Capitolo 2.

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"È arrivato il camion." Pensai.
L'emblema di un altro inutule trasloco.

Lentamente mi avvicinai al portone, mi misi in punta di piedi e tristemente guardai attraverso lo spioncino. Appoggiai delicatamente l'occhio a quella piccola lente di ingrandimento e con il mio sorriso stampato scomparso osservai.

Allora...

Un grosso furgone, un ometto grassottello alla porta, con un sorrisetto che mi infastidiva come non mai, altre persone che si guardavano intorno curiose ed un cagnolino, sullo sfondo, che passeggiava tranquillo tra l'erba.

Alzai la cornetta:

"Chi è?"

"So Bernardo, apri, ce sta er camion."

"Certo, apro subito."

Non ero per niente felice ma sforzandomi mi feci tornare quel sorriso forzato di sempre.

Aprii.

"Bernardo, ciao!"

Lo abbracciai.

Non volevo farlo ma ero costretta. Lui era il fidanzato di Linda. Si dovevano sposare. A ottobre dell'anno prossimo.

Lui dopo mi diede una piccola spinta a lato e passò avanti verso di lei.
La baciò. Appassionatamente.
Io schifata mi giarai. Non potevo sopportare che una donna, giovane, carina come Linda stesse con uno zoticone, arrogante, barbaro come Bernardo.

"Si si... io vado a prendere gli scatoloni."

Dissi.

Salii gli scalini. A metà mi fermai, mi guardai dietro, mi accorsi che le lacrime mi stavano gonfiando gli occhi. Allora mi misi a correre.
Arrivata in camera mia mi chiusi dentro.

A chiave.

Doppia mandata.

Mi girai verso il letto.

Appoggiai spalle e schiena alla porta.

Mi lasciai scivolare giù.

Crollai in un pianto diperato. Non sapevo che fare.
La lacrime mi cadevano dagli occhi in un modo così indelebile. I miei pensieri finivano, in quel momento. Ma i dubbi sulla mia vita rimanevano.
Mentre ero seduta li, che piangevo e pensavo, piangevo e pensavo, mi guardai attorno. La mia stanza sembrava così diversa. Vuota. Grande.
C'erano si e no una ventina di scatoloni. Uno con la scritta FRAGILE. delle cose più importanti e fragili appunto. In un paio c'era scritto VESTITI ALESSIA. In un altro c'era la frase SCARPE ALESSIA. Poi LENZUOLI ALESSIA. , dove c'erano gli asciugamani, i lenzuoli, la federe dei cuscini, le coperte... E ancora COLLEZIONE ALESSIA.
Questa era la mia preferita.

La mia collezione era preziosissima, almeno per me.
Bernardo mi diceva continuamente che era solo una fissazione, che non valeva niente e che era del tutto inutile, ogni volta che lo diceva, ogni santa volta avrei voluto dirgli quattro paroline.

Collezionavo cioccolata, vera, finta, bianca, nera, al latte, alla frutta... di tutti i tipi, adoravo la cioccolata, non tanto come gusto, ma mi piaceva l'odore, l'aspetto.
Avevo un calendario speciale con un disegno di una barra di cioccolata che profumava di cacao. Lo amavo.
Poi avevo una vetrinetta con dentro tutte piccole gabbiettine di vetro con dentro sotto vuoto dei cubetti di cioccolato. Qualsiasi tipo. Erano tantissimi.
Tenevo di conto quella collezione più di qualsiasi cosa al mondo. Era tutto quello che mi rimaneva.

Poi con gli occhi andai verso destra. Non vidi più nulla. Il vuoto.

E poi ancora nulla per una manciata di minuti.

Mi si riaprirono gli occhi.

La mezzanotte.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora