Clarke fuggiva, non s'era fermata un singolo istante per recuperare le forze o ispezionare meglio la strada da seguire. L'istinto la stava orientando mentre alle sue spalle i cavalli dei terrestri scalpitavano e faticavano a tenere il passo. Gli arti le dolevano immensamente per un tale sforzo ed il bisogno d'energie, quasi si sentiva mancare il fiato ad ogni metro percorso. Non le erano concesse ulteriori alternative dopotutto, più i passi si succedevano e più ella s'imponeva di sopportare il male ai polmoni ed accantonare momentaneamente il senso di cedimento delle gambe. Sfrecciava in quel verde ricco di sfumature e contrasti, ora semplicemente una prigione dalla quale evadere, prima che gli aguzzini la chiudessero definitivamente in gabbia. Non poteva arrendersi, non aveva altra scelta se non correre.
Voleva sopravvivere, rifiutava di divenire una schiava di quella stessa comandante che fino a pochi giorni prima la guardava con l'amore negli occhi, sentimento che fin da subito aveva scorto nelle iridi smeraldo di lei. Il cambiamento così repentino nello sguardo di Lexa l'aveva lasciata di stucco, inconcepibile per la bionda pensare che la guerriera avesse messo un freno a ciò che provava nei suoi confronti, dopo il bacio che si erano scambiate. Erano bastati neanche due lune perché il cuore della terrestre si indurisse come la pietra? Poco prima della aggressione Clarke aveva sperato che tale comportamento fosse stato appositamente studiato, che si trattasse solo di un fraintendimento da parte sua o che il tutto fosse dovuto alla presenza di Indra e alle guardie all'ingresso. Ma la donna non si trovava nella tenda quando, con fare sprezzante e quasi ironico, la bruna le aveva imposto il proprio volere, né all'esterno erano presenti soldati. Non v'era nulla che indicasse che Lexa stesse fingendo.
In quel medesimo istante la Leader dei Cento desiderava ritornare dai propri cari, sentiva le membra stringersi ogni qualvolta ripensava a ciò che aveva compiuto e questo complicava notevolmente il suo stato fisico e mentale. L'ultimo abbraccio in cui aveva stretto Bellamy era un vivido ricordo che ora la faceva proseguire, la rendeva forte. Debole fuori, nei muscoli che costretti alla corsa si tendevano, ma ostinata a scappare. Per rivederli un giorno, da ragazza libera, non da giumenta al guinzaglio del padrone. Non poteva tornare da Bellamy come se nulla fosse successo e pregare per il perdono di lui, anche se il cuore le sussurrava il contrario. Glielo avrebbe mai concesso? Il suo era stato un abbandono, tornare con la coda tra le gambe era un lusso che ella non si poteva permettere. Il coraggio di allontanarsi non poteva eguagliare il senso di vergogna che di certo l'avrebbe colta, se fosse si fosse ripresentata al campo base. Maggiormente ripensava al passato, più il dolore la ricacciava forzatamente nel presente.
Clarke scappava attraverso quel fitto bosco che nulla aveva da nascondere al clan delle foreste, se non una ragazza proveniente dal cielo che stava tentando il tutto e per tutto per non essere ghermita una seconda volta. I minuti si accavallavano l'uno sopra l'altro, in circostanze ideali ella non si accorgeva di quanto il fiato potesse essere pesante, che un ramo involontariamente rotto con lo stivale segnalava a metri di distanza la propria posizione. Non aveva tempo di curarsi di quei minuziosi suoni, invece il suo principale obbiettivo era di trovare un riparo in cui nascondersi ed attendere successivamente il da farsi. Parve quasi che gli arbusti attorno a lei volessero ostacolarle il cammino. I rami le solcavano le guance lasciando visibili tagli che sgorgavano un poco di cremisi, le foglie sul terreno la facevano inciampare ed il fango le rallentava quella folle corsa verso una libertà che a stento sapeva d'esistere. Nella stazione spaziale i rivoltosi venivano condannati a morte, ogni sentenza si riconduceva all'espulsione nello spazio, anche per banalità. Non era mai stata realmente libera, nemmeno quando infine lei ed i suoi compagni erano giunti sani e salvi sulla Terra. I terrestri li avevano avvertiti al loro primo contatto, impalando Jasper su un simil rogo, Lexa aveva concesso loro tempo affinché si allontanassero, ma assaporare un diritto intangibile come la libertà aveva reso i fanciulli imprudenti, ed aveva scatenato una guerra. Una finta esistenza, che tutt'ora la stava braccando. Sentiva le urla dei Grounders dietro di sé farsi sempre più vicine, quasi i loro respiri sul collo a rendere ulteriormente esposta la pelle d'oca, il sudore freddo...
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There's Only One Commander
RomanceRated R. Contiene Spoiler sul finale della seconda stagione Dopo gli avvenimenti di Mount Weather e la vincita dell'Arca, Clarke è tormentata dal rimorso per il massacro appena compiuto. Tale risentimento la spinge ad una drastica decisione: allonta...