Capitolo 5

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Erano passati giorni e tutto era cambiato, tutto stava cambiando, perché Derek non era più lo stesso. Tutto stava cambiando ancora una volta.

Stiles evitava sempre di chiedere qualcosa a Derek, perché senza alcun dubbio l'avrebbe fatto, e non l'avrebbe fatto per proprio volere, lo sapeva bene, Derek era come uno stallone che non voleva essere domato, perciò evitava di doverlo obbligare, ma ciò che Stiles non sapeva era che Derek da quel patto stava apprendendo qualcosa.

Era come fiutare nell'aria un odore, percepire una sensazione, ma erano più dei pensieri, pensieri che non appartenevano a lui, pensieri che vorticavano come cicloni nella testa di Stiles, e Derek poteva vederli, toccarli, avverarli semmai avesse potuto o voluto.

C'era sua madre nella sua testa, sempre presente. E Derek lo capiva bene.

Ma un pensiero in particolare era condiviso da entrambi, era riconducibile a quando Deaton glie l'aveva detto, un'ultima volta prima che entrambi scappassero senza parlare.

Una, l'unica scelta che avevano per ora trovato per rompere il legame, era quello che tanto tempo prima era usato fare dalle tribù che avevano usufruito di quel patto. Perché i lupi, al tempo erano sempre stati dei nemici, che una volta usati non servivano più. E l'unico modo conosciuto per disfarsi di quel legame era che uno uccidesse l'altro.

Era ovvio, nella mente di Stiles, che mai avrebbe potuto uccidere Derek, per un semplice motivo che non voleva rivelare nemmeno a se stesso. Ma Derek lo percepiva, l'aveva capito.

E a Stiles non era passato inosservato quel comportamento di Derek, più scostante, più distaccato, più lontano e freddo.

Eppure da un po' dovevano condividere le giornate, le mattine, le colazioni, i pranzi e le cene, i sorrisi, e dover parlare o litigare per chi entrasse prima in bagno e chi dopo, per cambiarsi la sera e poi ritrovarsi nello stesso letto.

Derek a volte restava a guardarlo dormire, non lo faceva apposta, ma si chiedeva spesso perché ripudiasse ciò che Stiles teneva dentro. Aveva imparato a conoscerlo e ora sapeva che, ciò che si teneva dentro, non era mai ciò che tirava fuori. Sapeva che, per rispetto e timore di Derek, Stiles non avrebbe mai detto niente a riguardo.

E si chiedeva anche cosa sarebbe cambiato se quel legame non fosse solo stato forzato, si chiedeva cosa sarebbe cambiato se avesse annullato la distanza. Se lo chiedeva così tanto, che spesso si ritrovava a riprendere coscienza di sé ad un orario che non ricordava di aver letto, sul grande orologio del comodino. Restava così tanto tempo a guardare, ad aspettare che qualcosa in lui cambiasse, o che quel cambiamento fosse lui a farlo avvenire, e probabilmente tutto sarebbe andato per il meglio.

Lo sentiva dentro, e non sapeva spiegarsi perché.

Così, ogni notte, dopo aver pensato e pensato, ed aver fallito ancora una volta nel suo intento, si stendeva nel letto e man mano, notte dopo notte, dentro di lui e nella realtà, annullava la distanza poco a poco.

Annullando centimetri che distanziavano il suo corpo e quello di Stiles.

Si avvicinava sempre più, ed assaporava il momento in cui avrebbe abbracciato Stiles e sulle labbra dell'altro avrebbe letto la parolamio, perché se non voleva essere domato, il solo pensiero di dover essere proprietà di Stiles non gli dispiaceva affatto.

Ed arrivò quella notte, arrivò a metà maggio, quando il caldo si faceva sentire sulla pelle, nonostante fosse notte, nonostante la finestra aperta. E neppure un lenzuolino leggero copriva il letto. Stiles era lì, su un fianco, vicino a Derek che una volta per tutte aveva deciso di finirla, di cominciare una nuova vita e di darsi una mossa. Per qualche ragione Stiles aveva capito, e tutte le sere si premurava di chiudere a chiave.

A Derek scappò un sorriso la prima sera, carpendo in un attimo il perché nei pensieri dell'umano.

Ma il tempo si era dilatato, e lui non aveva potuto fare nulla se non continuare quella routine la sera, e chiudere la porta nonostante il caldo ed il bisogno di ricircolo d'aria.

Quella sera Derek decise di finirla, e senza pensarci due volte, voltò Stiles e s'impose, sopra di lui, baciandolo.

Non fu il cuore di Stiles a perdere un battito, nonostante fosse accelerato, ma il proprio, nel momento in cui avvertì l'umano sorridere sulle sue labbra e nella testa comparve un 'finalmente', soffocato da risa che le orecchie di Derek non potevano udire, ma che la sua testa accoglieva come reali e vere. Perché Stiles si teneva tutto dentro e Derek voleva scoprirlo davvero, avere per se stesso ogni singolo gesto, anche il più piccolo e semplice.

E nella mente Stiles continuava a rassicurarlo, nello stesso modo in cui le sue mani stavano facendo.

Gli diceva che poteva fare tutto ciò che voleva, stava aspettando, e l'aveva fatto per lui.

Poteva prendere tutto ciò che voleva di lui, tutto ciò che aveva, poteva fare tutto ciò che voleva, qualsiasi cosa potesse farlo sentire meglio, qualsiasi cosa volesse, perché Stiles voleva tutto ciò che potesse rendere Derek una persona migliore per se stesso.

Ed in fondo Stiles conosceva Derek meglio di chiunque altro.

Il lupo se ne accorgeva solo ora.

Non era Kate, non era nessun altro che Stiles Stilinski, e questo bastava per renderlo sicuro, per permettergli di chiudere gli occhi e lasciarsi guidare fino al momento in cui si sarebbero ritrovati lì sul letto, sudati e stanchi davvero, sicuri di appartenersi.

Derek la sentiva, sentiva la felicità tornare a galla in quel mare nero d'angoscia, di malinconia, di paura di perdersi e perdere.

Stavolta quel mare era solo un ricordo e Stiles era il presente.

Non vedeva né passato né futuro.

Vedeva Stiles e la vita che gli stava infondendo in ogni gesto ed in ogni tocco, senza farlo apposta.

Lo faceva e basta, senza un proprio tornaconto, senza saper nulla dell'amore, perché glie l'aveva ripetuto così tante volte che non era capace ad amare, che aveva seriamente bisogno di staccare da tutti e invidiava i fidanzatini per strada, non per altro ma perché amavano e sapevano amare.

Si era sentito un ignorante in amore, ma ciò che realmente non sapeva era che stava amando Derek più di quanto avesse fatto chiunque altro, più di quanto un tempo si fosse amato da solo l'egocentrico Derek che ora non esisteva più.

Ora esistevano solo loro due, ma neanche fisicamente.

Non esisteva niente.

E le mani di Derek, il suo corpo, quello di Stiles, ogni parte di loro si cercava.

Senza pensarlo, senza volerlo realmente.

Non era chimica, non era anima, erano solo due essenze che in quest'istante erano una sola nel silenzio della notte, e si amavano come mai aveva fatto nessuno. Si amavano in segreto, nel silenzio, senza bisogno di chiederlo, e sorridevano perché era giusto così.

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