Buio, freddo, dove sono?
Inizio a camminare alla cieca con le braccia allungate in avanti.
Le mie mani vengono a contatto con qualcosa, qualcosa di metallico. Dopo un po che esploro quel qualcosa capisco che è una maniglia, la giro e subito i miei occhi vengono inondati di una luce bianchissima e forte, troppo forte. Faccio fatica ad aprire gli occhi. Piano piano essi si abituano alla luce e inizio a distinguere i contorni degli oggetti che mi circondano.
Mi guardo attorno, mi trovo in una grande stanza con molti banchi verdi all'interno, diversi ragazzi della mia età sono seduti a parlare, chissà di cosa. Riconosco subito questo posto, è la mia vecchia scuola media.
Sono seduto su un banco davanti alla cattedra (ovviamente solo), sto leggendo un libro nell'attesa che la professoressa arrivi.
La porta si apre e io alzo lo sguardo speranzoso che sia la prof, ma non è lei. È Jackson seguito da Dan e Oliver (sì lo stesso Oliver delle superiori, mi maltratta da quando andavamo alle elementari), si siedono poco lontani da me e subito dopo entra la prof.
Inizio a copiare le parole scritte sulla lavagna, ma dopo un po' un bigliettino colpisce la mia testa, lo apro e comincio a leggere:
"Ehy cacchetta, spero
tu abbia portato qualcosa
di buono che ho una
certa fame"
Capisco subito chi me l'ha mandato :Jackson, lui mi prende la merenda ogni giorno lasciandomi a stomaco vuoto.
Ricordo le parole di mia madre "Non permettere a nessuno di maltrattarti, se lo fanno dillo a qualche adulto".. Si facile a dirsi ma quando ti trovi davanti quell'armadio di Jackson la paura vince sul coraggio..
<<Ehy! >> la voce di Jackson arriva arrabbiata alle mie orecchie
<<Che fai non mi rispondi?! >> giro la testa e con voce tremante riesco a dire l'unica parola che mi viene in mente <<S.. Scusa>>, non so perché mi scuso.
Scusa per darti ogni giorno i miei soldi e la mia merenda? Scusa per non dire mai niente a nessuno? Non so per quale assurdo motivo mi scuso ma non posso farci niente è questo l'effetto che mi fa... <<Luke, Jackson, perché non state seguendo? >> la voce della prof mi distrae dai miei pensieri e dagli occhi infuriati di Jackson che, nonostante le mie scuse, non hanno cambiato espressione
<<È colpa di Luke, mi infastidisce sempre! >> Jackson mi indica e i miei occhi si spalancano, che cosa ora è colpa mia?
<<Ma non è vero! È stato lui! Guardi mi ha lanciato un bigliettino >>sbotto all'improvviso, troppo all'improvviso, ci metto un po' pure io a capire che quelle parole sono uscite dalla mia bocca.
Mi guardo attorno e i miei occhi sorpresi trovano occhi spalancati e bocche aperte. Poi con lo sguardo incontro lui, i suoi occhi sono due fessure e la sua mascella è serrata. Oh-oh...
La professoressa prende il bigliettino e lo legge, subito dopo invita Jackson a seguirla dal preside.
Il mio stupore si trasforma in gioia. Ho vinto, ho rischiato ma ho vinto! Ora Jackson mi lascerà in pace e forse il preside lo punirà!
Mi apro in un sorriso raggiante che dura per le 4 ore successive.
Suona l'ultima campanella e io esco canticchiando.
Non vedo l'ora di dirlo a mia madre, di dirgli che il suo bambino si fa rispettare.
Percorro tutto il vialetto della scuola canticchiando ma appena svolto il vicolo la mia voce viene interrotta e cado a terra.
Non vedo niente, solo nero. Sento del sangue scendermi giù dalla guancia e gocciolare sul mio braccio.
Qualcosa mi ha colpito, qualcosa di duro, cerco di capire cosa potrebbe essere stato, ma non faccio nemmeno in tempo a pensare a qualcosa che vengo sollevato da terra e portato in un posto molto più buio, un vicolo, da due ragazzi. Stropiccio gli occhi per cercare di mettere a fuoco quelle due figure, e dopo un po' riesco a distinguerle, sono Dan e Oliver. Dovevo immaginarmelo che non me l'avrebbero mai fatta passare così liscia.
Vengo attaccato al muro mentre una terza figura compare alle spalle dei ragazzi che mi tengono al muro, un po' più lontano. Dovrebbe essere Jackson, ma lo dico per intuizione perché i miei occhi vedono ancora tante ombre, la botta è stata troppo forte.
