"MAIONESE"

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Allora sono pazza forte.
Ma è impossibile.
Tutti l'hanno vista. Bree esiste!!! C'è un suo certificato a scuola, tutti i documenti... insomma, io-io... Ah.
Non so che dire.
Per una volta che ero riuscita a trovarmi qualcuno che si occupasse di me, ma soprattutto che mi cercasse e volesse sapere come stessi, non è reale. È solo frutto della mia mente.
Mi giro di scatto, per controllare dove fosse.
Se ne è andata.
O meglio, io non la "immagino" più.
Terrorizzata, vado alle Due Croci.
Mi sdraio sull'erba e piango per un bel po'. A tratti urlavo la rabbia che avevo dentro. Mi sono sfogata per quasi 3 ore. Vorrei chiamare Carter, ma...
Voglio stare sola.
Mi racchiudo su quel prato verde, come gli occhi di Bree. Mi manca quella ragazza. Era mia amica.
Mi capovolgo al verso opposto, e la vedo.
"Se mi desideri, io sono qui. Anche se effettivamente non esisto, io posso farti compagnia e posso apparire davanti alle persone, in modo che mi vedano e sarà tutto normale, basta che chiedi!" disse la ragazza formaggiosa con tono consueto.
Me ne rallegravo.

Era andata via.
Mi dirigo nella mia dimora.
Involontariamente finisco a casa di Carter, come se solo i miei piedi potessero controllare tutto il mio corpo. Suono il campanello.
"Ehi! Vieni qui, fatti dare un bacio!" esclama Carter, felice come una Pasqua.
Mi bacia. Lo bacio. Mi bacia. Lo bacio. Mi bacia.
Ah, pura poesia. Le sue labbra sanno di caramello. Mmmh.
Entro. Mi prende in braccio e mi porta in camera sua. Ci sdraiamo sul letto mentre guardiamo un bel film di cui non conosco il nome.
Felicità amplificata.
Lo stringo forte e lui subito intuisce ciò che mi accade. E ne è consapevole e felice di questo.

Sono le 20.00
Sto dormendo.
Ho sognato Bree.
Non ho raccontato nulla a Carter.
Me ne sono scordata.
Sono letteralmente avvinghiata a lui.
Voglio godermi questo momento coccoloso.

È passata, all'incirca, un'oretta.
Mi alzo.
Preparo 4 sandwich.
Per me, eh.
Mi sono tagliata un dito con la scatoletta del tonno.
Non mi accorgo di aver lasciato tracce di sangue per le scale.
Puliranno.
Sporco i miei jeans preferiti con la maionese.
Che porca che sono.
Con tutti i disastri che ho causato, preferisco andarmene.
Lascio un bacio a stampo a Carter e me la svigno.

Corro a casa mia.
Mi faccio una doccia e mi metto a letto.
Penso a Bree.
E a quanto mi abbia cambiato la sua presenza.
Sono stata parecchio male fisicamente, ma grazie a lei, mi sono ripresa, in parte.
Squilla il telefono.
Non voglio alzarmi.
Dopo circa 20-30 squilli, sono costretta ad andare a rispondere.
Nello scendere le scale, scivolo e mi addobbo.
Sento un sapore di ferro in bocca.
E mi fa male da morire la costola e l'osso del fianco.
Cacchio.
Svengo.
Ho un dolore atroce.
Ma chi mi aiuterà?
Bree.
La penso e la chiamo, con la poca forza che mi resta.
Appare.
Ha il mio telefono in mano con il numero di Carter già digitato.
Con tutta l'energia che mi resta, premo il bottone verde e Carter dice "Pronto? Anne?! Mi vuoi rispondere al telefono? Ma cosa è successo a casa mia? C'è del sangue, e briciole e maionese ovunque sul letto... Mary rispondimi!"
Ma non ce la faccio.
Svengo di nuovo.
Addio Carter.

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