02 | Un uomo scomodo

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- CAPITOLO 2 -
UN UOMO SCOMODO
Los Angeles
19 dicembre 1980
8:00 AM

Il sole mattutino si fa largo in un misero monolocale per accarezzare la sveglia posata accanto alla figura addormentata di Naruto. Il trillo della sveglia viene ignorato tra suppliche di sonno perduto. Naruto allunga la mano e la spegne. Normalmente sarebbe ora di prepararsi per uscire, ma oggi non c'è più un lavoro a cui recarsi, perciò si rigira per abbandonarsi al dolce mondo di Morfeo. Ma il telefono non è d'accordo e inizia a squillare impertinente.
"Pronto..."
Nonostante i riflessi ancora offuscati dal sonno, riconosce subito la risata all'altro capo del telefono: è sua madre Kushina. Dopo aver perduto il marito, tirò su Naruto da sola e ora vive in New Jersey lavorando come infermiera. Era da molto che non sentiva più la sua voce.
La madre chiede come mai non si stia ancora preparando per andare a lavoro e Naruto risponde brevemente che ha preso un giorno di riposo.
Non se la sente di dirle del licenziamento.
"Come mai mi telefoni a quest'ora?"
Non ha avvertito agitazione nella voce della madre, ma qualcosa stona nell'orario della chiamata...
"C'è una cosa che mi ha fatto pensare... ieri ho ricevuto una telefonata da un certo Kakashi Hatake..."
Naruto non ha mai sentito quel nome prima d'ora. Sembra che quell'uomo conosca il suo passato e abbia chiesto se è ancora alla ricerca del suo ex collega Sasuke Uchiha.
Come fa a sapere di Sasuke?
Naruto si sforza di associare il nome ad un volto ma senza alcun risultato. Per la frustrazione, sbotta con la madre:
"Non devi rispondere alle telefonate degli sconosciuti!"
Fa per riagganciare, ma la madre non lo sente da parecchio e gli chiede qualche minuto del suo tempo:
"Naruto, cerchi ancora Sasuke?"
Sembra che Kushina si sia tenuta dentro questa domanda per quattro anni... da quando il figlio non è più nella polizia.
La risposta di Naruto è secca e breve: no. Due lettere per evitare ulteriori domande.
Kushina cambia discorso è chiede se va tutto bene con Jiraiya, un conoscente di lunga data. Kushina lo conobbe venticinque anni prima: quando Jiraiya era un detective della polizia di Los Angeles, divenne per caso amico del padre di Naruto e fu lui a scoprire il suo cadavere abbandonato in un parcheggio del centro.
Naruto risponde bruscamente alla madre:
"Ormai ho 34 anni e non dovresti più preoccuparti così tanto per me."
"Hai la stessa età che aveva tuo padre..."
Il tono della voce di Kushina si tinge di amarezza, poco prima di riagganciare. Naruto non può fare a meno di rimuginare sulle ultime parole della madre. La telefonata l'ha ormai risvegliato del tutto, perciò si alza, si sciacqua il viso e si prepara come se dovesse andare al lavoro.
Ma non c'è motivo di affrettarsi...
Non ha più un posto in cui andare e si perde tra i pensieri lasciandosi cadere pesantemente sul vecchio divano.
Mentre fissa con sguardo perso la parete di fronte, numerosi ricordi brillano per un istante, prima di sparire rapidi come sono apparsi.
Naruto nacque a Los Angeles e visse con i genitori in un piccolo appartamento che dava su una stretta strada di periferia.
Il padre, Minato Namikaze, era un uomo silenzioso che passava molto tempo fuori casa per lavoro. Non giocava spesso con il figlio, ma i pochi ricordi delle partite a baseball insieme lasciano un sapore dolce e amaro tra le memorie di Naruto.
Tra i ricordi spunta anche la schiena del padre quando ascoltava le dirette delle partite di baseball chino sulla radio.
Naruto si trova immerso nella malinconia, ripensando al balcone di casa tinto di arancio nel crepuscolo, mentre aspettava che la madre tornasse dall'ospedale dove lavorava come infermiera.
Il padre di Naruto morì a dicembre quando il figlio aveva solo 9 anni. Fu una lunga notte per Naruto e la madre, che aspettarono sue notizie fino a tarda ora...
Tre giorni dopo, il suo cadavere venne ritrovato in un parcheggio del centro.
Dopo aver trascorso una settimana in lacrime, Kushina decise di scappare da Los Angeles con il figlio e di trasferirsi a Manhattan.
Kushina non diede alcuna spiegazione a Naruto. Dovettero passare altri sette anni, prima che quella triste notizia tornasse a galla.
L'allora sedicenne Naruto scoprì così che il padre era uno scassinatore professionista, ma aveva deciso di uscire dal giro con un ultimo colpo, proprio la notte in cui fu ucciso.
Altri sei anni trascorsero e Naruto entrò nella polizia di Manhattan. Kushina sperò segretamente che un giorno facesse luce sul delitto del padre, ma questa nuova vita fece capire a Naruto che la fine di un criminale è spesso cruenta, come quella che toccò a suo padre. Persino i parenti, in genere, preferiscono rimanere all'oscuro dell'imbarazzante realtà.
Naruto non cercò mai di risolvere il mistero che avvolgeva la morte del padre. Anche dopo essersene andato, non pensò mai di mettersi alla ricerca dell'assassino. Con un pesante sorriso, Naruto riporta i pensieri sulla propria condizione: niente lavoro e uno sfratto incombente.
Si vede seduto sul divano, con lo sguardo perso nel vuoto a perdere tempo rispolverando la memoria.
Quasi per scrollarsi di dosso le ombre del passato, si alza dal divano e si volta verso il telefono che sembrava aspettare un suo cenno per iniziare a squillare.
"Come ti senti stamattina?"
Hinata, la segretaria di Jiraiya: l'unica ragazza con cui Naruto riesca a sentirsi a proprio agio.
"Non troppo male..."
Naruto ha l'impressione che il sospiro di poco fa sia riuscito a ravvivare lievemente la sua giornata.
"Sembri in forma per uno che è stato licenziato soltanto ieri!"
Naruto prova a chiedere informazioni su Jiraiya, ma Hinata gli rivela che è ancora infuriato. In fondo, è stato Naruto a non farsi trovare per giorni e a mancare agli appuntamenti con i clienti. Il licenziamento non si può dire inaspettato.
Forse la cosa migliore sarebbe scusarsi di persona, ma in questo momento Jiraiya non lo farebbe neanche entrare.
"C'è Jiraiya?"
Hinata gli spiega che è andato ad ascoltare i discorsi dei candidati alle elezioni municipali. Sembra che tra gli aspiranti sindaci ci sia anche un suo vecchio superiore, Danzo Shimura. Ad ogni modo, Hinata gli promette che lo contatterà per tenerlo informato.
"Però accendi il cercapersone, mi raccomando!"
Hinata è ben consapevole che Naruto fa spesso apposta a dimenticarselo spento. Ma Hinata ha ancora qualcosa da comunicargli:
"Ti ha cercato un certo Kakashi Hatake, ma gli ho detto che oggi eri di riposo."
La telefonata termina con un breve saluto. Mentre riaggancia, Naruto avverte un leggero brivido lungo la schiena: la giornata è appena iniziata e il nome di Kakashi Hatake è già apparso in due discorsi diversi.
Ma chi accidenti è?
Questo individuo misterioso si insinua inesorabilmente tra le sue riflessioni. Ma il campanello interrompe il flusso dei suoi pensieri. Kiba è sull'uscio con un'espressione corrucciata.
Le parole concitate di Kiba innescano una logica reazione di Naruto:
"Che succede?"
L'istinto gli suggerisce di non immischiarsi perché sa che rischia solo di rimetterci. Ma Kiba sta farfugliando una spiegazione confusa degli avvenimenti.
"Calmati e spiegami cos'è successo."
Il ragazzo gli sta chiedendo di proteggerlo, di garantire per lui, di tirarlo fuori dal pantano di accuse che gli sono state rivolte. Konan Tenshi, la ragazza dai capelli violacei che si è trasferita nell'appartamento 206 sei mesi fa, ha intimato a Kiba di restituirle un anello. Il ragazzo insiste di non sapere di cosa stia parlando, ma Konan non vuole sentire ragioni: per questo è venuto a cercare l'aiuto di Naruto.
