VII

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Crystal consegnò l'autorizzazione per rimanere al college durante le vacanze.

Il lunedì successivo la ragazza si trovò nel bel mezzo di una piccola foresta di piante soffocate nella prima delle serre del college. Si sentiva oppressa e rinchiusa come un pappagallo in gabbia, ma almeno si sentiva protetta accanto alla sua Reetha. La donna, però, fu subito accolta a braccia aperte dal collega di francese. Lo trovava disgustoso.

-Carissima Margharet, non capita spesso di stare accanto ad un uomo bello ed affascinante come me, sai? Ebbene, tu sei fortunata, perché vorrei invitarti a cena stasera- sorrise l'uomo.

-Oui, mio caro, so di essere fortunata, ma non per merito tuo-. Dupoint rimase a bocca aperta. Nessuno aveva mai osato dirgli qualcosa del genere e tutti gli alunni risero.

-E no, stasera non vengo, ho da fare- continuò la bionda.

-Ma sono Antoine Dupoint, tutti mi vogliono, te compresa- l'uomo diventò purpureo.

-Questo lo pensi tu-.

Crystal, intanto, aveva osservato i due e si sentiva stranamente compiaciuta del comportamento della donna.

-Allora?- sorrise la giovane.

-Allora cosa?-.

-Vedo che fai conquiste, eh!-.

-Quel francesino è l'unica persona che odio, davvero-.

-Davvero?-.

-Davvero. Amo te, dovresti saperlo, no? Ma ora non facciamoci scoprire da quel tizio, puliamo quelle piante!- Margharet indicò delle orchidee.

Mentre le due si avviavano, una decina di ragazze era addosso ad Antoine, che si stava pavoneggiando di chissà quante avventure inventate di sana pianta.

Quella stessa sera, Reetha e Crystal erano accoccolate sul divano della prima a sorseggiare una cioccolata calda davanti al camino scoppiettante.

-Reetha-.

-Sì?-.

-Sei mai stata con qualcun altro?-.

-Sì-.

-Sono diversa?-.

-Mi crederesti se ti dicessi di sì?-. Crystal tacque e finì la sua cioccolata, dopodiché appoggiò la tazza sul tavolino e strinse a sé Margharet.

-Sei bellissima-.

-Grazie piccola, anche tu-.

Le due passarono così ogni giorno delle vacanze di Natale, cercando di sopportare il professor Dupoint e restando sul divano a coccolarsi fino a sera.

Spesso La più giovane rimaneva dalla donna fino a tardi, cercando di non farsi scoprire, a mangiare; poi guardavano un film e finivano a letto a fare l'amore.

-Sei mia, solo mia- ripeteva Crystal tra un bacio sul collo e l'altro.

-Anche tu, anche tu- le rispondeva la professoressa.

Margharet non osava andare oltre l'amore, non voleva sembrare una di quelle persone da bottarella e via, aveva già commesso tanti errori in passato. Aveva frequentato un altro studente, qualche anno prima, che l'aveva usata particolarmente. Lei si era enormemente infatuata, lui l'aveva capito e aveva finto di amarla per avere bei voti. Con Crystal non avrebbe ricommesso lo stesso sbaglio. Sapeva che era amata come lei l'amava, ma il loro rapporto non avrebbe infierito la media scolastica della rossa. Con lui, Nick, si era lasciata abbandonare al suo corpo, i due si erano uniti più volte, ma da queste esperienze aveva capito che c'era qualcosa di strano in lui. Si erano sempre più allontanati e, alla fine dell'anno, Reetha capì tutto. Agli scrutini finali scoprì che il ragazzo cercava solo di ingannarla per non essere bocciato. L'aveva lasciato ed era entrata in depressione. Solo quando si scontrò con Crystal capì che non tutto era perduto. Aveva trovato qualcosa per cui lottare.

Quando Crystal tornò a casa si buttò sul letto a peso morto. Era piccolo e scomodo in confronto a quello della sua professoressa, ma al college si doveva accontentare. Chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi. Dei ricordi le riaffiorarono dai meandri della mente. I suoi genitori, che aveva abbandonato per restare con l'amata, che aveva odiato ed odiava; i suoi compagni di scuola, indisponenti, razzisti ed omofobi; Margharet, l'unica ragione per cui non detestava il college. Fin da piccola aveva dovuto imparare a crescere da sola, suo padre era troppo occupato con il lavoro e lo stesso sua madre. Fu così che, a dodici anni, imparò a cucinare e a fare il bucato, a tredici si comprò la prima chitarra che imparò a suonare da autodidatta, e dai sedici anni in poi racimolò soldi per costruirsi una vita migliore, magari in un paese come gli Stati Uniti. Ma tutti i suoi progetti andarono in fumo quando scoprì che il miglior college del Regno Unito era la sua meta per gli anni successivi, il più duro di tutti. Ma la sua famiglia non aveva tempo per lei e non conosceva i suoi sogni.

L'ultima domenica delle vacanze Margharet organizzò una sorpresa per Crystal. Si erano allontanate dal college ed erano partite per la città. Edimburgo era piena di bei palazzi più o meno antichi e colorati. Dal finestrino dell'auto della donna, la giovane vedeva i bimbi più piccoli giocare con la neve.

-Siamo arrivate!-. La maggiore scese dall'auto e aiutò la minore a scendere.

Erano di fronte ad uno stabile nuovo, dai muri bianchi e dal tetto curvo.

-Entriamo?- le due iniziarono a correre verso l'entrata.

Una volta dentro, Crystal rimase a bocca aperta.

-Una pista da pattinaggio! Ti ho mai detto che ti amo?- risero entrambe -era da anni che non pattinavo!-.

-Davvero? Allora mi insegnerai qualcosa, spero-.

-Ma certo-. Andarono a noleggiare i pattini.

Una volta in pista, fecero un giro per abituarsi alla temperatura e al ghiaccio.

-Allora, vuoi vedere qualcosa?-.

-Per esempio?-.

-Stai a vedere- Crystal si allontanò per eseguire un axel.

-Sei brava, complimenti-.

-Grazie Reetha- fece una pausa -tu, invece, che sai fare?-.

-Beh, non molto, tu sarai di gran lunga più brava di me, ma so fare qualcosa-.

-Del tipo?-.

-Il passo incrociato, l'andatura avanti e quella indietro, sai..-. Crystal rise.

-Cosa c'è?- continuò la donna.

-Nulla- la ragazza continuava a ridere -sei brava per avere i tuoi anni-.

-Cos'hai detto? Ti conviene scappare, che se ti prendo ti ammazzo!- scoppiò in una risata anche Miss Perfert. Nel frattempo Crystal iniziò a scappare, facendosi

rincorrere per tutta la pista dalla maggiore.

Le due, nonostante fossero attorniate da sconosciuti, si sentivano le sole al mondo, a loro sembrava di volare sul ghiaccio come farfalle, sentivano il vento gelido che le accoglieva e screpolava loro le labbra.

Sometimes everything is possibleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora