Ivan (parte due)

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Pov Lelya

Salgo gli scalini fino al quarto piano ma porco cane in questo hotel non sanno che esistono gli ascensori, apro la porta.

"Katia sono tornata, domani dobbiamo andar...", rimango a bocca aperta quando vedo Katia seduta sul divani con Ivan che mi fa il suo sorriso strafottente, mi riprendo subito.

"cosa ci fai qui?" chiedo fredda come il ghiaccio al mio ex-ragazzo.

"anche a me sei mancata" mi risponde continuando a sorridere e questo mi fa infuriare, respira respira respira, Ivan capisce quello che mi fa provare e sorride di più, formando sulle guance le fossette che tanto adoravo. No, basta, quello era il passato.

  "io vado in camera, ho da fare la ummm delle cosa, a dopo" dice Katia scappando, lasciandomi in questa situazione da sola, le fisso intensamente la testa come per dirle ^stronza me la pagherai^.

Io e Ivan ci continuiamo a guardare negli occhi sfidandoci. Ivan si alza e si avvicina fin troppo secondo me, sto per fare un passo indietro ma non me lo permette, abbracciandomi la vita con le braccia muscolose e tatuate. Sento il suo respiro sul collo, mi viene spontaneo ricambiare l'abbraccio incrociando le braccia attorno al suo collo, mi era mancato tantissimo il suo sorriso con le fossette, il suo odore composto da un profumo con aroma di bosco e schiuma da barba e i suoi abbracci.

Mi ritiro dal suo abbraccio anche se fosse per me morirei felice in quelle braccia, rincomincia a guardarmi con i suoi occhi marroni e in un attimo vedo uno sguardo tristissimo che mi rompe il cuore in due.

"io lavoro per tuo zio da quando avevo 15 anni, i primi anni mi ha fatto fare delle cose "futili", come diceva lui, fino a quando un giorno mi ha chiamato nel suo studio e mi ha chiesto di rapire una ragazza e che non le avremmo fatto niente, ci serviva solo per dare una lezione a un certo James, che non aveva fatto un lavoro come si deve. Io eseguii gli ordini, rapii questa ragazza e gliela portai nel suo studio, lui la guardo disgustato e lei aveva a malapena 14 anni, singhiozzava in silenzio con degli enormi occhi azzurri che non smettevano di far scendere una lacrima dopo l'altra." 

Ivan è pallido come un fantasma, ingoia a vuoto, mi guarda con i suoi occhi limpidi pieni di colpa.

" Vadim le tirò uno schiaffo in faccia così forte che le rimase l'impronta della mano, io mi misi in mezzo e lui sai cosa mi ha detto?" mi chiede facendo una risata malinconica e io faccio no con la testa.

"dai levati non è successo niente, li ho solo tirato uno schiaffo non morirà. Io mi tirai indietro e lui tira fuori una pistola e uccide la ragazza e sai la parte peggiore qual'è stata? vedere gli occhi della ragazza perdere la vivacità e diventare  spenti", una lacrima attraversa una guancia, io non resisto più, mi avvicino, li asciugo la lacrima con il pollice e lo abbraccio con tutte le mie forze.

Lui si siede sul divano portandomi con lui e facendomi accomodare sulle sue gambe, rimaniamo abbracciati sul divano per almeno due ore, ma io ci rimarrei per tutta la vita.



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