L'espressione stupita e preoccupata, accompagnata dal tono concitato, lo convincono della sua innocenza. Non è la persona più affidabile del mondo, ma non è di certo un ladro... perciò decide di verificare con i propri occhi la situazione. Nel corridoio Konan aspetta con le braccia conserte e un'espressione adirata. Naruto non ha mai avuto occasione di parlare a lungo con lei e cerca di scoprire cosa sia successo, ma la ragazza insiste che l'anello è stato rubato.
Naruto le chiede maggiori dettagli per capire la dinamica dell'accaduto e Konan spiega:
"Stamattina sono scesa a comprare un succo di frutta e ho dimenticato di chiudere la porta a chiave. Quando sono tornata su, l'anello non c'era più e l'unica persona che ho incrociato sulle scale è stato Kiba. Non ho alcun dubbio che il colpevole sia lui: non sarebbe strano che uno sempre alla ricerca di soldi si trasformi in un ladro all'occorrenza."
"Ma che cavolo dici?"
Kiba comincia a innervosirsi e ad avvicinarsi minacciosamente alla ragazza, ma Naruto gli afferra il braccio e riesce a calmarlo.
La situazione si sta facendo spinosa e rischia di degenerare in fretta.
"Quando è successo?"
Naruto cerca di concentrarsi sulle circostanze del furto per ridurre la tensione. Qualsiasi indagine deve svolgersi con calma e raziocinio.
Pare che l'incidente sia avvenuto solamente un'ora prima: Konan è rimasta insospettita dalla porta di casa socchiusa e ha tratto in fretta le proprie conclusioni quando non ha più trovato l'anello. Il gioiello è ornato da un diamante a tre carati e alcuni rubini, per un valore totale considerevole.
"Non ho rubato niente, io!"
"Smettila di mentire! Uno come te è capace di questo e altro!"
La situazione si fa sempre più infuocata e Kiba allunga la mano per afferrare il braccio di Konan. Questa volta Naruto non fa in tempo a fermarlo.
"Aaah! Lasciami!"
Lo strillo di Konan riecheggia con forza per il corridoio, tanto che Sakura si affaccia infastidita dalla porta.
Forse per colpa delle urla che l'hanno svegliata stamattina, Sakura è di un umore nero e le sbotta in faccia:
"Sei sicura di non accusare Kiba ingiustamente?"
Le guance di Konan tremano per l'indignazione. Sakura incalza spiegando che, durante il trasloco di sei mesi prima, Konan aveva iniziato a lamentare il furto di alcuni bagagli, accusando Shino dell'appartamento 205 e, alla fine, si era scoperto che c'era stato solo un errore nelle consegne.
Konan apre la bocca per rispondere, ma Sakura la interrompe con un gesto perentorio della mano:
"Prima di puntare il dito, controlla bene in casa tua!"
Sakura continua energicamente con una smorfia sulle labbra:
"E soprattutto, vedete di portare la vostra rumorosa lite lontano da casa mia!"
Con queste parole, rientra in casa sbattendo la porta. L'uscita di scena di Sakura fa piombare il corridoio in un'atmosfera tesa. Naruto chiede a Konan di cercare bene in casa e, se l'anello non dovesse saltare fuori, allora sarà lei stessa a ispezionare la casa e gli averi di Kiba.
Konan acconsente ma chiede a Naruto di cercarlo. Le cose sembrano mettersi nel verso giusto. Naruto entra in casa di Konan e si guarda attorno, notando che l'appartamento è pulito e ordinato come ci si potrebbe aspettare da una donna come lei.
Inizia a svolgere una metodica ricerca, controllando ogni angolo.
Chissà se è qua l'anello...
Prova a chiedere dove l'avesse lasciato l'ultima volta e lei gli indica il tavolo davanti al divano. Tuttavia la risposta suona poco convinta. L'ispezione di Naruto lo porta nei pressi della specchiera, dove nota un luccichio dalla fessura che confina con il cassettone.
Lo spazio è troppo stretto per infilare la mano. Deve trovare qualche attrezzo per estrarre l'oggetto luccicante dalla fessura. Konan gli ha detto di prendere qualsiasi cosa gli dovesse servire. Naruto si guarda attorno con molta attenzione e scova un metro nella cassettiera.
Forse allungandolo...
Svolge il metro e lo cala nella fessura, segretamente soddisfatto della soluzione.
Tuttavia è difficile riuscire a valutare esattamente la lunghezza necessaria per recuperare l'oggetto che non si muove di un centimetro. Forse c'è un metodo più facile, ma Naruto non intende cedere e la sua nota caparbietà premia i suoi sforzi, quando riesce a estrarre l'oggetto dalla fessura. Un anello con diamante... Naruto consegna l'anello a Konan che, dopo aver espresso la propria felicità, si scusa per il trambusto che ha causato.
"Scusami... mi sono sbagliata."
Naruto la rassicura:
"Può succedere a tutti."
Konan vorrebbe scusarsi anche con Kiba, ma Naruto le garantisce che ci penserà lui a riportare la notizia.
Già si immagina quale potrebbe essere la sua reazione dopo tutta quella confusione in corridoio.
"Grazie mille."
Le parole di ringraziamento accompagnano Naruto fuori dalla porta. In corridoio lo sta aspettando Kiba che continua a camminare inquieto. Gli spiega in fretta che ha ritrovato l'anello e che Konan si scusa profondamente per l'accaduto.
Kiba si rallegra che tutto sia andato per il meglio, ma bofonchia che vorrebbe restituirle pan per focaccia.
Naruto lo interrompe alzando la voce e intimandogli di farla finita:
"Non ti basta la seccatura per lo sgombero del condominio?! Io ne ho abbastanza e ho altro a cui pensare."
Kiba si calma a quelle parole e con un leggero sorriso si lascia sfuggire:
"Lo sapevo che il tuo istinto da detective non avrebbe fallito."
Ma cosa?
Naruto non ha parlato del suo passato a nessuno nel palazzo... eppure Kiba lo sa.
Sembra che glielo abbia confidato Sai, l'idraulico che abita nell'appartamento 304. Naruto apre la bocca per chiedere maggiori informazioni, ma Kiba lo interrompe bruscamente, spiegandogli che deve scappare a un provino.
"Se lo passo, potrebbero farmi fare un piccolo concerto!"
Dopo aver espresso le sue speranze, si allontana di fretta.
"Sempre pieno di energie..."
Naruto scuote la testa e si sofferma a pensare a Sai. Come fa a sapere del suo passato da detective? La cosa migliore da fare sarebbe chiedere spiegazioni direttamente a lui.
Proprio in quel momento, il cercapersone inizia a suonare.
Hinata lo sta chiamando. Torna a casa e telefona in tutta fretta alla Konoha Crown. Forse Jiraiya si è calmato...
Hinata risponde al telefono come al solito e gli passa subito Jiraiya, ma la sua voce non è più rilassata rispetto al giorno precedente: è ancora infuriato.
Prima che la rabbia di Jiraiya lo faccia riagganciare, Naruto gli parla della lettera che ha trovato ieri quando è tornato a casa e dello strano ordine:
"Trova lo Kitsune Star scomparso 25 anni fa all'Hotel Tsukuyomi."
Jiraiya risponde bruscamente che è impossibile che qualcuno gli recapiti direttamente un ordine, a meno che Naruto non abbia confidato a qualcuno della sua seconda attività, cosa che ovviamente non ha mai fatto.
"Ad ogni modo, non sei più un dipendente della Konoha Crown, perciò non sei obbligato a prenderti carico di questi affari. Non è plausibile ritrovare un oggetto scomparso 25 anni fa. Invece di cercare qualcosa che non sai, cercati un lavoro!"
Dopo aver parlato senza neanche prendere fiato, Jiraiya riaggancia bruscamente. Naruto si ritrova a credere che, probabilmente, è davvero uno scherzo di cattivo gusto.
Però non può fare a meno di pensarci... ma anche se fosse davvero uno scherzo, chi è stato? E perché, poi?
I pensieri lo riportano al fatto di poco fa, quando ha scoperto che Kiba era a conoscenza del suo passato.
Naruto esce di casa, deciso a chiedere spiegazioni a Sai. Non appena inizia a salire le scale, gli si para di fronte proprio lui. Senza troppi giri di parole, Naruto gli chiede se davvero ha detto a Kiba del suo passato in polizia.
La risposta è chiara e concisa:
"Sì, me l'ha chiesto lui."
Ma le domande sono appena iniziate:
"Kiba ti avrebbe chiesto qualcosa su di me?"
Sai gli spiega che, circa due settimane prima, ha sistemato la porta dell'appartamento di Kiba e sono andati a bere insieme.
In quell'occasione, gli ha chiesto se sapesse qualcosa su Naruto:
"Ha detto che voleva diventare tuo amico e conoscerti meglio."
Come fa Sai a sapere del suo passato?
Timidamente gli rivela che l'ha letto sul giornale. Circa tre mesi prima, è stato mandato a sistemare un lavandino in una casa di una persona appena trasferitasi da New York.
In una pausa durante la riparazione, gli è caduto l'occhio su un vecchio quotidiano con un articolo in cui appariva il nome di Naruto.
Era un inserto speciale su un'indagine sotto copertura della polizia di New York.
Al termine della spiegazione Sai aggiunge:
"Hai davvero sparato al tuo collega che aveva tradito la polizia durante l'indagine?"
Naruto trae un respiro profondo per celare l'irritazione che qualcuno abbia scoperto il suo passato e si sia messo a raccontarlo in giro a cuor leggero.
In quel momento, la voce di un uomo irrompe perentoria tra i due:
"Siete d'intralcio qui in mezzo al corridoio."
La maleducazione è tutta di Homura Mitokado, l'anziano inquilino dell'appartamento 302. Abita proprio sopra la casa di Naruto e spesso cammina su e giù tutta la notte rendendogli il sonno impossibile.
Con tono arrogante, ordina ai due:
"Levatevi di mezzo!"
Naruto si presenta con affetta educazione e gli fa presente le sue rimostranze a riguardi delle passeggiatine notturne. Tuttavia Homura lo ignora altezzosamente.
Naruto alza la voce, mentre si ostina a fargli capire i problemi che causa.
Homura, di rimando, inizia a innervosirsi facendogli ironicamente notare che è un ragazzo un po' troppo delicato...
"Non credo sia il caso di creare dissapori."
La voce di Sai arresta la lite sul nascere. Sai suggerisce con un timido sguardo a Naruto di evitare un alterco e anche Homura si rende conto che certi atteggiamenti potrebbero essere sconvenienti a volte.
Con un leggero colpo di tosse, Homura cambia rapidamente discorso rivolgendosi a Sai:
"Davanti alla porta tagliafuoco del quarto piano c'è ancora della robaccia. Se succedesse la stessa cosa dell'altra volta sarebbe un guaio. Per piacere, metti in ordine."
Con queste parole, Homura entra in casa.
"Caspita, anche se il quarto piano è chiuso, mi dà un sacco da fare con la manutenzione!"
Sai si allontana in tutta fretta salendo le scale. Le parole di Homura hanno messo la pulce nell'orecchio di Naruto. La stessa cosa dell'altra volta... chissà di cosa si tratta... Naruto decide di seguire Sai. Non appena si accorge che Naruto è salito al quarto piano con lui, reagisce con uno sguardo stupito.
Per non insospettirlo, Naruto cerca di deviare il discorso con un semplice:
"Di che robaccia stava parlando? Spazzatura?"
Sai risponde che l'accesso al palazzo è libero e ci sono alcune persone che vengono a lasciare l'immondizia al quarto piano perché è sfitto. Naruto decide di affrontare l'argomento:
"Cos'è successo qua al quarto piano?"
Ma Sai svia il discorso con qualche balbettio imbarazzato e si allontana nervosamente lungo le scale come se si stesse dando alla fuga.
Naruto rimane incuriosito dalla reazione di Sai e qualcosa dentro di sé lo spinge a dare un'occhiata a ciò che si trova oltre la porta tagliafuoco.
Ruota la maniglia per aprirla, ma l'improvviso trillo di un allarme si propaga per il palazzo. Naruto fa appello al proprio sangue freddo per reagire all'imprevisto e inizia a guardarsi attorno a mente lucida alla ricerca di un dispositivo per spegnere l'allarme.
C'è un quadro di controllo sulla parete...
All'interno ci sono due interruttori: entrambi sono attivi e la spia è accesa.
"Forse basta disattivarli tutti e due..."
Un solo pensiero e le mani sono già all'opera. La spia si spegne e il suono cessa.
"Meno male..."
Ma mentre trae un sospiro di sollievo, appare Sai tutto trafelato. Il tentativo di Naruto di passare inosservato è stato un buco nell'acqua.
Gli chiede nervosamente che cosa stesse combinando e Naruto si scusa:
"Mi spiace... ho fatto suonare l'allarme per sbaglio."
La risposta non fa calmare Sai che incalza:
"Hai cercato di aprire la porta anche se è vietato l'accesso?!"
La situazione si sta facendo sempre più complicata...
"Sai, potrei sapere cosa sta succedendo?"
Anche la signorina Tsunade entra in scena. Un brivido percorre la schiena di Sai quando sente la voce della donna. Apre la bocca per spiegare, ma non riesce a fiatare: sembra quasi intimorito. La signorina Tsunade si accorge di Naruto, che comprende subito che è il momento delle scuse.
Ma prima che possa iniziare a parlare, Sai si intromette spiegando che stava effettuando un test di sicurezza.
"Un test? A quest'ora?"
La signorina Tsunade aggrotta le sopracciglia, passando lo sguardo da uno all'altro. Il volto di Sai si vela di timore, mentre suggerisce con gli occhi a Naruto di reggere il gioco e lui, senza perdere tempo, conferma alla signorina Tsunade che l'ha aiutato nel test. La donna sembra convincersi delle loro parole. Sorride e approva l'impegno di Sai nella manutenzione dello stabile sebbene a breve verrà ceduto, per poi scendere le scale.
Sai si volta verso Naruto e lo fissa con espressione contrariata, infastidito dal fatto che avesse cercato di prendersi gioco di lui, e lo allontana dal quarto piano. Sembra che non sia del tutto convinto che abbia toccato la porta per sbaglio...
Naruto scende le scale come gli è stato intimato e torna a casa. Si lascia cadere sul vecchio divano e fissa il vuoto per un po', continuando a rimuginare sullo strano ordine.
Quando si accorge dell'ora si ricorda delle parole di Hinata sulla trasmissione con l'ex superiore di Jiraiya e decide di accendere il televisore. Sullo schermo si staglia la figura del candidato sindaco Danzo Shimura. Il giornalista narra le sue gesta nella polizia di Los Angeles e l'ingresso nel mondo della politica 13 anni prima. Ma allora quest'uomo era al dipartimento quando suo padre fu ucciso...
Mentre il giornalista si dilunga sui suoi successi in polizia, come la risoluzione di diversi casi, l'integerrimo perseguimento della giustizia in un dipartimento corrotto e tutte le qualità che lo renderebbero un ottimo primo cittadino, Naruto si ritrova a pensare che uno così non avrà avuto a che fare con casi minori come l'omicidio di suo padre. Lascia andare la televisione senza particolare interesse: dopo tutto non è abituato al tempo libero durante la settimana e scopre che le ore possono scorrere anche molto lente.
"Potrei andare a bere qualcosa."
I pensieri si manifestano a voce alta. C'è ancora tempo prima di cena, perciò decide di andare all' Ichiraku Café.
Giunto nella hall, si dirige verso il bar, quando una voce educata lo fa fermare:
"Buonasera..."
Non è la prima volta che incontra questo ragazzo, ma non riesce a ricordarsi il suo nome.
"Sei Naruto Namikaze dell'appartamento 202, vero?"
Il ragazzo si ricorda di lui: che situazione imbarazzante...
Si chiama Konohamaru Sarutobi ed è chiaramente infastidito dal suo vuoto di memoria.
Naruto cerca di rimediare:
"Non te la prendere. Tendo a dimenticarmi le cose che non mi toccano da vicino e non mi aspetto che gli altri si ricordino di me."
L'umore di Konohamaru non migliora, mentre risponde a denti stretti:
"Ah, capisco..."
Naruto sperava di non lasciare troppo il segno, ma il suo commento sta avendo un effetto decisamente opposto.
"In ogni caso, vedi di non scordarti più il mio nome. Non mi piace essere dimenticato."
Konohamaru continua a fissare Naruto durante lo sfogo. Un ragazzo con le idee chiare. Konohamaru Sarutobi è uno studente francese e vive nell'appartamento 305 da circa un anno. Una volta, Sakura aveva accennato al suo interesse per il cinema. Konohamaru cambia discorso e chiede a Naruto informazioni sull'allarme che è suonato al quarto piano. Gli spiega che si trattava solo di un test e Konohamaru sospira sollevato: era preoccupato che fosse successo ancora qualcosa lì sopra.
In che senso "ancora"?
Qualche domanda e Naruto scopre che due settimane prima qualcuno era salito al quarto piano e aveva cercato di appiccare un incendio.
Fortunatamente Homura del 302 se n'era subito accorto e l'aveva spento prima che potesse diventare pericoloso. Chissà perché Sai aveva voluto tenere segreta una cosa di così poco conto...
Konohamaru riprende improvvisamente a parlare chiedendo:
"Cosa farai, ora che ci sfrattano?"
Ovviamente Naruto non ha ancora pensato al problema, ma il suo silenzio viene subito interrotto:
"Mi piace questo palazzo e avrei voluto viverci ancora."
Un breve saluto e se ne va.
Naruto riprende a dirigersi verso il bar dove incrocia Homura all'ingresso e lo saluta:
"Ci incontriamo spesso oggi."
"Proprio vero..."
Naruto gli chiede del principio d'incendio di cui gli ha parlato Konohamaru.
Ha saputo anche che sale spesso al quarto piano, ma ottiene solo una risposta brusca alla richiesta di informazioni:
"Alla mia età, è importante muovere regolarmente le gambe, perciò salgo spesso le scale. Ma perché t'interessa?"
Dopo quello sfogo inutile, Homura se ne va. Tuttavia c'è qualcosa che non torna nelle sue risposte...
Naruto è sempre fuori casa e ha sempre considerato gli inquilini come sconosciuti che incrocia sulle scale.
Perciò si sente a disagio quando si deve fermare per scambiare quattro chiacchiere di circostanza.
Non appena apre la porta dell'Ichiraku Café viene avvolto dall'aroma del caffè.
"Benvenuto! La specialità di oggi è il caffè ristretto del Guatemala!"
La solita voce gioviale lo accoglie all'ingresso. Si tratta di Ayame, la figlia del proprietario del bar, una ragazza ricca di energia che metterebbe di buon umore qualunque avventore. Anche il menu del locale è sempre ottimo grazie a Teuchi, il proprietario, che si premura di ascoltare i pareri dei clienti in ogni occasione.
Ayame lo rimbrotta spesso che così non riusciranno mai a fare soldi, ma Teuchi non ci sente da quell'orecchio.
Il punto di forza dell'Ichiraku Café è una buona cucina a un prezzo ragionevole.
Naruto ordina un caffè nero e cede al suggerimento di Ayame per il dessert.
Dopo essersi seduto al suo solito posto, si rilassa godendosi l'attesa.
All'arrivo di Ayame con l'ordinazione, si lascia andare al piacere di gustarsi un tartufo al cioccolato guarnito con delle prugne e la sua espressione soddisfatta attira l'attenzione di Teuchi:
"Com'è?"
Teuchi è un po' cocciuto ma ama molto parlare.
Sembra proprio curioso di sapere come sono i dessert della figlia. La risposta di Naruto non lascia spazio ai dubbi:
"Ottimo, come sempre."
Ma Teuchi ha da ridire:
"Però un po' di liquore ne esalterebbe di più il sapore."
Ayame fa finta di non sentire.
"Ogni giorno somiglia sempre di più alla mia ex moglie."
Sbotta indispettito, per poi cambiare discorso e chiedergli se conosce l'uomo con gli occhiali da sole che è seduto in fondo al locale, perché ha parlato di lui. Naruto lancia una rapida occhiata, ma non riconosce quel volto. Perché chiedeva informazioni su di lui? E perché sembra che il mondo non voglia lasciarlo in pace?
Naruto si dirige a grandi passi verso l'uomo:
"Chi sei? E com'è che sai di me anche se non ci siamo mai visti né conosciuti?"
L'uomo si toglie gli occhiali da sole con movimenti lenti e misurati. Ha uno sguardo penetrante e risulta immediato che c'è qualcosa di sospetto in lui.
"Sono Kakashi Hatake."
Ecco l'uomo di cui ha sentito parlare per ben due volte.
"Cosa stai tramando?"
La domanda è aggressiva, ma Kakashi si limita a far sorgere un sorriso sulle labbra.
Naruto dilata le narici cercando di frenare il nervosismo, ma Kakashi non si scompone:
"Sembra un interrogatorio degno di un detective."
