Capitolo 1: Prison

799 24 2
                                    


"Per mezzo di tre metodi noi apprendiamo la saggezza:
Primo, con la riflessione, che è il più nobile.
Secondo, con l'imitazione, che è il più facile.
Terzo, con l'esperienza, che è il più amaro."
(Confucio)

Ci siamo. Finalmente è arrivato il momento tanto atteso. Posso scoprire le mie carte senza remora alcuna.
"Io non ho un fratello, né una sorella, neanche i genitori... Nessuno del mio clan è sopravvissuto. Sono solo. Quindi posso attirare e trattenere tutto l'odio dentro di me. Così facendo, io ed io soltanto terrò a bada ogni cosa. Adesso tocca a me accollarmi tutti i problemi degli shinobi: i loro pregiudizi e i loro castighi. Solo io potrò risolvere tutto. Lascerò che ogni singolo grammo di odio si concentri su di me, dopodiché riunirò tutti i villaggi. L'odio si dissolverà nell'oscurità...
Il mio hokage ideale è una persona che incendia le tenebre dei cinque villaggi con la sua stessa fiamma e che divora le ceneri rimaste, continuando a sopravvivere."
"E credi davvero che tutti ti lasceranno carta bianca?"
"Te l'ho già detto: non m'interessa minimamente il vostro parere. In questo momento solo io ho il potere di prendere decisioni."
"Tu non hai capito proprio niente della vita di Itachi. Ci sono cose che non si possono fare da soli e la battaglia contro Kaguya lo dimostra!"
Che illluso! Pensa davvero di convincermi con così poco? Certo, questa guerra ha unito tutti i villaggi, ma una volta che tutto sarà tornato alla normalità ci saranno di nuovo dispute, ingiustizie, combattimenti, morte. Non cambierà mai niente.
"Quella è solo una briciola, non basta a far filare tutto liscio come l'olio. La mia è una rivoluzione... Per far sì che l'oscurità cessi di esistere nei villaggi diventerò io stesso l'oscurità. Diventerò tutt'uno col buio che regna sovrano nel mio passato. Di modo che potremo finalmente ripartire da zero e avere un futuro roseo davanti a noi."
"E per farlo hai intenzione di uccidere i cinque kage e i bijuu!?"
"Proprio così. Taglierò i ponti col passato."
"Non riuscirai mai a cancellare del tutto Itachi dalla tua vita, lo sai? Lui è tuo fratello, avete passato molte avventure insieme e queste ti hanno forgiato."
Com'è testardo. Non riuscirà mai a farmi vacillare, la decisione è presa. Il passato è passato.
"Per me Itachi è acqua passata. Per quanto riguarda il presente, io correggerò tutti gli errori del passato. Li spazzerò via... Sarà l'alba di una nuova vita e comincerò col recidere la tua esistenza. Tutto il sangue che scorrerà sarà l'elegia finale per mio fratello."
"Non mi disintegrerai mai... Tutto ciò che so l'ho imparato grazie alle persone con cui ho condiviso il mio passato ed ho imparato che quando sei nei casini, devi solo rialzarti e studiare la prossima mossa."

Colpo dopo colpo la mia vittoria si avvicina. Governerò il mondo dall'alto della mia torre costruita con solidi mattoni fatti di odio, il sentimento più forte che esista.
Mi ergerò sopra tutti e tutto e porterò il peso del mondo perché solo io posso farlo.
Sono un Uchiha... L'ultimo. Non ho più nessun legame familiare.
E per quanto riguarda il mio ex-team... Kakashi non si regge più in piedi e sarà facile sistemarlo, mentre Sakura... se sarà un problema andrà a far compagnia a Naruto all'altro mondo.
Un colpo solo. L'ultimo. Naruto... La tua morte sarà il gioiello più bello che splenderà sulla corona che cingerà il mio capo.
I nostri due corpi si muovono veloci, con colpi che si susseguono senza tregua o esitazione, spendendo ogni brandello di energia per questo scontro rimasto in sospeso per quattro anni. Finalmente siamo arrivati alla resa dei conti.
Incuranti delle ferite, del sangue che stiamo perdendo, ci battiamo consapevoli che quello che stiamo affrontando è più di un combattimento fisico, è uno scontro di volontà.
Ed ecco l'ultimo colpo, i nostri due pugni si scontrano e il mondo circostante in cui regna lo Tsukyoumi infinito viene ricoperto di polvere, detriti e luce, mentre noi... cadiamo.

Ritirando lo sharingan torno alla realtà. Sento la freddezza e la durezza della pietra di cui sono costituite le pareti e il pavimento sul quale sono seduto, l'odore ferroso delle sbarre della cella e quello più tenue, ma sempre presente del sangue che mi aleggia intorno come un miasma da quando ho scelto di seguire la vendetta. Lo percepisco ancora, nelle ossa, sulla pelle, dentro l'anima e ruggisce una sola parola scandendo ogni sillaba: Col. pe. Vo. Le.
Sono passati sei mesi dalla fine della Quarta Grande Guerra Ninja eppure per me sembra che siano passati solo pochi secondi da quando quell'ultimo colpo ha reciso il mio braccio sinistro e le mie ambizioni.
Dopo aver riflettuto sulla vita di Itachi e sui racconti di Hashirama avevo preso la decisione di diventare il male necessario alla sopravvivenza del mondo, ma lo scontro con Naruto, la sua determinazione a rivermi indietro, il fatto che anche senza un braccio avrebbe voluto continuare a combattere con me, l'evidenza della mia debolezza e la consapevolezza che quel peso che mi aveva oppresso il petto per anni lo avevano percepito anche i miei compagni di team, mi hanno cambiato.
Ce n'è voluto di tempo per arrivarci, ma alla fine ho compreso che quei legami che avevo tentato di recidere sono talmente forti da superare ripetuti tentativi di assassinio e tradimenti vari. Ho capito di essere semplicemente bisognoso d'amore, come chiunque altro. Come Naruto, rimasto orfano, che tentava fin da bambino di attirare l'attenzione altrui con le sue marachelle e il suo comportamento strafottente.
Come Sakura che nonostante tutto quello che io le ho fatto, non ha esitato a dichiararsi una seconda volta, pur essendo consapevole di come sarebbe andata a finire: un altro colpo e via.
Le sue parole mi avevano colpito, ma in quel momento non vedevo nessun'altra soluzione.

"Se potessi, mi farei carico di tutto il tuo dolore e lo porterei al tuo posto, ma non posso!"

Non l'ho ascoltata, limitandomi a farla svenire, di nuovo, come un remake della dichiarazione di quattro anni fa.
Ci sono volute parecchie botte ed un braccio amputato per calmarmi al punto di ascoltare veramente quello che i miei compagni di team cercavano di farmi capire.
Impossibilitato a muovermi e sul punto di morire dissanguato, finalmente avevo aperto non solo le orecchie, ma anche il cuore alle loro parole.

È solo che quando dici che sopporterai tutto, sento anch'io il peso del tuo dolore. E non riesco a ignorarlo.

Avevo sempre pensato di essere un genio, non come mio fratello, ma comunque una persona di intelligenza superiore, eppure il fatto che non fossi veramente solo, che non fossi l'unico a soffrire, che tutte le persone del mondo hanno bisogno di qualcuno da amare e da cui ricevere amore l'ho capito solo dopo essermi immerso totalmente nell'oscurità ed essere "caduto dalla torre".
Evidentemente per imparare ho bisogno di fare esperienza. Per questo ora sono impaziente.
I kage mi hanno condannato alla prigionia e direi che sono stati fin troppo clementi, mi aspettavo la morte, ma hanno deciso di tenermi in vita per farmi scontare i miei errori.
Da mesi sono rinchiuso in questa cella fredda ed umida con una piccola finestra posta in alto da cui entra la luce durante il giorno come a ricordarmi che la libertà è tanto vicina, quasi tangibile, ma non posso raggiungerla. Una beffa. Come il fatto di non sapere quando uscirò di qui. Non mi hanno detto quanto tempo resterò in questa prigione, perché il non avere una data precisa da attendere, rende l'attesa più insopportabile. Potrei fuggire facilmente, lo so io e lo sanno loro, ma non servirebbe a niente. I miei demoni mi inseguirebbero ovunque andassi e darei un altro inutile dolore alle persone che non mi hanno mai abbandonato: Naruto e Sakura.
Quindi consapevole di ciò, attendo, immobile, di poter spiegare le ali in cielo e scoprire cosa mi aspetta nel futuro.

When Love Is PatientDove le storie prendono vita. Scoprilo ora