05 - The Choice

568 24 6
                                    

Se il bacio di pocanzi aveva scombussolato in parte la mente di Clarke per le sue dinamiche feroci, quello che avvenne successivamente ebbe dell'incredibile. Quando Lexa ritirò il viso a seguito del breve morso, la bionda seppe in cuor suo che nulla avrebbe fermato la Grounder da un secondo assalto, verbale o fisico che fosse. L'ira scaturiva dalle verdi iridi nel mentre ella si ripuliva dal sangue fuoriuscito, una rabbia che sarebbe sfociata lì, in quella tenda e nulla avrebbe potuto fare per domarla. Un'ennesima battaglia a cui nessuno, tranne loro stesse, avrebbe partecipato. Giorni addietro, in tutt'altro luogo e situazione, Clarke aveva sperimentato quanto la Comandante potesse essere gentile con lei sia nell'approccio che nell'azione di per sé, un tocco morbido della di lei bocca che nulla aveva a che vedere con la brutalità con la quale s'era espressa pochi istanti prima. Le medesime labbra delicate ed insicure, divenute ora possessive e bisognose di un appiglio per non affondare nell'oblio. Tuttavia, Clarke non possedeva i mezzi per prevedere cosa il Destino riserbasse loro, semplici umane che come marionette venivano mosse dalla sua mano invisibile. I fili della mora si spezzarono proprio in quell'istante, appena prima che cercasse di ripiombare come una furia sull'altra. Dopo aver perso l'equilibrio Lexa cadde, cozzando il viso contro il duro terreno. Nonostante ciò che era successo di lì a pochi attimi, l'assenza di pudicizia della Terrestre e la fame che attanagliava, la Skaikru urlò con tutte le sue forze il nome di Indra, affinché intervenisse al più presto a soccorresse la sua Leader. Sua Leader? Di Indra o di se stessa?
«Indra! Indra cazzo aiutala, si sta sentendo male! Indra!»
Non poteva lasciarla morire, i clan le avrebbero dato la colpa e con una condanna non sarebbe più tornata da sua madre nè dai suoi amici. O forse, ciò che dettava il suo cervello era differente da quello che realmente desiderava il suo cuore? Non ebbe tempo per riflettere.
In breve la scura figura della Terrestre si palesò dinnanzi alle sue azzurre iridi, chiedendo spiegazioni con sguardo sconcertato nel mentre sorreggeva con cura il capo di Lexa, che la guardava con occhi appannati e senza capire cosa stesse succedendo. Biascicava, muovendo convulsamente l'arto ferito in battaglia e strabuzzando le pupille come se fosse attraversata da una scossa elettrica di centinaia di volt. In breve tempo iniziò a digrignare i denti ed i tremiti attraversarono tutto il suo corpo, le palpebre s'abbassarono.
«Cosa hai fatto alla nostra Heda, maledetta Skaikru!»
«Mettile della stoffa in bocca o si soffocherà! Presto! Sta avendo delle convulsioni!»
La Terrestre venne accerchiata subito da altri uomini, che seguendo i consigli di Clarke cercarono in lungo ed il largo un qualcosa che potesse fare al caso loro. Dopo aver aperto a forza la bocca della Comandante, le misero degli stracci tra i denti, sistemando poi la lingua di modo che ella non se la mordesse o non si soffocasse. Man mano le convulsioni si affievolirono, finché la figura di Lexa giacque immobile tra le forti braccia dell'amica. Indra alzò a quel punto il capo, palesando tutto il suo disappunto e richiedendo nuovamente spiegazioni in merito con le nere iridi. Il battito della Grounder c'era, il respiro anche. Allora cosa diavolo le era accaduto alla bruna?
«Che cosa hai fatto alla nostra Heda» Chiese con più calma la donna, quando finalmente il pericolo fu messo a tacere anche se non totalmente «Se dovesse morire a causa tua..»

