'aria fredda di ottobre; non le ascoltavo: Lu Han era la mi priorità in quel momento.
Dopo circa quindici minuti passati a richiamare il ragazzo, quest'ultimo aprì gli occhi.
'Sehunnie...' lo guardai sbigottito, un sorriso mi nacque spontaneo sulle labbra.
'Lulù...'
'Stai piangendo...' benché con fatica, anche lui sorrideva.
Mi toccai istintivamente le guance, visibilmente sorpreso. Io non piangevo mai, le poche volte che è successo si possono contare sulle dita di una mano.
'Hai ragione...' dissi sussurrando 'Come stai?'
Continuava a guardarmi e a sorridere anche se non stava per niente bene.
'Non ti preoccupare, non è niente di grave' cercò di alzarsi, ma appena mosse la gamba destra un urlo di dolore gli uscì dalle labbra.
Quei bastardi gli avevano rotto una gamba.
Con molta delicatezza lo tirai in piedi e lo accompagnai a casa mia, visto che d'andare all'ospedale non se parlava. Appena arrivati, lo feci sdraiare sul divano ed andai a cercare un panno umido per pulirgli il viso e del ghiaccio da mettergli sulla gamba. Lui rimaneva in silenzio, mi guardava e sorrideva.
'So che sei arrabbiato con me' disse in un sussurro mentre gli pulivo il viso.
'Non sono arrabbiato con te. Sono furioso e preoccupato.' Risposi in modo gelido.
'Non è colpa tua... Tu hai solo cercato di proteggermi.'
'Invece è colpa mia, perché non voglio farti del male, eppure non riesco ad allontanarti... Ma è anche colpa tua, perché ti ostini a rimanere qui vicino a me, quando sai benissimo che se non te andrai non te la caverai solo con una gamba rotta ed il corpo coperto di lividi.'
Buttai il panno sul tavolino vicino al divano e posai il mio sguardo sul muro dall'altra parte della sala.
'Sai che non cambierò idea.'
Mi sedetti sul pavimento, la testa appoggiata accanto al suo braccio, mentre la sua mano giocherellava con i miei capelli.
'Lu Han... Se non fossi arrivato lì subito... saresti morto.'
Non rispose, quel silenzio era snervante e la tensione era palpabile. Gli presi la mano e l'allontanai dai miei capelli arcobaleno, per poi guardarlo intensamente.
'Cosa devo fare per farti allontanare da me?' chiesi in modo così serio da stentare a riconoscermi
'Non puoi fare niente, e sarà così per sempre.' Anche lui era serio e nei suoi occhi brillava una fiamma di determinazione che non avevo mai visto prima.
'Se non te ne andrai tu, lo farò io.'
'Ed io ti troverò.'
Odiavo litigare con lui, ma la cosa che odiavo di più era la persona in cui mi trasformavo quando la rabbia prendeva il controllo di me.
Ero testardo, manesco e molto, molto impulsivo.
Mi alzai scatto e mi diressi verso un comodino all'interno del salotto.
'Sehun...' la voce di Lu Han mi arrivò terrorizzata alle orecchie. Sapeva cos'era contenuto all'interno di quel cassetto.
'Se perdo anche te non ho più nulla...' parlai con voce metallica, mentre continuavo a camminare 'e so che se tu rimarrai con me... Sparirai. In quel caso potrò considerarmi sufficientemente morto.'
Aprii il cassetto
'Ma se me andrò per primo io, finalmente tu sarai libero.'
Persi l'oggetto corvino; al contatto del metallo gelido con la mia pelle rabbrividii, ma non avevo paura.
Lu Han mi guardava con gli occhi sbarrati e la bocca serrata in una linea retta.
Non era la prima volta che minacciavo di uccidermi, ma questa volta era diverso e lo sapeva.
'Sehun, non farlo'
'Te ne andrai?'
Non immagina quanto sia stato difficile fare quella domanda. Una parte di me voleva vederlo felice e libero, ma la parte di me più egoista non poteva concepire il fatto che se ne dovesse andare.
Lu Han rimase in silenzio a fissarmi.
'Allora?'
'No, non posso prometterlo'
La pistola era puntata alla mia tempia e il dito indice era pronto sul grilletto.
Il ragazzo, a fatica, s'alzò dal divano per poi cadere a terra soffocando un urlo di dolore.
'Sei solo un vigliacco.' Sibilò mentre piccole gocce salate gli solcavano le guance.
'Sei solo un vigliacco, di cos'hai paura, eh? Temi i sentimenti che provi o sei solamente così egoista da non pensare nemmeno a me?'
Non risposi e lo guardai freddamente.
'Se io mi sveglio ogni mattina è solo per vederti accanto appena apro gli occhi, per vederti dormire con quell'aria serena che vorrei fosse sempre sul tuo volto, se ora sono ancora qui, in Corea, è solo per poterti vedere sempre; anche quando eravamo solo amici ed io speravo che le cose potessero cambiare, ero lì. Se ogni giorno rimango qui, vicino a te, è solo per poterti aiutare ad uscire da questa tua dipendenza e per poterti far vedere che puoi vivere in modo migliore. Ma tu sei così egoista da non capire che tutto il mio mondo gira attorno a te: me ne sono andato da casa mia per venire qui, ho lasciato l'università ed ho rinunciato ai miei amici.
Sappi che se te ne andrai, io ti seguirò.' Più o meno mi disse questo.
Le sue parole erano rotte dai singhiozzi ed i suoi occhi erano lucidi ed arrossati.
'Io non ti ho mai detto di fare tutto ciò' risposi.
'L'ho fatto perché ti amo, cazzo!' urlò battendo i pugni a terra.
'Non puoi amarmi così tanto, Lu Han! Mi dai dell'egoista, ma non capisci quanto sia difficile dirti addio.
Cazzo, lo vuoi capire che anche io ti amo?'!'
Tra noi calò il silenzio, nell'aria rimbombava il suono delle mie urla e noi ci guardammo, perdendoci uno negli occhi dell'altro.
'Allora perché lo fai?' sussurrò.
'Voglio proteggerti, lo vuoi capire?' Osservai come a stento s'alzava in piedi e s'avvicinava a me zoppicando. -"
Sehun smise di raccontare per prendere fiato, vedeva tutto sfocato e gli mancava la voce, non credeva di aver raccontato così tanto.
"Ragazzino, ma che ti prende?" Chiese l'uomo poggiandogli una mano sulla spalla.
"Nulla... Ora finisco di raccontare."
Inspirò a fondo e riprese a parlare.
"Si avvicinò a me e mise una mano sulla mia, mentre con l'altra asciugava le lacrime che, silenziose ed inaspettate, scivolavano sul mio volto e raggiungevano le sue piccole dita.
'Sehunnie... Forse hai ragione'
Lo guardai aspettando che continuasse il suo discorso.
'Io ti amo, tu mi ami, ma non possiamo stare insieme: uno di noi ne rimarrebbe sicuramente ferito. Io non cambierò idea e tu neppure.'
Mentre parlava aveva un'espressione serena e sorrideva, mi accarezzava la guancia e mi abbandonai a quel confortante contatto. C'eravamo solo io e lui.
'Questa vita è stata così crudele con noi... Il mondo vuole che questi nostri sentimenti muoiano, come la fiamma di una candela in una bufera, ma io non posso lasciare che si spenga.'
S'avvicinò ancora e mi baciò delicatamente, lo strinsi a me con la mano libera e mi presi in quel contatto: era un bacio pieno d'amore, ma era anche un bacio d'addio, lo sapevo.
Si staccò di poco e sorrise di nuovo, a pochi centimetri dalle mie labbra.
'Ti amo e ti aspetterò.' Sussurrò, per poi chiudere gli occhi.

Fu un attimo.

La sua mano si strinse attorno alla mia, quella che impugnava l'arma, e che ora si trovava all'altezza del suo petto - com'era arrivata lì mi é ancora ignoto- il suo indice fece pressione suo mio, appoggiato al grilletto.

Uno sparo riecheggiò nell'aria.

Il suo piccolo corpo fu scosso da un tremito e s'accasciò su di me.

Goccioline rosse cadevano sul pavimento e si mischiavano con le lacrime che sgorgavano irrefrenabili dai miei occhi sbarrati."

I will wait for youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora