Just married.

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– Ma tu mi stai prendendo in giro! – non era una domanda, ma un'affermazione, anzi, piuttosto, un'esclamazione. Merlin guardò con stupore il marito... e il suo cervello di nuovo andò in corto circuito per la consapevolezza di questa semplice verità – Arthur Pendragon da questo giorno era il suo legittimo coniuge! Lo stesso che gli aveva appena proposto di... portarlo fino al taxi per l'aeroporto. Proprio così, letteralmente: "Ti ci porto in spalla!"

– E qual è il problema, Mer? Diremo a tutti che vogliamo rispettare l'antica tradizione quando lo sposo deve portare la sposa in braccio oltre la soglia della loro casa... solo che noi abbiamo deciso di iniziare con un po' di anticipo...

– Mi permetto di ricordarti – non sono una sposa! – urlò Emris, sollevandosi appena sui gomiti, e subito si lamentò per il movimento improvviso. – E poi, tutti capiranno di che si tratta, – aggiunse in un sussurro.

– Oh, ma certo, e se invece camminerai davanti a loro zoppicando come un vecchietto, non li sfiorerà nemmeno il cervello l'idea su quello che abbiamo fatto qui nelle ultime due ore... Merlin... – Arthur fece una smorfia di solidarietà, guardando come Emris lentamente si gira sull'altro fianco con una sofferenza atroce dipinta sul volto.

Pendragon si sedette sul bordo del letto e con tenerezza accarezzò con la mano i suoi capelli neri spostando delicatamente la frangia dalla fronte. Lo sguardo di Arthur scivolò sul viso del marito, notando leggerissimo velo di barba, che sottolineava ancora di più la spigolosità dei suoi lineamenti... e pensare che non si radeva solo da un giorno! Arthur aveva la barba più chiara, più morbida e... come dire, più rada... che non gli donava per niente, Merlin invece subito acquisiva un certo fascino audace. E così in tutto: Emris era pieno di contraddizioni e di sorprese, in lui combaciavano alla perfezione e convivevano pacificamente delle cose che di solito assolutamente non andavano d'accordo – coraggiosa determinazione si intrecciava nel suo essere tutto particolare e a volte bizzarro con la tenerezza e fragilità quasi femminile, la forza sorprendente – anche quella fisica – con una toccante ingenuità.

– Ma dai... sarà divertente! Quando è stata l'ultima volta che qualcuno ti ha portato in braccio? – sorrise Arthur, tracciando con il pollice la linea quasi tagliente della sua mascella e sforzandosi con tutto se stesso per non lasciarsi scappare ad alta voce: "Cosa ho fatto per meritarti?" In realtà, questo pensiero non di rado, si potrebbe dire, regolarmente sfiorava la sua mente, ma era fermamente convinto che sarebbe stato stupido da parte sua dare ulteriore potere al uomo, che già lo teneva per le palle... a volte, letteralmente.

– Essere trascinato in spalla conta? – ridacchiò Merlin. – Perché in questo caso posso dire con la precisione al minuto! Ti eri ingelosito tanto quel giorno, quando avevo ballato con Freia, eh? – arricciò il naso Emris, coprendo con la mano le dita di Arthur, ancora ferme sulla sua guancia.

– Non immagini quanto... da matti! – confessò suo marito, chiudendo gli occhi e rivivendo quel momento di sei anni prima – oh, signore, sono passati soltanto sei anni, e sembrava una vita! – La stavi guardando in un modo che... allora per la prima volta avevo capito che... beh, non proprio capito, piuttosto, percepito, sai una sensazione di pelle, al livello cellulare quasi, che...

– Cosa, Arthur? – chiese Merlin, quando la pausa si prolungò troppo.

– Che ho bisogno di te! – sbottò Arthur in risposta, come se queste poche parole spiegassero tutto, ma subito dopo strinse le labbra, sospirò rumorosamente e continuò: – Sì, sì... me lo ricordo, è quello che ti ho detto quando ci siamo incontrati per la prima volta... senza conoscerti per niente! E questo bisogno che ho di te, con il tempo è sempre diventato solo più... giusto... sempre più... non so come dire, più totale, ecco!..

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