<<Ehy cacchetta, sai non mi è piaciuto lo scherzetto di oggi>> la sua voce è furiosa e ha intenzione di farmela pagare
<<Sai, quando il preside ha letto quello stupido bigliettino si è arrabbiato molto>> inizia a camminare avanti e indietro davanti a me, con voce molto più calma di prima e con un passo altrettanto calmo, quasi snervante.
<<Quello stupido vecchio ha deciso di mettermi in punizione per 3 settimane, ti rendi conto 3 settimane per uno stupido bigliettino! Comunque all'inizio mi sono molto arrabbiato con te, ma dopo ho capito che non dovevo, non l'hai fatto apposta vero? >> si ferma come aspettando una risposta ma io non gli e la do, sia perché non riesco a parlare per il dolore, sia perché non voglio, perché io volevo che lui avesse quella punizione, l'ho fatto apposta e ci ho anche goduto.
<<Comunque ho pensato a un bel gioco. Aiutami genio della matematica, 3 settimane quanti giorni sono? >>
<<Sono 21 Jack! >>risponde Dan tutto entusiasto di essere riuscito a fare quello stupido calcolo
<<Lo so babbeo! Doveva rispondere lui! >>indica la mia esile figura attaccata al muro
<<Comunque il gioco consiste in questo :Dan e Oliver ti faranno dei "regalini" tanti quanti sono i giorni che passerò in punizione.
Credo che tu abbia capito tutto. Ok possiamo iniziare! >> dice queste parole con così tanto entusiasmo da farmi quasi credere che sarà una cosa bella. Jackson batte le mani e il braccio di Dan si muove velocemente, assestandomi un pugno allo stomaco. Ecco il primo "regalino"
2..,3..,4.. Ogni colpo è più potente dell'altro
5..,6..,7.. I miei occhi si fanno pesanti e davanti ad essi ci danzano ombre scure, il dolore è insopportabile e le mie gambe iniziano a tremare
8..,9..,10.. Questa volta sono calci, dati alle mie gambe che non la smettono di tremare
11..,12..,13.. Tornano i pugni ma questa volta sugli zigomi, pugni che mi fanno girare la testa
14..,15.. Non sento più niente, i miei occhi sprofondano nel buio, il mio corpo smette di fare qualsiasi cosa e si accascia a terra.
<<O porc.. Ragazzi scappiamo! >> queste sono le ultime parole che le mie orecchie riescono a sentire prima di sprofondare nel baratro.
Apro gli occhi, il mio respiro è corto e affannato, la mia fronte è impelata di sudore. Mi tocco la faccia, niente dolore, niente cicatrici, almeno fisicamente ma la mia anima è lacerata da quel episodio. Non è stata l'unica volta in cui sono stato menato ma è stata la prima e la volta più violenta. Quell'esperienza mi ha segnato, e non solo me ma anche la mia famiglia. Sono stati i miei a ritrovarmi in quel vicolo, senza sensi. Non ho mai sentito mia madre piangere tanto.
Mi guardo intorno e mi accorgo di essere ancora sotto il grande albero, devo essermi addormentato tra una lacrima e l'altra, tra un singhiozzo e l'altro. Mi alzo pulendomi i jeans dalla terra che mi è rimasta attaccata, faccio un passo ma la mia converse si sporca di fango, tutto intorno a me è bagnato, deve aver piovuto, ma io sono asciutto
Mi giro a guardare quell'albero che oltre ad accogliermi mi protegge. Il suo fusto è così grande che ci servirebbero le braccia di 3 uomini per circondarlo tutto, i suoi rami altissimi sembrano sfiorare il cielo. Mentre sto guardando i suoi rami una foglia si stacca da essi, e inizia a cadere fluttuando nell'aria. Allungo una mano e la foglia ci cade sopra, la osservo, i suoi colori vivaci iniziano a spegnersi da un autunno arrivato troppo presto, le sue venature ben evidenti tracciano contorni quasi armonici.
Prendo la foglia e la metto dentro un libro che avevo appena tirato fuori dal mio zaino nero. Rimettendo dentro il libro l'occhio mi cade sul mio cellulare che sta vibrando, lo prendo e leggo in nome che compare sullo schermo : Mamma
<<Pronto>>
<<Pronto?! PRONTO?! Ti ho chiamato almeno 20 volte!! >> le grida di mia madre mi stanno rompendo un timpano
<<Mamma calmati e non-ur-la-re! >>
<<Calmarmi?! Hai visto che ore sono?! Non sapevo dov'eri, cosa ti fosse successo, e se succedeva di nuovo?? >> mia madre ora è in lacrime. Dopo che mi ha ritrovato in quel vicolo è rimasta molto turbata, ha paura che riaccada, che questa volta non riescano ad arrivare in tempo.