Grida s'alternarono all'infuori della tenda. Altri terrestri richiesero la presenza di Indra e dei loro superiori per circostanze simili a quelle riscontrate con la Comandante: convulsioni, ferite riaperte e, nella maggior parte dei casi, morti agonizzanti ed in preda al delirio. Era chiaro come il sole che Clarke non fosse l'artefice di quei misfatti, considerando che non poteva esser scappata essendo fino a quel momento legata, e che non aveva incontrato i Trikru terminata la battaglia con l'Azgeda. Quindi, gli artefici di tali avvenimenti dovevano essere smascherati al più presto. Venne richiamato Nyko, ma neppure la sua sapienza e le conoscenze accumulate nel corso dei suoi anni servirono per poter salvare delle vite. Il male che attanagliava il clan delle Foreste era estraneo alle sue competenze, e nulla poteva se non alleviare il dolore con qualche unguento o piante medicinali.
«Forse posso aiutarvi» Disse Clarke nel momento in cui il conteggio dei deceduti salì a dodici uomini. Finalmente la slegarono, non riconoscendo in lei una minaccia. Nel mentre si rifocillava, ella pensò a lungo sul da farsi. Aveva escogitato un piano, ma era quasi certa che nessuno dei Grounders le avrebbe dato ascolto. Un poco le mancava Lincoln, almeno lui sapeva ascoltare le opinioni altrui e possedeva una mente aperta a tutto. La sua presenza le sarebbe tornata utile oltre che donarle conforto. Seduta sul bordo del letto di Lexa, alzò il viso rivolgendo le proprie attenzioni ai due adulti presenti nella tenda, che ricambiarono lo sguardo. Chi curioso, chi invece scocciato.
«Non ci serve il tuo aiuto, Skaikru» rispose seccamente la combattente, feroce come una leonessa. Non amava particolarmente dover badare ad una ragazzina, per giunta dalla bocca larga come quella Skaikru. Se ne avesse avuto l'occasione l'avrebbe volentieri lasciata nelle mani della Nazione del Ghiaccio, ma non voleva trasgredire agli ordini della Comandante.
«Indra, per favore» intervenne prontamente Nyko, esasperato dal non riuscire ad alleviare le sofferenze del suo popolo «lasciala parlare»
«Grazie.. Credo che siano stati avvelenati dalle armi dell'Azgeda»
«E dovevi venircelo a dire tu? Già l'avevamo intuito--»
«Indra. Comunque ha ragione» rispose l'uomo, indicando con un cenno del capo la donna «non siamo così sprovveduti. Abbiamo buttato tutte le spade ed i nostri esperti stanno controllando le armature. Ogni cosa pare infetta..» Sospirò pesantemente, le spalle ricurve e la testa poggiata sulle braccia muscolose. Apparve stanco come chi non dormiva da giorni interi, spossato dall'incertezza. Non vedeva uno spiraglio di luce in quelle tenebre «Dovevano aspettarsi una nostra offensiva dopotutto, ed hanno pensato ad una contromossa capace di arrestarci in un modo o nell'altro. Le mie cure sono inefficaci col veleno dell'Azgeda, non posseggo l'antidoto»
«Forse c'è un modo per ricavare la struttura molecolare e creare così un vaccino» I Terrestri la scrutarono come se stesse parlando un'altra lingua, e Clarke si maledisse mentalmente. Era inutile parlare con loro in simili termini «So come creare un antidoto in grado di curare la Heda e gli altri Trikru. Ma non sarà un'impresa semplice..»
«Ogni cosa in grado di aiutare la Heda varrà tutta la fatica che ne è costata. Ti ascolto»
Anche Indra sembrava essersi arresa all'idea che la Skaikru potesse ritenersi utile in fondo. Per una volta, mise da parte i propri rancori per un bene superiore, la salvezza della Comandante e del suo clan. Lexa avrebbe reagito così. Clarke prese un profondo respiro e, assicurandosi di avere la massima attenzione da parte di entrambi, comunicò loro i propri intenti.
«Dovremo andare a Mount Weather. Solo lì potremo--»
«NO!» Gridò prontamente la donna, che scattò in avanti appena udì quelle disgustose parole «nessun altro dei nostri morirà in quella tomba! Nessuno ci seguirebbe, neppure se fossimo a favore!»
«Quello che dice è vero, Clarke. I clan hanno paura di quel luogo, specie dopo ciò che è successo coi mietitori»
«Potrebbe anche essere tutta una trappola per farci rinchiudere nuovamente da loro. Come sappiamo che le sue azioni siano dettate dalla vendetta piuttosto che dal bisogno?»
«Non lo faremmo mai, Indra. Non ne trarremmo nessun beneficio.. Pensa alle parole che hai detto, ogni cosa che è in grado di aiutare--»
«SO ciò che ho detto, Skaikru! Ma è impossibile realizzare questo piano»
«Anche un'alleanza tra i nostri due popoli lo era, eppure Lexa c'è riuscita» omise di dire che ella aveva tradito la sua gente nel mentre dello scontro per non fomentare maggiormente l'ira della Grounder. Altro astio era fuori discussione.

Indra e Nyko parlarono a lungo sulla vicenda, consultandosi con altri membri del clan di pari grado. Tutti rifiutavano l'offerta, ma non v'era altra soluzione in fondo. Seppure controvoglia, dovevano fare un tentativo. I morti continuavano ad aumentare, e finché la Comandante fosse rimasta in quelle precarie condizioni la guerra con l'Azgeda non si sarebbe vinta da sola. Inoltre, un nuovo conclave sarebbe stato stroncato sul nascere con le incursioni da parte della Ice Nation. Coi muscoli tesi dall'impazienza ed uno scuro sguardo, Indra formò un squadra che li scortasse fino a Mount Weather, con annessi carri che trasportavano i feriti. Uno era stato riservato esclusivamente alla Leader.
«Partiremo il prima possibile. Spera che le tue cure abbiano effetto»
Sussurrò Nyko all'orecchio di Clarke, una volta che presero a marciare alla volta del monte. La ragazza annuì, accigliata. L'Arkadia non avrebbe avuto scampo altrimenti.

------------------------

Le ricerche intraprese dai giovani ragazzi non avevano dato alcun frutto, e si scorgeva frustrazione negli occhi di Bellamy, da sempre uno dei punti di riferimento per la banda dei 100. Ridotti ormai ad un esiguo drappello di fanciulli, non avevano mai accettato l'allontanamento di Clarke, non tutti almeno, e ne cercavano la figura in ogni dove, con la speranza di riaverla al loro fianco. V'erano stati dei litigi, delle questioni in sospeso e sì, stragi di cui era sempre difficile parlare, ma ella faceva pur parte della loro famiglia. Erano sopravvissuti insieme per settimane, lottando con le unghie e coi denti, imbracciando fucili ed armi bianche al solo scopo d'avere salva la vita a discapito di altri esseri viventi. Le azioni che entrambi i popoli avevano compiuto erano terribili, ed il sangue versato dai due fronti marcavano in profondità quegli adolescenti, divenuti adulti prima del previsto. Le ricerche dell'amica scomparsa si susseguivano in un clima rovente ed irto di tensione, ad ogni spedizione andata male fuoriuscivano parole ricolme di astio e disperazione. Frasi che bruciavano in gola, espresse al solo scopo d'alleviare il proprio, di dolore. Di sfogarsi, anche se richiedeva uno sforzo fisico non indifferente e costava altra rabbia da parte degli amici. Un circolo vizioso, che si susseguiva costantemente da quando la bionda se n'era andata, senza voltarsi indietro.
E se fosse morta, Clarke? E se il fatto che si fosse allontanata di sua spontanea volontà giovasse al resto di loro? Se avesse deciso di seguire Jaha, alla ricerca della tanto famigerata Città della Luce? Tutte supposizioni alle quali non sapevano dare risposta. Quando si trattava dell'amica Bellamy non voleva dare ascolto a nessuno, se non la propria ragione. Dopo un'ennesima discussione avuta con Jasper s'era allontanato nella sua armatura d'indifferenza, il cipiglio di chi non voleva andare oltre alle proprie convinzioni. Nonostante quel muro invalicabile però, s'erano formate delle crepe lungo la cinta muraria, e rischiava di far cadere tutto in un unico ammasso di rocce. Dopo parecchi metri non aveva più udito le grida dell'adolescente ed aveva preso a respirare con più energia, per calmare i nervi. Rilassatosi, andò a sgranchirsi le gambe nel bosco, anche se la vera ragione di quel viaggio era il continuare le ricerche di Clarke. Non lo ammetteva a se stesso.
Camminava a passo tranquillo tra gli alberi, mantenendo il fucile tra le callose mani e guardandosi costantemente intorno onde evitare un agguato, ma non ne arrivavano più ormai da giorni. S'era anche abituato a scrutare tra le fronde degli alberi, in attesa di un dardo che per sua fortuna non veniva scagliato. Tutto era tranquillo, fin troppo per i suoi gusti, mentre la situazione al campo non faceva che peggiorare. Gli adulti confabulavano sul tornare al Monte per raggruppare i viveri e gli indumenti dei vecchi inquilini, -equivaleva ad una vera e propria razzia, anche se nessuno lo ammetteva apertamente- che in fin dei conti non ne avevano più bisogno. Era proprio su quell'argomento che Jasper gli aveva fatto una scenata, urlandogli contro di tutto, dal rinfacciargli la morte della fidanzata al pregarlo di far cambiare idea a Kane. Molti erano rimasti feriti durante lo scontro e per una strana influenza che aveva fatto ammalare la maggior parte dell'Arkadia. L'infermeria si stava riempiendo di malati ed il solo modo per curarli era rifornirli al Monte. In quello, tutti erano concordi, ma specie sul cibo e sui capi di vestiario vi era una scissione netta, e Bellamy era ancora indeciso su quale delle due parti assecondare. I suoi pensieri vennero smorzati da una voce femminile alla radio, Abby lo richiamava per aiutarla in vista della marcia che li avrebbe tenuti impegnati per le ore successive. Lui ed altri prescelti sarebbero andati in avanscoperta per aprire la strada alla dottoressa e ai malati, al fine di rendere il viaggio più sopportabile per questi ultimi. Prendendo un lungo respiro fece retro front, l'animo ancora indeciso.

La marcia era iniziata verso il tramonto ed al fianco di Bellamy v'erano la sorella Octavia, il suo fidanzato Lincoln, Raven, Monty e Jasper. Monroe e gli altri avevano preferito stare col secondo gruppo ad assistere i malati in caso di bisogno, nonché come guerrieri in caso di attacco. Durante tutto il tragitto i ragazzi erano rimasti piuttosto silenziosi, rimuginavano su ciò che era accaduto in quei giorni e speravano che la situazione di stallo si smorzasse in qualche modo. Non avevano avuto più contatti coi Terrestri né loro li avevano cercati. Non sapevano se fosse ancora in vigore il loro patto, dopo il volta gabbana di Lexa durante la battaglia finale, perciò avevano preferito tenersi ben lontani dal contattarli. Comunque, il non aver scorto neanche un Grounder li metteva in agitazione, ma li rasserenava al tempo stesso. Potevano accendere un fuoco e rifocillarsi senza l'ausilio della carne secca o di altro cibo essiccato, almeno in parte era una vittoria.
Lincoln era ottimista riguardo la situazione dei due popoli, anche se dalle parole s'opponeva il suo sguardo accigliato. Non era completamente uscito incolume dal suo passato di mietitore, di notte si svegliava di soprassalto e tentava da solo di sconfiggere i propri demoni, rifiutando persino l'aiuto di Octavia. Testardo ed indomito come solo un vero Grounder sapeva fare, mascherava il suo stato sotto una maschera incoraggiante, dalla quale però sbucava il vero lui. Gli occhi non mentivano mai. Raven aveva iniziato a provare dolore alla gamba dopo novanta minuti dalla partenza, ma ostinata non aveva accennato il minimo fastidio ed aveva continuato a marciare come nulla fosse, ignara delle occhiate preoccupate dei compagni che la tenevano costantemente d'occhio. Senonché, dopo altre due ore di cammino, visibilmente pallida e sudata s'era costretta a fermarsi, assecondando il volere di tutti. Il ginocchio le tremava e non aveva più forze per percorrere neanche un altro metro, perciò si sarebbero fermati.
«Ci accamperemo qui stanotte. Faremo a turni per la guardia, Raver farà l'ultimo» aveva sentenziato Bellamy, appoggiando il fucile contro alla corteccia dell'albero più vicino. S'era spogliato del giaccone rivelando il suo fisico prestante ed aveva frugato nel suo zaino, alla ricerca del cibo da spartire coi compagni di viaggio. Monty si era preso l'incarico di accendere il fuoco mentre Jasper era andato alla ricerca della legna accompagnato da Octavia. Tutti stavano dando un loro contributo, e l'atmosfera durante la cena parve rasserenarsi. Nessun pericolo in agguato, non ancora almeno.

Bellamy aveva dato un leggero scossone alla spalla di Lincoln, che s'era svegliato dopo pochi istanti. Toccava a lui fare la guardia. Si alzò, facendo un cenno del capo al ragazzo e si mise contro un arbusto, controllando con attenzione l'accampamento e l'ambiente circostante mentre l'altro s'era sdraiato sul fianco, addormentandosi come un sasso. Lincoln restò vigile per tutta la durata del suo turno, statuario nella sua posa con le braccia incrociate e senza che nulla distraesse il suo compito. Finchè.. Ad un tratto sentì dei passi avvicinarsi, e si preparò l'arma nella destra, pronto ad attaccare. Distinse solo due falciate, quindi non si trattava di un animale. Inoltre, l'essere pareva non farsi molti problemi ad andare verso il campo, come se non avesse nulla da nascondere. Alzatosi e controllato che gli altri stessero dormendo, il Terrestre s'avvicinò alla figura prendendolo di sorpresa. Puntò l'arma alla gola dell'uomo e lo trascinò verso il fuoco, per illuminargli il viso. Con sua grande sorpresa gli si palesò davanti la figura di Nyko, il suo vecchio amico. Egli si mise un dito sulle labbra, come per dirgli di stare in silenzio e Lincoln spostò la lama, incuriosito. Restando ben attento a non farsi scoprire, il medico gli indicò un punto del campo dal quale avrebbero potuto controllare gli altri, e nel contempo parlare senza che nessuno li udisse. Ora più tranquillo, il Trikru guardò la sentinella, le parole che gli fremevano in gola.
«Siete visibili a chilometri di distanza Lincoln, vi abbiamo rintracciati subito senza fare troppi sforzi. Sei diventato più ottuso restando con questi Skaikru?» Nyko trattenne una risata per non destare gli altri ragazzi ed osservò con sincera curiosità l'amico
«Non abbiamo ricevuto né segnali dai clan né alcun genere di attacco. Perché dovremmo aspettarci un'incursione da parte vostra, Nyko? In fondo, abbiamo stretto un patto»
Da parte vostra, che strano pronunciare tali frasi. Era pur sempre un abitante delle Foreste anche lui, ma ora l'esilio nel quale era costretto metteva a dura prova i suoi natali. Aveva preferito stare al fianco dell'amata piuttosto che ritornare dal suo clan, e Lexa questo non glielo aveva ancora perdonato.

«Credo che sia solo questione di tempo e l'alleanza si sgretolerà, mio caro amico.» Sentenziò il dottore, fissando lo sguardo sulle fiamme danzanti del falò. Fino a che punto si poteva dire che Trikru e Skaikru sarebbero rimasti alleati? Il bene del proprio popolo valeva ben più della salvaguardia dell'altro, questo si era evinto dalla Comandante una volta che ebbe abbandonato il campo di battaglia con i suoi. Nyko giustificava il suo Leader, pur non condividendo appieno la sua decisione. In fondo, ciò che contava era il bene del clan, e non v'erano rimasti troppi feriti. «Cosa vi ha portati in marcia?»
«Potrei fare la stessa domanda a te, amico mio. Stiamo andando a Mount Weather, abbiamo necessità di curare i malati»
«Clarke mi ha mandato qui apposta per parlarti di questo, Lincoln. È bene che non veniate anche voi»
Il sentirgli pronunciare quel nome acutizzò quel senso di indecisione che l'aveva attraversato fin dall'inizio di quel discorso. Quindi la ragazza l'avevano loro, e se perfino lei gli suggeriva di desistere nell'andare al Monte, stava a significare che il viaggio da intraprendere non avrebbe portato altro che guai.
«Abbiamo dei malati che necessitano di opportune cure--»
«Siamo stati attaccati dall'Azgeda, l'Heda sta rischiando la vita. E con lei altri dei nostri»
La situazione stava divenendo sempre più complicata, e matasse d'informazioni si aggrovigliavano l'una nell'altra creando un gomitolo impossibile da srotolare. La Leader era stata ferita, morti s'erano aggiunti ai caduti in battaglia, ed il Monte era divenuto la meta turistica per eccellenza. Avrebbe fatto bene a parlarne coi suoi compagni o sarebbe dovuto rimanere silente, inventandosi una scusa per tornare all'Arkadia? La sua coscienza non seppe cosa suggerirgli.
«Ascoltami Lincoln, ed ascoltami bene. Fa' arrivare qui la madre di Clarke, solo lei può aiutare i Trikru col veleno che hanno in corpo. Se gli Skaikru ci vedessero, scoppierebbe un massacro. Clarke mi ha detto di portarti con me, volente o nolente, le servi per tradurre e come figura di supporto. Dipende tutto da te, amico mio. O Skaikru e Trikru saranno nuovamente in guerra.»


----------------------------------------------------------------
Note dell'Autrice:

Buonasera! O Buon Pomeriggio, non saprei.. In ogni caso ciao a tutti! Scusate il ritardo ma ho veramente trovato poco tempo per dedicarmi alla Fan Fiction ed ogni riga che scrivevo ne cancellavo due.. Ad ogni modo ho incorporato insieme due situazioni, in fondo non esistono solo i Grounders ;) Volevo inoltre informarvi che settimana prossima non ci sarò per il ponte del 25 Aprile, quindi ci sarà un ulteriore ritardo per il capitolo 6.. Mi scuso sinceramente, non è mia intenzione farvi aspettare così tanto e sono mortificata
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio anticipatamente per le recensioni e le visualizzazioni che mi darete :D Buona serata <3

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 19, 2016 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

There's Only One CommanderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora