Extra | Epilogo

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EPILOGO

Union Station,
27 dicembre 1980
6:00 AM

La mattina rischiara la stazione ancora desolata.
Solo la figura di un uomo si staglia sotto l'orologio della vasta sala d'attesa per i treni a lunga percorrenza. L'uomo con il volto coperto da occhiali da sole si chiama Kakashi Hatake ed è fermo a fissare l'ingresso della sala da almeno 30 minuti.
Kakashi è infastidito dal proprio nervosismo e cerca di scaricarlo lasciando sfuggire un pesante sbuffo dalle labbra.
Non sa se la donna crederà alle sue parole e si farà vedere, ma solamente lui è in grado di farla fuggire dall'ANBU che le sta alle costole.
La lancetta dell'orologio ha già raggiunto le 6, l'ora dell'appuntamento.
Ancora dieci minuti di attesa prima di andarsene e sparire.
Non appena il pensiero gli passa per la testa, nota una figura attraversare l'ingresso.
Riconosce una sagoma femminile, mentre il suono dei tacchi sul pavimento di marmo riecheggia per l'ampio salone.
Il volto è nascosto da una luna sciarpa e un impermeabile copre le fattezze della donna che tiene in mano una borsetta di piccole dimensioni.
La ragazza si ferma in mezzo alla sala e si guarda intorno incerta su dove andare.
Kakashi osserva i suoi movimenti per una manciata di secondi, prima di staccarsi dalla parete e avvicinarsi togliendosi gli occhiali da sole.
"Konan, sono qua."
La voce improvvisa fa sussultare la donna che si volta impaurita, ma il timore si tramuta in sollievo quando lo riconosce e gli rivolge un cenno d'intesa.
Kakashi le consegna un biglietto e le poggia un braccio sulle spalle per accompagnarla fuori dalla sala.
Quando giungono al binario, Kakashi abbassa il braccio e guarda per la prima volta il viso della ragazza.
Gli occhi castani sono velati da una profonda insicurezza.
Kakashi le si avvicina per dirle:
"Fidati di me. Non sarà un viaggio breve, ma ti porterà alla libertà e io sarò al tuo fianco finché non l'avrai raggiunta."

Quel giorno vide Konan Tenshi scomparire da Los Angeles senza che nessuno dei suoi abitanti sapesse mai dove fosse diretta.

Hollywood,
26 dicembre 1980
10:00 PM

Una sera di fine anno cala sui numerosi clienti del bar di un hotel.
Al bancone del vecchio bar di fronte al Chinese Theatre, siede un uomo con una camicia a scacchi.
Si chiama Sai e a prima vista sembra una brava persona, ma in realtà lavora per l'organizzazione criminale ANBU.
Era da molto che Sai non si rilassava con dei liquori così buoni e l'alcool sta iniziando a dargli alla testa.
O forse tutto gli sembra più buono da quando ha lasciato il palazzo e quell'odioso lavoro. Per anni ha dovuto rinunciare a se stesso e recitare un ruolo.
Butta giù l'ultimo sorso, mentre continua a riflettere che era come essere un poliziotto sotto copertura, ma i lunghi anni in vesti che non erano sue gli hanno fatto quasi dimenticare che persona fosse originariamente.
Ancora adesso non crede del tutto alle parole di quell'uomo, ma capisce che era stato necessario andarsene, perché nessun giuramento è davvero importante, quando si è soltanto una pedina. Ormai era giunta l'ora di rassegnare le dimissioni.

"Le posso servire qualcos'altro?"
Dalla parte opposta del bancone giunge la voce del barista, accortosi del bicchiere vuoto.
"Ma sì, fai tu."
Prima che gli arrivi da bere, Sai si alza e va nella hall a cercare un telefono pubblico.
Digita il numero e ascolta lo squillo ripetersi alcune volte, prima che si avvii una segreteria telefonica.
Sai non riesce a crederci: gli aveva detto che l'avrebbe chiamato la sera successiva, ma quell'uomo non è in casa ad aspettare la sua telefonata.
Sai scoppia a ridere, per poi decidersi a lasciare un messaggio:
"Namikaze, sono io. Non voglio più avere a che fare con te. Hai capito? Scordati di me... e se manterrai la promessa di non parlare a nessuno di me, io dimenticherò tutto quello che ho visto e sentito in quel condominio. Ma se spifferi qualcosa i giro... allora io... io..."
Tutto d'un tratto si sente uno strano suono dall'altro capo del telefono e la chiamata si interrompe.

Sai torna al bar dove trova un bicchiere da cocktail ad aspettarlo sul bancone. Il barista versa il contenuto dello shaker non appena lo vede rientrare. Lo guarnisce con una fetta di limone e un'oliva.
Al primo sorso, il volto di Sai si cosparge di soddisfazione e dice al barista:
"Mi dici una cosa? Quanti anni ci vogliono per fare un cocktail così buono?"

Quella notte vide Sai scomparire da Los Angeles.
Nemmeno l'ANBU riuscì mai a ritrovarne le tracce.

Centro di Los Angeles,
26 gennaio 1981
3:00 PM

Nel parco riscaldato dal sole pomeridiano risuonano le voci gioise dei bambini.
Un'automobile si ferma lì vicino per far scendere un uomo.
Si chiama Naruto Namikaze e abitava in un condominio del quartiere fino all'anno precedente.
Con passo cadenzato attraversa l'incrocio vicino e si dirige al palazzo in cui passò quattro anni, dopo essere arrivato a Los Angeles. Le strade hanno un sapore conosciuto e Naruto si rende conto che è trascorso soltanto un mese dal trasloco.
Svolta a un angolo e scopre che l'edificio è circondato da un recinto. Si avvicina per spiare da una fessura e vede che una parte del palazzo è già stata demolita.
Segue il recinto fino al lato opposto, dove riesce a vedere che il suo appartamento e il faro del tetto non sono ancora stati toccati.

"Naruto!"
Una voce alle spalle lo fa voltare verso il viso sorridente di una ragazza.
"Ayame?"
"Non avrei mai pensato di vederti da queste parti. Passi spesso di qua?"
"No, è la prima volta dopo il trasloco."
"Anche per me, ma penso che sarà anche l'ultima."
Ayame lavorava al bar del condominio e a breve si trasferirà a Boston con i genitori.
"Avete deciso di aprire un nuovo locale?"
"Sì, ne abbiamo trovato uno piccolo, ma tanto carino, vicino alla casa dei genitori di mia madre."
"Bene!"
"Naruto, passa a trovarci se ti capita di venire a Boston. Ti prometto che convincerò papà a prepararti l'hamburger alla california che ti piace tanto."
Ayame sbircia attraverso il recinto alla ricerca del luogo in cui c'era l'Ichiraku Café.
"Beh, ti devo salutare. Ciao!"

Dopo che Ayame si è allontanata, Naruto attraversa la strada e alza lo sguardo a cercare quella finestra al quarto piano e si ferma a guardarla per parecchi minuti.
Torna all'ingresso del parco e risale in macchina. Mentre inserisce la chiave, nota Ayame che cammina assieme a Teuchi e a una donna di mezz'età. Sorride pensando che, a vederli così, nessuno direbbe mai che quella famiglia si sia mai divisa.

Abbassa lo schienale del sedile e intreccia le dita dietro alla nuca.
Oggi il cielo di Los Angeles ha un colore diverso, chissà se per tutti gli inquilini del Condominio Tsukuyomi l'aria ha un sapore diverso, dopo tutte le parole spese tra quelle mura.
Naruto chiude gli occhi e si lascia trasportare dal torpore pomeridiano, mentre in un angolo recondito del cuore qualcosa gli dice che...
"Hinata mi sveglierà."





FINE
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Salve a tutti! Spero che la storia vi sia piaciuta!
È ispirata a un gioco intitolato "Last Window: Il segreto di Cape West". È stato uno dei primi racconti gialli che ho seguito, e ogni volta che pensavo ad un AU giallo nel fandom di Naruto, mi saltava sempre in mente questo gioco. Non è mai nata come una storia naruhina o su qualsiasi altra ship, perciò mi dispiace per le persone che si aspettavano un passo in più da questo Naruto più figo del solito ahah.
Spero vi sia piaciuto l'adattamento!

  𝐋𝐀 𝐏𝐑𝐎𝐌𝐄𝐒𝐒𝐀 𝐃𝐈 𝐌𝐄𝐙𝐙𝐀𝐍𝐎𝐓𝐓𝐄. narutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora