Partenza rovente

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Tre ore dopo, nel parcheggio del cinema, comunico a Ricky che voglio guidare io.

«Che progetti hai?» mi chiede con aria circospetta.

«Non ho intenzione di fare cose strane, tranquillo. Almeno non per oggi» lo osservo di sottecchi in attesa della sua reazione, che però non arriva. L'espressione di Ricky è criptica. Vuole lasciarmi giocare. Cinque chilometri e qualche tornante più tardi, parcheggio nel nostro parco preferito. Nessuno dei due ha proferito parola per tutto il tragitto.

«Andiamo sul sedile posteriore, sfruttiamo i vetri oscurati una volta tanto» gli dico scendendo dall'auto. Lui esegue, senza parlare. Le mie labbra si incollano alle sue non appena prendiamo posto sul sedile.

«Devo dire che mi hai sorpreso» confessa accarezzandomi il viso.

«Dicono che a quarant'anni la donna tiri fuori tutte le sue potenzialità» replico, mentre lui mi fissa con aria interrogativa e divertita al contempo.

«Quindi siamo all'alba di una nuova era?» mi provoca, con un mezzo sorriso.

«Beh, non mi sembra di essere stata poco reattiva, finora» mi fingo offesa.

«Tutt'altro. Appunto per questo sono curioso di vedere questo tuo aspetto nascosto. Il pacchetto base è già notevole, ora voglio vedere cosa riserva il full optional» s'è guadagnato un calcio d'angolo, ma io ho una punta fuoriclasse, in grado di bruciare la rete e far lanciare scintille ai guantoni del portiere.

«Il punto è che questa storia della mia presunta vecchiaia mi ha provocato una crisi pazzesca. Cercavo delle risposte che mi risollevassero il morale, così sono finita casualmente sul blog personale di una cinquantenne perennemente arrapata e decisa ad aprire gli occhi a tutte le donne disperate per l'atterraggio traumatico nel mondo anta.» Continuo, mentre lui mi ascolta attento, rimanendo in silenzio.

«Secondo lei occorre essere consapevoli delle proprie possibilità, potenzialità e desideri, condividendoli con il proprio compagno senza paura.» Lui appare piacevolmente colpito.

«E tu hai intenzione di applicare questi dettami rivoluzionari?» m'interroga ansioso di conoscere le mie intenzioni.

«Saranno un dogma per me. Francamente mi pare l'unica strada percorribile. L'alternativa è ammuffire pensando incessantemente alla menopausa, all'incontinenza urinaria e al blocco della libido, guardando il proprio corpo appassire mentre il mondo diventa dominato da sciacquette con la capacità di ragionamento di un'ameba» sono sul piede di guerra. La vita di una donna non può finire a quarant'anni, a questo punto diventa una questione di principio.

«Quindi è guerra dichiarata!» Ricky sembra approvare e la cosa mi rincuora.

«Mi pare chiaro. Una donna di quarant'anni possiede un mucchio di potenzialità. Sta a noi non lasciarci convincere che siamo finite» so che sembra la rivincita della babbiona frustrata, ma a questo punto mi pare doverosa. Dopotutto l'aspettativa di vita è raddoppiata rispetto ai tempi remoti in cui la donna, a quarant'anni, era definita anziana. Occorre vivere questa fase della vita affrontandola a viso aperto, sfidando il sistema che ci vorrebbe parcheggiate al museo. Si fottano i musei.

Ricky si mette al volante con aria soddisfatta. L'opinione della blogger pare piacergli un sacco. In effetti ciò che spinge un uomo a cercarsi un'altra è spesso la puzza di muffa che sente non appena varca la soglia di casa.

La routine uccide più del cancro.

«Sono d'accordo con te, da oggi sarai la mia fata fatale» proclama solennemente, strizzandomi l'occhio. Ovvio che dopo tutta questa manfrina, degna dell'arringa di un principe del foro impegnato nella difesa del peggior serial killer della storia, il mio maritino partenopeo si aspetti una compagna alla sua altezza. E sia.
È tutto finalmente perfetto.
Detesto invece la sveglia, che ritengo il peggior strumento di tortura mai concepito. Qualcuno dovrebbe dichiararla fuorilegge e responsabile di crimini contro l'umanità. Fatto sta che la maledetta suona, svegliandoci di soprassalto.

«Comincio a non poterne più del lavoro da dipendente, devo trovare una soluzione alla svelta» ringhio salendo in ascensore, dopo doccia e caffè a tempo record. Sono stufa di ustionarmi l'esofago, accidenti.

«Se uno non sapesse quanto sei stakanovista direbbe che sei una che odia lavorare» dice baciandomi.

«Io adoro lavorare. Solo che voglio lavorare per noi, non per gli altri. Sono stanca delle regole altrui, vorrei qualcosa di nostro» replico con voce roca. I postumi del piacere notturno hanno al loro attivo anche la mia quasi afonia. Meglio felice tra le braccia del mio lui, che rimbambita a guardare telenovele demenziali.

In pausa pranzo Lelly torna a farsi viva.

«È mai possibile che debba essere sempre io a stanarti?» Quella donna è sempre un uragano, qualunque cosa faccia. A volte riesce a darmi davvero sui nervi.

«Sono appena entrata in pausa, lo sai che in orario di lavoro si possono fare solo chiamate urgenti» le faccio presente con il filo di voce che mi rimane.

«Sei senza voce! Che diavolo hai combinato? Dimmi che posso sperare che sia perché hai fatto la biricchina!» esclama al settimo cielo.

«Turbolenze al parco, in effetti.»

«Stai spolverando dove non batte il sole, a quanto pare! Era ora!» esulta ridendo.

«E piantala, scema! Non sono una che si dimentica di fare certe cose!» sbotto ad alta voce, si fa per dire, proprio mentre un collega mi sta passando accanto. Avvampo, che figura esemplare. Dovrò prepararmi ai commenti di una decina di soggetti convinti dell'esatto opposto. Accidenti.

Nel frattempo Lelly continua a strillare nel ricevitore.

«Ma se non ti sento quasi mai parlare di questo argomento» continua imperterrita.

«Ne parlo con chi di dovere, rasserenati.»

«Certo, con il tuo maestro di meditazione trascendentale eunuco, che di sicuro ha all'attivo più ginnastica di te. Allora, che è successo ieri sera?»

«Sotto un tiglio al parco, dopo hamburger e cinema» sento che le cade qualcosa. Il cellulare.

«Mi prendi in giro? All'aperto in un luogo pubblico?»

«Non dire fesserie, Lelly, non sarei qui a raccontartelo, ti avrei sicuramente chiamata dalla centrale di polizia stanotte, non ti pare?»

«E allora?» si sta spazientendo.

«Sedile posteriore dell'auto, vetri oscurati, sotto un tiglio, nel buio più totale. Eravamo totalmente invisibili.» preciso.

«Ah ecco, mi sembrava impossibile» commenta lei delusa.

«In compenso la vicina stanotte si è incollata al nostro campanello per chiederci di moderare le nostre effusioni moleste» rido al pensiero della rompiballe del piano di sopra, insacchettata in una terribile vestaglia verdastra, con la testa cosparsa di bigodini vecchi almeno quanto lei, che suona alla nostra porta, guardandomi come se fossi la portavoce di tutte le donne di malaffare della galassia. "Signora, per favore, la smetta di gridare, trema tutto il palazzo! Guardi che se non la finisce sarò costretta a chiamare la polizia!" mi ha urlato addosso. Sto ridendo fino alle lacrime, ripensando alla sua voce gracchiante, gli occhi fuori dalle orbite e il colorito cianotico.

«Dici sul serio? Ma è fantastico! Finalmente una buona notizia!» Lelly è fuori di sé per l'eccitazione. Era ora, un po' di sana ginnastica, gaudeamus!

«Vedi che anch'io posso essere trasgressiva?» e di nuovo passa il collega di prima, che stavolta sgrana gli occhi e affretta il passo per andare a spifferare quello che ha appena scoperto: non ce l'ho sigillata come si vocifera da sette anni tra i miei colleghi. Salta fuori che la mia patata è invece decisamente bollente. Lo scoop è sensazionale. Avvampo.

«Devo ammettere che oggi mi hai dato un barlume di speranza» ammette Lelly sospirando.

«Ora devo lasciarti, mi aspetta un match pirotecnico: un collega ha ascoltato la nostra conversazione e se non rientrerò immediatamente in quell'ufficio daranno la notizia in universovisione» le comunico mentre lei scoppia a ridere.

«Almeno se la godranno anche loro per un quarto d'ora» riattacca, e io, riluttante, rientro in un open space popolato da diverse facce sulle quali lampeggiano a lettere cubitali domande imbarazzanti alle quali nessuno darà mai una risposta.

Controtempo    (#Wattis2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora