Capitolo 5: Adattarsi

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Sistemo i pomodori nella dispensa, evidentemente si erano ricordati dei miei gusti in fatto di cibo. 
Misi via anche il pane, la salsa di soia e i legumi secchi, mettendo poi in frigo la carne. 

Chissà se riuscirò a cucinare con un braccio solo! 

Certo, non sono esigente, specie dopo aver vissuto tanti anni con Kabuto e Orochimaru - che si nutrivano per lo più di carne di animali cacciati nei boschi e di intrugli medicinali - e col team taka in cui nessuno sapeva cucinare decentemente nemmeno del riso. 
Mentre sono concentrato sui miei pensieri, non mi accorgo di quello che combinano i miei due compagni. 
Grave errore distrarsi. E lo capisco bene quando mi ritrovo improvvisamente gettato a terra dal dobe. 
"Che cavolo combini!?" impreco, scrollandomelo di dosso. 
Mi basta un'occhiata allo sguardo omicida di Sakura che ha ancora il pugno alzato per capire che ne ha combinata una delle sue facendola infuriare. 
Non mi serve nemmeno girarmi a guardarlo per capire che probabilmente lui ha un bel bernoccolo in testa e forse gli verrà un occhio nero. 
Possibile che nonostante siano passati tanti anni si comportino ancora come bambini!?
Quando Naruto si alza, lamentandosi come suo solito e starnazzando: "Ma Sakura-chan! Che ho fatto di male?"
Rivedo ancora il dodicenne in cerca di attenzioni. 
Davvero in fondo al suo cuore, dietro il giovane guerriero che ha combattuto in guerra c'è ancora il vecchio se stesso? Sarà possibile anche per me riportare fuori un po' del vecchio Sasuke?
"Sei un cretino! È mai possibile che tu debba essere così sgraziato? Hai la delicatezza di un elefante!" gli urla Sakura, tenendolo per il colletto della maglia e scuotendolo vigorosamente. 

No, mi sto sbagliando. 
Naruto è sempre stato così. Solo che il vecchio se stesso e il nuovo sono due lati della stessa persona. Si sono fusi insieme, senza annullare l'altro. Sa essere sia lo shinobi implacabile che l'imprevedibile cretino che combina pasticci.
E Sakura... Sakura si è sempre mostrata dolce e remissiva con me nei paraggi, invece adesso è sicura di sé al punto da mostrare agli altri il suo vero carattere, il lato di sé che nascondeva a tutti. Malamente direi visto che sapevamo tutti di questa sua tendenza alla violenza. 
Il mio io attuale è, al pari del loro, il risultato di quanto vissuto in questi anni. Forse stando un po' con loro ritroverò il vecchio Sasuke. Ho ancora tre mesi per pensarci.

"Guardate che dovrò vivere qui ancora per qualche mese. Potreste evitare di demolirmi l'appartamento?" chiedo, fermando l'ennesimo pugno che stavolta sfiora il tavolino. 
La mano di Sakura stretta nella mia si ammorbidisce di colpo quando si rende conto che la sto toccando e lei arrossisce come se si fosse resa conto solo in quel momento di quello che stava facendo. 
Naruto passa lo sguardo da me a lei, interrogativo, poi un lampo di consapevolezza gli illumina gli occhi. 
Non riesco però a decifrare il motivo del suo sorriso dolceamaro. 
"Sakura-chan! Io ho fame! Mi hai fatto sgobbare tutto il giorno, non merito un premio?" ricomincia a lamentarsi. 
Stacco le dita dalla sua pelle e lei comincia a scuotere la testa, esasperata. 
"E va bene. Stavolta offro io."
"Evviva!" 
"Solo la prima ciotola però" lo disillude lei.
"Sei cattiva!"
"E tu sei un pozzo senza fondo. Non voglio mica finire sul lastrico! Se continuerai a mangiarne tanto diventerai obeso."
L'espressione di Naruto divenne tristissima... e comicissima. I grandi occhi azzurri si fecero lacrimosi, cominciò a borbottare con voce balbettante e lamentosa qualcosa che somigliava a "Non vorrai dire che diventerò come Chouji!". 
A quel punto faticai a trattenere una risata rauca, leggera. 
Sentendola, entrambi si voltarono verso di me, con espressioni tanto allucinate che non riuscii a trattenermi dal ridere ancora e nel giro di un attimo si unirono anche loro a me. 
Tre risate dal suono molto diverso: una rauca e bassa, una alta e trascinante, l'altra cristallina e felice. 
Quando ci calmammo ed ebbi ripreso la solita compostezza me ne uscii con un: "Comunque anch'io ho fame."
"Allora andiamo a pranzare" rispose Sakura, discreta, senza dire nulla di quanto appena successo. Apprezzai molto la delicatezza del gesto e la gomitata con cui zittì Naruto che aveva aperto la bocca. 

🌸 § 🌙 * § * 🌙 § 🌸

Il piccolo chiosco Ichiraku Ramen era fortunatamente libero. Un solo sgabello tra i sei disponibili era occupato e, quando Naruto scostò la tenda per entrare per primo, vidi il copricapo da hokage poggiato sul bancone e il maestro Kakashi che ci attendeva impaziente. 
"Sapevo che sareste arrivati!"
"Ramen per tutti!" ordina il dobe a Teuchi che con un sorriso all'indirizzo di tutti, sì persino verso di me, si mette all'opera. 
Versa i noodles nell'acqua che bolle ed intanto toglie il guscio alle uova sode e scalda il brodo. 
Non appena pronti li scola e versa nelle ciotole appena riempite di brodo, adagia le fettine di lonza, l'uovo tagliato a metà, il verde del cipollotto tagliato a striscioline e per ultimo aggiunge fettine di naruto. 
Inspiro l'odore della pietanza e vengo invaso da una sensazione di nostalgia. Quante volte siamo venuti qui a mangiare quando eravamo il team 7? 
Ci rivedo seduti in questi stessi sgabelli, ma più giovani, più bassi, i piedi che non toccavano terra, pieni di sogni, di aspettative, a litigare sotto lo sguardo divertito e allo stesso tempo esasperato di Kakashi. 
Un giorno come un altro, passato tra una missione di livello D ed un'altra. Una quotidianità che col passare del tempo ho relegato nel luogo più profondo ed oscuro della mia anima, perché non tornasse in superficie, perché non mi impedisse di fare quanto deciso. 
Mi scopro davvero affamato ed afferro celermente la mia ciotola, avvicinandola a me e prendendo le bacchette. 
Assaggio i noodles, poi passo a mangiare un pezzo di uovo che risulta cremoso e delizioso. Prendo il cucchiaio ed assaporo anche il brodo, percependo tutti i sapori: la salsa di soia, il sakè, l'olio di sesamo, l'aglio e il tocco piccante dello zenzero. 
Sono ormai passati anni dall'ultima volta che l'ho mangiato e sebbene non sia uno dei miei piatti preferiti... ne ho sentito la mancanza. O forse è avere vicino loro che mi è mancato tanto. 
Sakura, accanto a me mangia in modo delicato, assaporando ogni boccone; Kakashi ha già finito la sua porzione, non riuscirò mai a capire come faccia a mangiare tanto in fretta e così discretamente da non farci vedere il suo volto per intero; Naruto si ingozza e chiede subito un'altra porzione. Sakura lo fulmina con lo sguardo, poi osserva me, con un'espressione che è un misto di felicità e commozione, poi si rivolge di nuovo al suo pasto, con un intenso rossore sulle gote. 
È un mistero cosa le passi per la mente: non ha avuto scrupoli a dichiararmi il suo amore prima della mia fuga o di fronte a Kakashi e Naruto prima dello scontro alla Valle dell'Epilogo eppure arrossisce come una bambina se la tocco o la guardo. 
È questo l'effetto che fa l'amore? Io non lo so, mi sono rinchiuso dietro rabbia, dolore e sete di vendetta per così tanto tempo che non so se riuscirò mai a provare qualcosa di tanto totalizzante per una donna. 
Amavo la mia famiglia, mia madre, mio padre, mio fratello... e in un certo senso amavo ed amo anche questo team... ma non credo sia la stessa cosa. 
Il rumore dello sgabello di Kakashi che viene scostato mi riscuote dai miei pensieri. Mi dà una pacca sulla spalla e saluta tutti con un cenno della mano. Il dovere lo chiama. 
"Che ne dite di tornare a finire di sistemare l'appartamento?" chiese Sakura.
"Non è necessario tanto disturbo" dico.
"E chi ha detto che è un disturbo?"
Niente da obiettare. Ha di nuovo ragione lei. Ma ovviamente non lo ammetterò mai.

🌸 § 🌙 * § * 🌙 § 🌸

Arrivata sera, i miei ingombranti ospiti si dirigono alle rispettive case, salutandomi dopo aver consumato una cena veloce tutti insieme, preparata da Sakura che si è premurata anche di lavare i piatti. 
Mi dirigo in camera e tiro fuori il futon, sistemandolo meglio che posso, ma non ho ancora sonno, quindi prendo la mia kusanagi e mi preparo per ripulirla. È un rituale che mi ha sempre schiarito le idee e rilassato e dato che mi è stata restituita, seppur non posso portarla in giro, ricomincerò a curarla. 
La cura e la conservazione della katana segue le stesse regole generali che si applicano nel rituale del tè, nella calligrafia o nell'ikebana. 
Smonto la lama dal koshirae, aiutandomi coi piedi, la cospargo con una polvere ricavata dall'ultima pietra utilizzata per la pulitura tramite un tamponcino. 
Successivamente, usando della carta di riso piegata tra pollice e indice, la rimuovo con un movimento dal codolo alla punta, pinzando la lama con il dorso verso la mano. In seguito, con un altro panno leggero, imbevuto parzialmente di olio di garofano raffinato, passo di nuovo tutta la lama con lo stesso movimento utilizzato per rimuovere la polvere. La prima operazione rimuove tracce di ossidazione e grasso lasciato dalle dita durante il rinfodero, la seconda operazione invece serve per evitare ossidazioni successive. 
Osservo la lama o la ridispongo nel fodero, mi stendo sul futon tenendola tra le braccia come ho fatto da quando è arrivata nelle mie mani la prima volta e, copertomi con le lenzuola, riesco finalmente a prendere sonno. Un gesto ormai familiare in un luogo per ora sconosciuto. 
Riuscirò mai a definire questo posto casa mia?

* l'arte di disporre i fiori. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 17, 2017 ⏰

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