Capitolo 1.

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Un soffio di vento mi fece rabbrividire e mi scompigliò i capelli, che avevo appena finito di sistemare 5 minuti prima.

Eravamo nel mese di febbraio, ma io mi ostinavo a indossare già giacchette abbastanza leggere nonostante facesse ancora un pochino freddo, il tipico freddo che segna la fine dell'inverno.

Erano le 7.45 del mattino e il sole non era ancora sorto del tutto. Mi accesi una sigaretta, mi infilai le cuffiette nelle orecchie e iniziai a camminare.

Camminavo lentamente, senza fretta: era un mio modo per cominciare bene la giornata, in tranquillità, in solitudine, prima di andare a prendere la mia amica Julie sotto casa.

Tutte le mattine arrivavo nella via di Julie alle 7.55 precise, per poi prendere insieme la metropolitana che passava alla nostra stazione alle 8.

Julie è la mia migliore amica dalle elementari. Mi sta accanto in ogni momento, sia bello che brutto e siamo sempre insieme, nonostante siamo molto diverse tra di noi.

"Dai Madison muoviti che perdiamo la metropolitana" mi dice Julie mentre camminiamo, interrompendo già la mia tranquillità.

Riusciamo, all'ultimo momento, a prendere la stessa metro che prendiamo di solito e infatti tutte le facce che vedo mi sono familiari. Una soprattutto. Quella di Dylan.

Mi incantai a guardarlo. Era sempre così rilassato, con le cuffiette nelle orecchie, come se non gliene fregasse nulla di tutto ciò che lo circondasse.

Lo vedevo tutti i giorni, più volte al giorno. Anche lui la mattina prende sempre la metro che passa alle 8 e prende la stessa che prendo io anche al ritorno. In più a scuola è sul mio stesso piano.

Ma tutto ciò che potevo fare era ammirarlo e sperare di conoscerlo un giorno.

Scendiamo alla fermata della scuola e come sempre è pieno di studenti. Lui come al solito non mi vede neanche, non sa nemmeno chi sono.

Si trova davanti a me e Julie, e lo guardo mentre si accende una sigaretta, come è solito fare ogni mattina prima delle lezioni e raggiunge i suoi amici che lo aspettano davanti al cancello della scuola.

Era venerdì.
Da una parte ero contenta perché ci sarebbe stato il weekend, ma dall'altra parte non lo ero perché sapevo di non poter vedere Dylan per due giorni.

È l'intervallo e mi metto in fila alle macchinette per comprare una merendina.
"Madison, hai un euro da prestarmi?" mi chiede Sarah mettendosi di fianco a me e superando la fila.
"Certo tieni" le dico dandole la moneta.

Mi giro guardando la fila dietro di me, aspettando che qualcuno si arrabbi con Sarah per aver superato la fila, e proprio in quel momento incontro degli occhi castani, profondissimi.

Dylan era dietro di me da chissà quanti minuti e non me n'ero nemmeno accorta.
Ci guardiamo negli occhi per 3 secondi e poi mi rigiro verso la macchinetta.
Era la prima volta che ci guardavamo e che io sappia era anche la prima volta che lui mi vedeva.

"Madison, ci sei?" mi sveglia Sarah.
"Ehm scusami, dicevi?" non l'ho nemmeno sentita parlare, il mondo si era come fermato, come se in quel momento esistessimo solo io e lui.

"Prendo il kinder bueno o i taralli?" ripete Sarah.
"Mmh non lo so decidi tu" le rispondo. Ero molto d'aiuto dicevano.

Io e Sarah dopo 8 minuti di fila riusciamo finalmente a prendere le nostre merendine e ci spostiamo.

Quando mi giro per andarmene, non riesco a fare a meno di guardare Dylan, e con mia sorpresa, mi accorgo che lui aveva già gli occhi puntati su di me.
I miei occhi incontrano di nuovo i suoi, per la seconda volta nell'arco di 5 minuti.
Era insieme ad un suo amico, che in quel momento era occupato a digitare il numero corrispondente alla sua merendina alla macchinetta.
Non era mai successo prima, ed era una sensazione bellissima.
Non posso fare a meno di allontanarmi sorridendo all'aria.

Le lezioni finiscono e quando esco da scuola trovo Julie che mi aspetta fuori dal cancello.
"Allora, com'è andata la verifica di francese?" le chiedo, sapendo che era da una settimana che studiava.
"Ho risposto a tutto e penso anche bene, quindi spero almeno in un 7 dai!" risponde.
Prendiamo la metropolitana e scendiamo alla nostra solita fermata.

Guardo poco più avanti di noi ed eccolo lì, tutto solo che si fuma una sigaretta mentre torna a casa.
"Hai le sigarette o ne vuoi una?" mi chiede Julie, porgendomi delle Winston Blue.
La ringrazio prendendo una sigaretta dal pacchetto e cerco l'accendino.

"Hai l'accendino?" le chiedo quando mi accorgo che il mio me l'hanno fottuto le mie amiche di scuola, come succede ogni singola volta che presto il mio accendino.

"Pensavo ce l'avessi tu! Il mio me l'ha preso Jason oggi all'intervallo e non me l'ha più ridato" spiega.

"Invece di guardare sempre quel Dylan solo da lontano da mesi, vai da lui e chiedigli se ha d'accendere" mi dice decisa, perché sa che non lo farei mai.
"Ma col cazzo, al posto non fumo proprio, ritienitela" le dico porgendole la sigaretta, che lei peró non prende.
"Madison smettila, se no vado io".
Avevo già deciso che andare a parlare con Dylan fosse un'idea assurda, ma non potevo permettere che Julie parlasse con lui prima che lo facessi io.

Faccio un lungo sospiro, accelero il passo e sento il mio cuore battere più velocemente.
Chissà com'è la sua voce e chissà com'è il suo sorriso da vicino.

"Ei scusami" dico con un filo di voce e ovviamente in quel modo lui non mi sente.

"Eeei scusaa" dico con voce più alta e lui si toglie una cuffietta dall'orecchio.
"Hai d'accendere?" gli chiedo cercando di sembrare disinvolta e cercando di non ridergli in faccia, sapendo che Julie è affianco a me che mi guarda, contenta del primo passo che sto facendo.

"50 centesimi" mi dice con un filo di voce e sorridendo.
In quel momento ero troppo impegnata a ripetermi in testa "Madison non ridere, fai sembrare tutto normale" che non avevo fatto caso alla battuta che aveva appena detto, quindi sono rimasta seria.

Controlla nelle tasche per qualche secondo, mi guarda negli occhi e  mi dice "tieni" porgendomi il suo accendino.

Ho un po' di difficoltà nell'accendere la sigaretta e Dylan lo nota. Cosí sfiora le mie dita per prendermi dalle mani l'accendino, si avvicina al mio viso e me l'accende lui.

Rimango immobile a guardare il suo volto, che non era mai stato cosí vicino al mio.

Restiamo in silenzio per alcuni secondi finché lui non parla: "mi sono dimenticato di avvisarti che non funziona molto" dice ridendo con voce profonda.

Non sapevo cosa dire, poi ritornai in me e cercando di non sembrare troppo a disagio dissi "ho notato" ridendo, "tranquillo, grazie mille!". Gli sorrisi.

"Ciao, ci si vede" dice lui ricambiando il sorriso, per poi allontanarsi.

Gli avevo appena parlato, non ci potevo credere.

"Ehem, e io?" chiede Julie fingendo la tosse per richiamare la mia attenzione.
"Mi sono completamente dimenticata di te scusami!" mi scuso con lei.
"Ti dimentichi dell'unica persona che dovresti ringraziare!" fa la finta offesa.
"Per cosa?" chiedo confusa.
"Senza di me non gli avresti mai parlato, ammettilo" sorride.
"Grazie grazie grazie grazie grazie Julie!" la ringrazio saltandole addosso.
"Eh tieni, facciamo metá" le dico porgendole metà sigaretta.
"Ti perdono, solo perché so da quanto tempo aspettavi questo momento!" dice prendendo la sigaretta e sorridendo, mentre fa un tiro.

"Comunque sei una cretina" mi dice Julie ridendo.
"Perché scusa?" chiedo preoccupata. Avevo sbagliato qualcosa?
"Ha fatto una battuta, anche pessima direi, ma tu potevi anche far finta di ridere dai" mi spiega.
"Ah era una battuta? Giuro che non avevo sentito, non ci ho nemmeno fatto caso" dissi.
"Ha cercato anche di essere simpatico con te ma tu l'hai ignorato" mi fa sentire in colpa "eri troppo incantata da lui" ride.
Era vero, ed ero troppo impegnata a cercare di rendermi conto di quello che stava succedendo.

Era da mesi che lo guardavo solo da lontano e che sognavo di parlargli, mentre ora posso dire di aver sentito la sua voce e che un suo sorriso l'ha rivolto a me.

i'll look after youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora