"BREE"

25 6 0
                                    

Mi sono svegliata stamattina con un'insolita fame. È incredibile, ieri mi sono sfondata di cibo, perché questa merdosa malattia, a quanto pare, rende la mia fame improvvisa e incontrollabile. Ho mangiato una brioche e bevuto del succo d'arancia. Carter mi aspetta al parco delle Due Croci. Non so il perché, ma quel luogo mi trasmette serenità, calma. È come un rimedio naturale alla malattia. Scendo di fretta con un croissant alla marmellata in mano e come una povera e perfetta idiota, la marmellata si è spaparanzata sui miei jeans preferiti. Ovviamente, no? Corro a casa e mi accorgo di non avere le chiavi. Cacchio sono dentro. Sento che la rabbia comincia a salire e per istinto, colpisco la porta con un calcio. C'è un'ammaccatura. Spiegherò poi ai miei. Vado a scuola, consapevole del fatto che Carter mi aspetta, o mi stava aspettando. Ma per oggi va bene così, non vorrei litigare con lui. Perciò più mi tengo lontana da lui, meglio è. Per tutti e due. Entro in classe e vedo il mio posto occupato da... una tizia sconosciuta. Eccola, la rabbia. Attraversa il mio corpo con una velocità impressionante. Con tono irritato chiedo: "Chi sei, scusa? Quello è il mio posto quindi levati!" Sviene. Quella tizia cade dalla sedia priva di sensi. Per un momento ho creduto che fosse per autodifesa o paura. Hanno chiamato l'infermeria e l'hanno ricoverata. Era in coma. Sally (persona insopportabile) mi ha riferito, non a me, ho origliato, che è nuova di qui e il suo nome è Bree. Si chiama come il formaggio, rido. Soffre di una malattia alle vie respiratorie. Ecco, un'altra malata nella combriccola. Non bastavo io? Rimettendo i libri nell'armadietto, mi cade uno sul piede e caccio un'urlo di dolore che si manifesta in un ululato. Strano eh? Io non mi stupisco più di nulla. E neanche gli altri. Se qualcuno dice: "Ma che cacchio è?" Rispondono: "È la pazza." Ma ormai non ci faccio più caso. È la normalità per me. Corre in mio soccorso Carter. Mi distende sul pavimento e mi guarda. Mi calma lo sdragliarmi per terra. Anche questo non so a cosa sia dovuto, ma okay. Carter nel frattempo mi sussurra: "Ti avevo detto di incontrarci alle Due Croci. Ti ho aspettato e tu non c'eri. Capisci che m..." L'ho zittito. Non volevo sentire altro. Ha detto, se non sto delirando, che mi ha aspettato. Ho avvicinato il suo viso al mio. Volevo così tanto baciarlo e stringerlo a me. L'amore si era amplificato. Eccalà. Ma era troppo tardi. Lui non c'era più.
Mi aveva lasciata sola.

Tramontare per rinascere.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora