Capitolo due

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Jules Pov

-Ally?
Esatto. C'è qualcosa di altamente dannoso nell'alzarsi alle 6:00 di mattina, il Lunedì, quando la prima cosa che tua madre fa, invece di rifornirti di caffè in quantità industriale, é chiederti della tua amica nonché vicina di casa ormai di famiglia.
-bene. Non la sento da ieri sera, comunque.-
L'odore di caffè mi pizzicò le narici: sia lodato il cielo.
Iniziai a bere quel liquido caldo ancora bollente, sentendolo scendere caldo nella mia gola e espandere nel mio corpo la sensazione dolce di coccole. Esatto, amo il caffè. Mia madre si sedette davanti a me, con sguardo inquisitorio, studiando il mio viso. Faceva sempre così quando usciva il discorso "Aline". Era convinta che nascondessimo una relazione super segreta e super romantica, completamente campata in aria.
Nulla di ingestibile, se non anche comodo: nessuna spiegazione per le inesistenti ragazze che portavo a casa.
Sorrise, mi rubò la tazza che riuscii a stento a finire e la abbandonò nel lavandino.
-dai. Oggi ti accompagno a scuola.-
Non sapevo cosa aspettarmi. Dove era il doppio fine?
-volevo sapere se oggi avevi intenzione di passare la serata con Aline...-
-perché?-
-vedi, Ethan aveva intenzione di passare per cena, una cosa un pò speciale-
Eccolo il secondo fine.
Non che ne fossi dispiaciuto, anzi. La smorfia era d'obbligo, ero comunque un adolescente.
In realtà ho sempre apprezzato la sincerità di mia mamma. Non mi aveva mai nascosto nessun ragazzo, anzi: chiedeva spesso a me il consenso di invitarli a casa. Ethan e lei si frequentavano da sì e no due mesetti, e per il momento era un record. Mi piaceva quel tipo, con quelle rughe d'espressione calde e il viso morbido. Mi aveva fatto subito una buona impressione.
Sbuffai, alzandomi dallo sgabello e stiracchiandomi.
-non hai bisogno di trucchetti per farmi levare dai piedi, ma accetto volentieri il passaggio.-
Lei ridacchiò lievemente e io corsi su per le scale.
Mi infilai dei jeans consunti e un maglione blu. Pigramente mi diressi in bagno, guardandomi allo specchio. Solita pelle chiara, capelli castani indomabili e occhi azzurri, come quelli di mia madre. I capelli probabilmente li ho ereditati da mio padre, anche se non ne posso avere la certezza: i primissimi ricordi che ho risalgono già a quando la mia famiglia da tre é passata a due componenti.
Mi lavai il viso velocemente e andai nella mia stanza. Raccattai disordinatamente fogli, libri e appunti assieme a qualche penna e li buttai nel mio zaino, poi corsi giù dalle scale.
-non fare tutto quel baccano, Cristo!-
-si, si scusa.-
Mia madre era girata di schiena verso lo specchio dell'entrata. Si stava pettinando i capelli biondi nel caratteristico sjinion stretto da lavoro; diceva che la faceva sembrare più seria. Come se il completo e la cartellina da avvocato non fossero abbastanza seri per lei.
Infilai un giacchetto leggero: eravamo quasi alla fine dell'anno scolastico, iniziava già ad esserci caldo.

Una volta in auto, mi cimemtai nella rappresentazione teatrale del figlio modello: chiesi a mia madre come stava, come andava con il lavoro, e questo, e quello, e ascoltai assolutamente interessato tutto ciò che aveva da dirmi. Inutile appurare la mia completa disattenzione: alzati gli occhi al finestrino mi persi ad osservare la strada, il cielo grigio che ancora portava l'odore della notte.
Windsor è una città strana: mi piace il colore del fiume Detroit al mattino. Mi ha sempre rilassato guardarlo quando passavo sulla strada. I suoi movimenti dettavano giochi di luce illuminando le strade di quella cittadina canadese.
Controllai il cellulare.

Da Ally
Buongiorno tesoro❤ dormito bene?

A Ally
Più o meno. Tu?

La risposta ci mise poco ad arrivare.

Da Ally
Non c'è male. Stasera pizza da me? Ci sono anche Erik e Hayley.

A Ally
Per me é okay

Potevo sentire il sorriso della mia amica da lì.

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