acqua che s'increspa, guizza e rivive, sveglia dal torpore, risorge dalla notte. Sulla riva di un fiume di un languido verde, sordo e profondo, austero e tanto malato di una cronica pigrizia quanto piena di allegria quella mattina ancora giovane, che si fa spazio tra le nebbie di marzo. Ma il sole è ancora freddo, lontano, nemmeno si sforza di scaldare, sa di aver tempo, i giorni hanno appena iniziato ad allungarsi, lui si culla nella beata pigrizia che hanno gli esseri immortali, mai frenetico, mai smanioso, preciso nel suo corso. Sulla riva ovunque è suono. Chi iniziasse solo ora ad ascoltare si perderebbe tra i primi canti d'uccello, fermandosi a meditare nel mezzo di quella battaglia di suoni e toni diversi, forse arrivando all'errata conclusione che formino intrecciandosi tra di loro una melodia. Ma neanche la più caotica tra le composizioni si avvicina a questa, istintiva e sconclusionata, perennemente indeterminata nel suo tempo amorfo, degenere nei suoi casuali e imprevedibili crescendo. Un uditore più attento noterebbe che seppur imperanti sugli altri suoni i canti degli uccelli sono ancora fiochi e radi, tra verso e verso lunghi istanti di silenzio riportano indietro le ultime propaggini della notte, che si ritraggono di nuovo nell'ombra migrante e sfuggono
e tornano indietro come onde dopo essersi infrante.
Guardò quella pagina, le prime parole che riflettevano il carattere impulsivo di quel bisogno di descrivere quell'attimo, la grafia che esplodeva in un turbine angoloso e sbavato nelle prime fasi e che si faceva poi man mano più calma e misurata. Soddisfatto del risultato, Morvian chiuse il suo unico vero manoscritto, uno spesso tomo semivuoto rilegato a voler sembrare più vecchio di quanto in realtà non fosse, la cui copertina in cuoio quasi per nulla consumato rivelava però la giovanissima età. Amava il modo in cui la grafia stessa potesse essere un mezzo di trasmissione così potente, bastava solo sfogliare distrattamente le poche pagine compilate per rivivere un sequenza di emozioni che quasi si esprimevano a pieno con il tratto a volte deciso e a volte dolce, rendendo la lettura quasi un accessorio di cui fare a meno. Il libro portava impresso sul duro cuoio un titolo marchiato a caratteri gotici.
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Il Bardo
FantasyUna vicenda raccontata e la storia del suo narratore che si fondono. Così tra locande e sale signorili un bardo declama tra una canzone e l'altra un breve estratto di una biografia oscura, di un uomo senza nome. P.s. Il Prologo è una pagina a sé sta...