Guardo il cielo e poi il mio orologio elettronico color argento, effettivamente è molto tardi. Sono le 9 di sera, sono 7 ore che sono scappato da scuola, ma quanto cavolo ho dormito??
<<Scusa mamma stavo facendo una cosa e non mi sono accorto del tempo che passava>>
<<Ok torna a casa che ho bisogno di riabbracciarti>> detto questo tira su col naso e riattacca.
Do un ultima occhiata all'albero, il mio albero, e sospirando mi giro per dirigermi alla mia macchina
***
Giro la chiave e apro la porta di casa, non faccio in tempo a mettere un piede dentro che una donna magra e slanciata mi si lancia addosso stringendomi talmente forte che ho davvero paura di soffocare. Una ciocca nera mi sollecita il naso facendomi starnutire
<<Mamma mi stai soffocando >>
<<Scusa amore>>si scoglie dall'abbraccio
<<Perché hai starnutito? Stai male? >>
<<No mamma sto benissimo >>
<<Ma ciao figliolo>>entra mio padre in corridoio con un panino in mano, ovviamente, ma quanto mangia?? Ok ora pensate che sia un obeso che sta sempre sul divano a mangiare, ma in realtà il mio corpo magrolino lo devo a lui.
<<Ciao papà>>
<<Allora, dov'eri? Perché sei mancato così tanto? >>riattacca mia madre con le sue domande insistenti
<<Te l'ho detto mamma, stavo facendo una cosa>>
<<Che cosa? >>
<<Ciao mamma! >> il mio tono è presuntuoso e so che non gli piace ma odio quando è così insistente.
Sorpasso i miei e inizio a salire le scale, sono quasi in cima quando vengo fermato dalla voce di mio padre
<<Figliolo, oggi tua madre ha invitato il nostro nuovo vicino a cena e dovrebbe arrivare tra mezz'ora, vedi di essere puntuale>>
<<Ma che.. Em.. Si ok>> che noiaa, non voglio stare ad una tavola con tre pallosi adulti che discutono sempre..
Ma c'è una cosa che mi incuriosisce. La casa affianco alla nostra è rimasta vuota per anni, francamente non so bene il perché, una volta mio padre mi disse che non si sa quanti anni fa il proprietario di quella casa aveva ucciso sua moglie lì, io non ci credo ma la voce girava e le persone non hanno mai voluto abitarci, è sempre rimasta vuota. Ma ora non più, ora c'è qualcuno che se n'è fregato di quel mito, e io voglio conoscere quel qualcuno.
Salgo in camera mia e mi preparo un bagno, mi immergo e comincio a pensare. Penso ad oggi, Oliver, l'albero, il sogno.
Una domanda si fa strada tra la mia mente, Sarò mai libero da questo? Sarò libero dalle torture a scuola, dalle lacrime, dagli incubi? Non lo so, ma ne dubito fortemente.
La speranza è l'ultima a morire ma quando è morta che si fa? Vi prego ditemelo perché la mia è morta tempo fa, andata via con le lacrime che versavo e adesso non so che fare.
Mi sciacquo velocemente e mi metto la prima cosa che mi capita a tiro: dei pantaloni scuri e una felpa larghissima grigia (è veramente grande, mi arriva alle quasi alle ginocchia)
Mi dirigo verso lo specchio in bagno e, dopo averli asciugati con l'asciugamano, provo ad acconciare i miei capelli neri mossi con un po' di gel ma niente, niente da fare i miei capelli sono troppo ribelli! Sbuffo frustrato e lascio stare, tanto è solo un vecchio bacucco, che me ne importa?
"E se poi inizia a sparlare di me al suo circolo anziani? Diventerò lo zimbello dei vecchi! ", calmati Luke non ti fare paranoie.
Esco dalla mia camera e inizio a scendere le scale, andiamo a conoscere il vicino coraggioso!
" Din-don" la porta si apre
<<Salve>>...
******************************
SPAZIO AUTRICE:
Ecco il secondo capitolo!
Vorrei scusarmi per il ritardo ma sono stata poco bene, poi ho avuto delle gite e alcune interrogazioni e.. Ok non volete sapere gli affari miei. Comunque secondo voi chi è il vicino coraggioso? Che ruolo avrà nella storia??
Lasciate qui sotto un commento e come sempre se il libro vi piace una stellina
Baci stela
STAI LEGGENDO
L'albero Della Solitudine
Teen FictionLuke vi racconterà la sua storia. La storia di un ragazzo che imparerà ad accettarsi e che nella vita l'opinione degli altri non è fondamentale