Naruto non riesce a capire le ragioni dell'uomo: come fa a conoscere il suo passato?
Non sopporta il suo atteggiamento arrogante, ma Kakashi prosegue con ostentata calma:
"Non mi interessi solo tu..."
"Cosa vuoi dire?"
"Per ora è un segreto..."
Ancora una risposta seccante: qualsiasi domanda sembra cedere nel vuoto.
Kakashi non ha intenzione di confidargli nulla:
"Se te ne parlassi, potresti mettermi i bastoni tra le ruote. Non appena finito un caso, ritorni a essere un detective."
Naruto non ne può più di quella conversazione senza senso. Nessuna domanda sembra smuoverlo dalla sua posizione ambigua e strafottente.
Kakashi interrompe i suoi ragionamenti chiedendogli cosa è successo al secondo piano. Ora è il turno di Naruto di fare orecchie da mercante, rispondendo che non è successo nulla.
Kakashi mormora "Meglio così" e si appresta a uscire.
"Ma che risposta è?!"Naruto cerca di fermarlo, ma Kakashi increspa nuovamente le labbra in un sorriso beffardo e se ne va. Naruto fissa la sua schiena mentre esce, prima che Teuchi si avvicini per chiedergli chi fosse. Gli spiega che si chiama Kakashi Hatake e sta indagando su di lui.
Teuchi borbotta:
"Lo dicevo io che era un tipo sospetto..."
Il barista dice che è venuto un po' di volte negli ultimi giorni: ordinava un caffè e rimaneva seduto ore ad osservare i clienti. Teuchi aggrotta le sopracciglia e continua a spiegare che gli ha anche fatto delle domande su alcuni fatti del passato.
Ma quali fatti?
In risposta al volto incuriosito di Naruto, Teuchi racconta che 13 anni prima quell'hotel è stato teatro di una tragedia.
La signorina Tsunade insiste che la cosa resti segreta, ma Teuchi sa di potersi fidare di Naruto e gli rivela che è accaduto un episodio che ha velato di dolore quelle mura.
"C'è stato un omicidio."
Il caso è rimasto irrisolto. Naruto inizia a domandare maggiori particolari, ma Teuchi non ha intenzione di dire altro e cambia discorso. Si limita a ipotizzare che Sasuke possa essere un giornalista che cerca materiali per un articolo su quel caso insoluto. Naruto è sempre più confuso: anche se fosse un giornalista, perché è così interessato a lui?
Teuchi cambia nuovamente discorso:
"Chi voterai come sindaco?"
Continua spiegandogli che, nonostante tutto il trambusto dei media, vorrebbe soltanto che Danzo Shimura non diventasse primo cittadino.
Il bar è ormai vuoto, ma Teuchi abbassa la voce e sussurra:
"Un mio collega mi ha detto che tutto il suo senso civico è solo una facciata: in realtà sta partecipando alle speculazioni edilizie in questo quartiere. Vero è che alla fin fine non mi interessa chi vince, basta che si occupi di sistemare la situazione economica e di ridurre il crimine."
Il discorso fa venire in mente qualcosa a Teuchi che poggia sul tavolo un quotidiano con un articolo su un furto di gioielli avvenuto il giorno prima nelle vicinanze.
Il crimine sembra averlo scosso profondamente.
"Una volta c'erano un sacco di furti del genere!"
Naruto vorrebbe capirne un po' di più, ma Ayame chiama il padre che, dopo un breve saluto, torna al bancone. Naruto apre il giornale e inizia a leggere. L'articolo sul furto di gioielli accenna a una donna con un cappello nero apparsa in zona poco prima del misfatto. Inoltre la polizia ha espresso l'opinione che questo furto abbia delle somiglianze con il metodo adottato dal gruppo criminale ANBU durante i numerosi delitti di 13 anni fa.
Una donna con un cappello nero...
Naruto si ritrova a pensare alla donna che ha incrociato all'ingresso del palazzo.


Naruto si ritrova a pensare alla donna che ha incrociato all'ingresso del palazzo

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  𝐋𝐀 𝐏𝐑𝐎𝐌𝐄𝐒𝐒𝐀 𝐃𝐈 𝐌𝐄𝐙𝐙𝐀𝐍𝐎𝐓𝐓𝐄. narutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora