É l'unico.

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– No, davvero Arthur, non capisco proprio per quale diavolo di motivo infili sempre le cose di prima necessità nei meandri più profondi! – risuonò la voce di Merlin parecchio alterata dalle viscere di uno dei più bassi cassetti della cucina, dove, piegato a metà, si stava dedicando in quel momento alla ricerca di qualcosa. Anzi, in realtà sembrava più uno scavo archeologico che una ricerca.

Infine, con un grido vittorioso Emris spuntò fuori, stringendo in pugno un cavatappi, così velocemente, che Arthur fece appena in tempo ad alzare lo sguardo dall'oggetto che fissava incantato, il quale era, diciamo così, leggermente al di sotto del livello in cui dovrebbero essere puntati gli occhi di un interlocutore.

– Io invece credo di aver capito benissimo le sue motivazioni... – commentò Gwaine, che per tutto il tempo aveva osservato con attenzione il suo amico, mentre Merlin lasciava la cucina, tornando verso il resto della compagnia. – Non c'è da meravigliarsi! Pur non essendo un esperto in fatto di didietro maschili, la mia opinione da dilettante è che il tuo ragazzo ha un sedere da favola! – finì di proferire, dando una pacca sulla spalla di Arthur, il quale spalancò gli occhi, un tantino scioccato per tutta quella estrema sincerità.
– Ehi! Ma di che stai parlando? – arrossì Pendragon.
– Ma piantala Arthur, siamo amici... quasi parenti! E, francamente, anche a me capita di incantarmi come uno scemo sulla scollatura di tua sorella Morgana, e in cose del genere non c'è mica nulla di cui vergognarsi, non è che stai fissando roba altrui! Quello è il tuo territorio!

Gwaine fece una pausa in attesa di ricevere una battuta in risposta, ma Arthur rimase in silenzio, stringendo i denti, poi si voltò, e sempre in silenzio, uscì sul balcone.
Gwaine lo seguì.

– Arthur, ti sarai mica offeso? Dai, dimmi, qual è il problema? – disse, sinceramente sorpreso, quando vide Pendragon voltarsi verso di lui con un espressione talmente cupa, che quasi forse sarebbe stato il caso di aprire l'ombrello.
– Il problema è che... non è il mio territorio! – confessò a fatica Arthur, ma Gwaine non capì lo stesso.
– E di chi allora? Non crederò mai che Merlin possa tradirti!
– Ma... perché diavolo poi hai deciso che stiamo insieme?! Non abbiamo mai detto a nessuno che...
– Mi dispiace deluderti, ma le vostre capacità da agenti sotto copertura, sono... vediamo, come potrei dire in modo più delicato? Sono scarse. Cioè, probabilmente sarebbe anche possibile non notare il vostro legame, ma per non farlo bisognerebbe essere ciechi. E sordi. E non aver a che fare con voi più di una volta all'anno. Ma né io né gli altri che ora stanno in salotto, rispondiamo a questa descrizione, – spiegò Gwaine con un tono falsamente dispiaciuto e con un ghigno sfacciato. – Cosa c'è che non va? Sai che puoi fidarti di me, – aggiunse, tornando serio.

Arthur lo fissò per qualche secondo, poi chiuse la porta del balcone e tornò alla ringhiera, appoggiandovisi contro, come se avesse davvero bisogno di un appiglio.
– Il fatto è che noi non... – disse con difficoltà, facendo un vago gesto con la mano. Gwaine stette zitto per un po', in attesa che lui continuasse, ma quando si rese conto che Arthur non aveva affatto l'intenzione di concludere la frase, decise di portarlo a precisare.
– Voi non... cosa? – Arthur alzò su di lui uno sguardo assai eloquente e di nuovo in silenzio agitò una mano nell'aria. Gwaine socchiuse gli occhi, cercando di capire il significato di quella pantomima.

Gli ingranaggi nella sua testa girarono a vuoto per un tempo abbastanza lungo, fino a quando finalmente non ci arrivò...

– Non avete ancora fatto del sesso?! – la schiettezza dell'amico fece quasi soffocare Arthur, ma, una volta ripreso dallo shock, quello annuì. Visto che aveva deciso di essere sincero, tanto valeva farlo fino in fondo... e poi, forse, Gwaine avrebbe potuto anche dargli qualche buon consiglio: uno che era riuscito a conquistare l'amore di Morgana, di certo non poteva essere una frana negli affari di cuore!

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