Crystal aveva sempre odiato il college di Edimburgo in cui era stata iscritta forzatamente dai suoi genitori: nessuno sembrava capirla, comprenderla, ascoltarla. Ogni mattina era un incubo reale, doveva alzarsi presto, troppo secondo le sue lamentele, per doversi preparare, far colazione ed arrivare in classe in orario. Ciò che più detestava erano le lezioni tenute dal professor Bordom, docente di letteratura inglese. L'anno precedente, il primo della sedicenne, l'insegnante non era riuscito a spiegare una sola lezione in cui fosse ascoltato da qualcuno: le sue ore erano diventate sinonimo di noia, sonno, a volte anche di gioco. Crystal aveva imparato solo ad odiare la bella letteratura grazie a lui. Per fortuna nessuno doveva subire le sue piccole crisi mattutine e non, era sola in stanza nonostante ci fossero due letti e due grandi armadi. Aveva colto l'occasione, così, per ricoprire tutti i muri di gruppi della scena underground che ascoltava e rendere più accogliente la sua piccola tana aggiungendo qua e là qualche filo di lucine colorate natalizie.
Il primo giorno del secondo anno ricevette l'orario delle lezioni: quel giorno aveva chimica, biologia, filosofia. Da un lato era felice perché aveva solo tre ore, ma dall'altro un peso le si era creato sullo stomaco perché non le piacevano due materie su tre. A intervalli di cinquanta minuti si ritrovò tre facce rugose che già conosceva e detestava. Filosofia e francese erano le uniche due materie in cui se la cavava decentemente, le amava. Il professore di francese aveva colpito molte ragazze che, ogni volta che lo vedevano, arrossivano e sussurravano parole mielose. Era bello, sì, ma non aveva colpito Crystal.
Affrontò le tre ore al meglio possibile, cercando di seguire le spiegazioni senza distrarsi guardando fuori dalle enormi finestre delle aule o giocando con qualcuno dei suoi numerosi ciondoli.
All'ora di pranzo si ritrovò nel bel mezzo di una folla composta da alunni e professori che lottavano spingendosi per entrare nella mensa comune. Crystal urtò inconsciamente una donna giovane, non riuscì a capire se era un'insegnante o una studentessa, ma riconobbe una scintilla nei suoi occhi appena i loro sguardi s'incrociarono per la prima volta. Era stupenda, pensò la giovane, ma aveva le cosce sode: si era fatta un male assurdo. Sbuffò.
Una volta seduta al suo solito posto, accanto a una vetrata che dava sul giardino interno, estremamente curato e pieno di fiori variopinti, notò che una ragazzina le stava venendo incontro. Era strano vedere qualcuno che si avvicinava a lei: nessuno osava parlarle per paura. Incuteva terrore e disprezzo nelle sue coetanee perché era solita indossare abiti scuri che ricordavano il punk, il gotico e, a detta delle altre, Satana, ma qualche volta amava vestirsi di blu, colore che contrastava la sua chioma color rosso sangue e i suoi occhi color verde smeraldo. La giovane mora dagli occhi cioccolata le accennò un sorriso e si sedette in disparte a mangiare. Ricambiò il sorriso e poggiò lo sguardo sul tavolo dei professori: tra i nuovi volti ne spiccò uno giovane di una donna bionda dai grandi occhi che sembravano azzurri. La fissò per interminabili istanti finché la donna si rivolse a Crystal, sorridendole, e la riconobbe come la persona che aveva urtato poco prima. La ragazza ritrasse immediatamente il suo sguardo e iniziò a mangiare lentamente qualche patata che aveva sul piatto.
-Sei del primo?- la voce roca arrivò alla nuova ragazzina.
-Sì, tu?-.
-Spiacente, sono del secondo- disse mentre giocherellava con un ciondolo.
-Ma è vero che..- allungò il collo verso di me e iniziò a sussurrare -..che il prof di letteratura è un Don Giovanni?- si girò verso il tavolo dei docenti.
Una risata fragorosa animò il volto di Crystal mentre tutti si girarono a guardarla. -Beh, non proprio, ma non lo vedo tra gli insegnanti, quindi non preoccuparti!-. Sorridemmo.
-Comunque sono Crystal, stanza 323, se vuoi-.
-Jamia, stanza 321- le rispose la mora.
Crystal si avviò verso il giardino sul retro della scuola, uno di quelli che regalano momenti di pace e relax, per ritrovare il suo vecchio caro albero su cui amava sdraiarsi a leggere un buon libro o ascoltare musica.
Notò, però, che il suo minuscolo spazio era già occupato: la donna bionda che aveva conosciuto indirettamente era appoggiata ad un ramo con e stava leggendo un libro. La ragazza rimase impalata con la bocca spalancata, tanto che la professoressa dovette stabilire un dialogo con la giovane.
-Ciao, tutto bene?-.
-Ehm.. sì, non si preoccupi, s-scusi..- non sapeva che dire.
-Resta pure, se vuoi, fra poco devo andare. Davvero, non preoccuparti!- era un'insegnante stranamente gentile; nessuno aveva mai parlato con un tono così dolce a Crystal. Si strinse al tronco dell'albero per far spazio alla ragazza.
-Comunque piacere di conoscerti, sono la professoressa Perfert, Margharet Perfert!- sorrise ancora. Le sue labbra si contorsero formando una curva deliziosa, sembrava un angelo.
-Piacere, Crystal Mage-. Sorrisero entrambe e non si accorsero, però, che i loro occhi brillavano splendenti. La ragazza si sistemò sul ramo cercando di non sfiorare la sua professoressa per non disturbarla ed evitare così eventuali figure imbarazzanti.
Margharet era una giovane professoressa molto affascinante, bionda, occhi color del mare, fisico slanciato. Chiuse il libro e si rivolse alla ragazza, che stava osservando il cielo filtrato dalle foglie.
-The Canterbury Tales, ti piace Chaucer?-.
Crystal chiuse il libro.
-No, sì.. cioè. Mi piace la letteratura inglese in generale, o almeno mi piaceva prima dell'anno scorso, ma volevo tornare a leggere questo libro perché mi è davvero piaciuto quando l'ho letto per la prima volta-.
-A che punto sei arrivata?- perché continuava a farsi gli affari altrui? Non aveva altro da fare? Crystal odiava questo tipo di gente.
-Dovrei iniziare il racconto del mercante, leggo lentamente per cercare di comprendere il Middle English-.
-Non avete studiato Chaucer l'anno scorso?-.
-No, abbiamo parlato solo di quanto lui si sia ispirato a certi autori italiani-. La signorina Perfert fece un'espressione disgustata.
-Quindi non avete studiato alcuna opera?-.
-Esatto, nessuna-.
-Oh..- avevano sprecato un anno inutilmente e la donna ci rimase male -vieni con me, ti mostro una cosa che ti piacerà sicuramente-. Margharet condusse la giovane alla sua
stanza cercando di non essere vista dai colleghi.
Una volta dentro, la donna cercò un libro fra i tanti che aveva nella libreria e lo consegnò a Crystal.
-Aprilo-. All'ordine, Crystal lo aprì.
-Oddio, è.. è fantastico! Davvero, questi disegni sono splendidi!- il libro era ornato da disegni in stile medievale come quello originale, ciascuna prima lettera di ogni pagina era un capolavoro.
-Puoi tenerlo, se vuoi, me lo restituirai quando l'avrai finito, non c'è problema!-.
-Davvero? E se le servisse? Magari deve cercare qualcosa, che ne so..-. Improvvisamente la bionda divenne più simpatica alla ragazza.
-Non preoccuparti, davvero, tienilo!- le sorrise.
-Grazie infinite, grazie!-.
La sera Crystal si sdraiò sul letto per rilassarsi un po' dopo una giornata passata fra i banchi e in compagnia della nuova professoressa. Si immerse nella lettura di The Canterbury Tales, riprendendo la storia dal libro che le era stato prestato e perdendosi ad ammirare le stupende miniature. Non le fu difficile addormentarsi presto mentre continuava a figurare tra i pensieri della sua bella professoressa.
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Sometimes everything is possible
RomanceDicono che tutto sia possibile nella vita, ma non sempre. Si può instaurare un rapporto tanto sbagliato? L'amore è sempre giusto? Tra gioia, dolore e gelosia ecco la storia anormale di una ragazza normale.