Vi racconterò una storia, la mia storia.
La mia storia non è certo avventurosa o caratterizzata da un grande amore, la mia storia è quella di un ragazzo che imparerà ad accettarsi.
Credo che questo lungo processo sia iniziato fin dall'asilo...
PROLOGO
<<Luke ricordati la merenda >>
<<Sí mamma >> la mia voce risulta piena di entusiasmo, particolarmente stridula e squillante, oggi è il primo giorno d'asilo e non vedo l'ora di andarci. Sono mesi che mi immagino questa giornata e finalmente è arrivata, non vedo l'ora di andare a giocare con gli altri bambini e di farmi così tanti amichetti da far lamentare mia madre quando li porterò a casa.
Scendo le scale di corsa con il mio piccolo zainetto blu e con il grembiule, che arriva alle ginocchia (per il quale sto per cadere), anch'esso a quadrati blu e mi fiondo in cucina dove trovo mio padre che sta facendo colazione
<<Papà muoviti dobbiamo andare!! >>
<<Luke calmati, c'è ancora tempo>>
<<Noo papà vieni, dobbiamo andare! >>avevo acquisito la mia solita voce "da lagna" come la definisce mia madre, prendo il braccio di mio padre e lo inizio a tirare con tutte le mie forze
<<okok vengo calmati, Anne noi andiamo >>
Mia madre scende correndo con una macchina fotografica in mano <<No aspettate devo fare una foto! >>
Sospiro e mi giro regalando un sorriso enorme alla macchina fotografica, dal quale proviene una luce accecante segno che mia madre aveva scattato la foto
<<Tesoro vieni a dare un bacino alla mamma >>, corro da lei che ora è in ginocchio per arrivare alla mia altezza e gli stampo un bel bacio sulla guancia, poi torno da mio padre che sta aprendo la porta, appena fuori corro alla macchina e mi metto sul mio seggiolino aspettando che mio padre leghi le cinture.
Papà sale in macchina e mette in moto mentre io saluto con la manina mia madre sull'uscio della porta.
Dopo mezz'ora mio padre parcheggia sotto un grosso albero, e scende aprendo il mio sportello per slegarmi dal seggiolino e appena finisce scendo in tutta fretta e inizio a correre fino ad arrivare ad un grosso edificio tutto grigio. In un primo momento quella struttura mi mise una strana inquietudine, quasi paura, ma subito scuoto la testa pensando che dentro era piena di colori, prendo la mano di mio padre (che praticamente ingloba la mia manina minuscola) che ormai mi aveva raggiunto e ci incamminiamo verso il grande, grosso, grigio edificio.
<<Salve signore>> la donna che abbiamo davanti è una donna robusta e bassa con lunghi capelli neri raccolti in una traccia laterale, i suoi lineamenti sono duri e ha due occhi che sembrano incenerirti, la sua voce è roca e poco femminile (ok quasi per niente, potrei addirittura confonderla con quella di mio padre...)
<<Emm.. Si salve, ho accompagnato mio figlio, sono il signor Anderson >> mio padre allunga la mano e la donna la stringe presentandosi :<<Piacere, io sono miss Harvey il preside di questo istituto >>
<<Piacere mio >> la voce di mio padre è gentile come sempre, ma dal suo sguardo riesco a capire che questa donna non gli va a genio.
Miss Harvey si abbassa alla mia altezza e mi scruta quasi con fare maligno, <<E questo mar... Cioè bambino chi è? >> le sue parole escono violentemente dalla sua bocca e a così poca distanza da me che quasi mi fanno quasi male. Provo a parlare ma quella donna mi mette troppa paura, mio padre accorgendosi della mia incapacità di rispondere lo fa per me :<<Questo è mio figlio Luke >> la donna alza gli occhi su mio padre mentre si rialza con una lentezza inquietante
<<E come mai non parla? È timido? >>, mio padre esita per poi annuire con il capo <<Abbastanza>>, la donna torna a scrutarmi
<<Mm... Bene>>
***
<<Bambini, venite tutti quì>> la voce dolce che parla appartiene alla mia maestra : Miss Clark, una donna alta con lunghi capelli biondi e occhi di un blu mare che trasmettono uno strano calore e molta dolcezza, la sua pelle è candida come il suo vestito. Dopo l'incontro con miss Harvey scoprire che miss Clark era la mia maestra è stato davvero un grande sollievo.
Ci riuniamo tutti ai piedi di miss Clark e lei ci regala uno di quei sorrisi talmente dolci che ti riscaldano il cuore
<<Bambini mettetevi tutti in cerchio e poi uno alla volta vi presenterete, quando finiremo potrete tornare a giocare >>
Facciamo come ordinato e inizia il giro di presentazione.
Ormai manca solo una persona prima di me :
<<Ciao, sono.. Si son.. Am.. Amanda>>la ragazza che si sta presentando è una bambina piuttosto paffutella con lunghi capelli ramati e due occhi enormi color nocciola. Mentre si presenta le sue guance si infiammano e la sua voce trema.
Miss Clark accorgendosi dell'agitazione di Amanda e gli sguardi divertiti dei compagni corre in suo aiuto, <<Va bene Amanda, andiamo avanti, tocca a te piccolo >> la maestra mi fa un cenno con la testa e io mi alzo lisciandomi il grembiule
<<Ciao, io sono Luke ho 4 anni e abito a New York, prima abitavo a Dallas ma il mio papà mi ha portato quì per il suo lavoro e sono felicissimo di essere quì, non vedo l'ora di divertirmi con voi >> sorrido e torno a sedere. Vedo che Amanda mi fissa così gli sorrido ma lei distoglie subito gli occhi e diventa di nuovo tutta rossa.
Finite le presentazioni la maestra ci lascia liberi di giocare, finalmente non aspettavo altro. I bambini si dividono in diversi gruppi :alcuni vanno a giocare con i lego, altri prendono le macchinine, altri ancora giocano a pallone. Le bambine invece sono tutte dentro la casetta giocattolo.
Mi guardo intorno e mi rendo conto che sono rimasto solo in mezzo alla stanza, subito corro da un gruppetto di ragazzi che stavano giocando con i lego
<<Ciao posso giocare con voi? >> mi siedo per terra affianco a un ragazzo biondo e allungo una mano per prendere un pezzo di lego, ma lui subito allontana i lego e mi dice con voce cattiva
<<No! Tu non puoi giocare con noi vai via!>> queste parole mi colpiscono duramente ma non lo do a vedere, mi alzo a testa alta e mi dirigo verso un altro gruppo che sta giocando con le macchinine
<<Ehy, posso giocare con voi? >>, loro mi ignorano totalmente girandosi dalla parte opposta, sospiro e mi dirigo da un altro gruppo ancora, per riprovarci, arrivo dai bambini che giocano con la palla e per caso essa finisce ai miei piedi, così la prendo e inizia a palleggiare ma subito arriva un bambino molto più alto di me che mi strappa la palla di mano
<<Vattene via, magrolino, vai a giocare con le femmine.. >>
I miei occhi si velano di lacrime e inizio a camminare fino a ritrovarmi in un angolo, mi appoggio al muro e mi accascio a terra mentre le lacrime scendono lungo le guance.
Alzo lo sguardo e vedo Amanda che è seduta fuori la casetta giocattolo, mentre si asciuga le lacrime, appena si accorge che la sto guardando si alza immediatamente e corre dentro la casetta.
Ed eccomi quì, in un angolino, solo, tutti i miei sogni di bambino sono crollati.
Niente risate, niente urla per casa dei miei amici, anzi niente amici, sono quì solo.
Solo.
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L'albero Della Solitudine
Teen FictionLuke vi racconterà la sua storia. La storia di un ragazzo che imparerà ad accettarsi e che nella vita l'opinione degli altri non è fondamentale