Capitolo 4.

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Io e Dylan eravamo seduti lì fuori sotto le stelle a parlare, fumare e bere da quasi un'ora ormai, ma mi sembrava fossero passati solo pochi minuti.

"Perché hai scelto proprio il malibu al cocco? Come facevi a sapere che fosse il mio preferito?" gli chiedo. Era da tutta la sera che glielo volevo chiedere, era un dubbio che volevo togliermi entro la fine della serata.

"Ne ho scelto uno a caso in realtà, a tutte le ragazze piace il malibu al cocco" mi risponde senza una piega.

"Ah, capito.." è solo quello che riesco a dire, ero un po' delusa. E dal mio viso si vedeva.

"Cosa c'è? Ti aspettavi un'altra risposta?" mi chiede guardandomi dritto negli occhi e alzando un sopracciglio.

"Mmh non lo so, beh.." rispondo, anche se in realtà SÌ, volevo un'altra risposta.

Restiamo in silenzio per qualche minuto. Stava iniziando a girarmi un po' la testa, dopo tutto quello che ho bevuto e le sigarette che ho fumato che hanno peggiorato le cose.

Non bevo tutti i fine settimana, solo in qualche occasione speciale, ma quelle poche volte mi sono bastate per capire che non sono una che regge facilmente l'alcol.

La testa mi continuava a girare, sentivo il bisogno di appoggiarmi a qualcosa nonostante fossi già seduto sul prato e senza rendermene conto stavo appoggiando la mia testa sulla sua spalla.

Mi sentii un po' meglio, ma non del tutto.

Dylan si accorge che non stavo molto bene e fa un gesto che mi stupisce lasciandomi senza parole: mi prende in braccio e mi porta via.

Stavano succedendo tante cose quella sera, forse anche troppe. Non poteva essere reale, a me non succedono mai cose del genere, io le immaginavo soltanto.

Dylan si fa nuovamente spazio fra la folla, con me ormai mezza addormentata in braccio.

C'era ancora tantissima gente che ballava, come se le persone in quella casa avessero energia illimitata e nessuno si potesse stancare.

"Ma quella è Madison!" sento dire da una voce che si avvicina sempre di più. Era Julie.

"Madison ma cosa ci fai qui? E cosa stai facendo?" urla in tono sorpreso e un po' arrabbiato.

"Te l'avevo detto che sarei andata ad una festa.. però adesso non sto tanto bene.." dico lentamente.

"Ci penso io a lei, mi prenderò cura di lei" dice Dylan a Julie. Non posso fare a meno di alzare lo sguardo e guardare il suo viso dopo aver sentito le sue parole. Lui abbassa la testa, mi guarda negli occhi e sorride.

"No! Tu lasciala stare! Non vi conoscete nemmeno!" urla Julie arrabbiata.

Non capivo perché si stesse comportando in quel modo. Non sapeva che quel giorno avessimo avuto l'occasione di conoscerci meglio, però sapeva che mi interessava Dylan da parecchi mesi e che avrei voluto passare con lui più tempo possibile.

Dylan non la ascolta e mi porta verso il piano superiore della casa.

Tutto quel frambusto mi ha fatto venire la nausea. In realtà, ogni volta che bevo vomito, per questo non bevi spesso.

"Portami in un bagno per favore, devo vomitare" dico tutto d'un fiato.

Dylan corre verso il bagno, che fortunatamente si trova proprio davanti a noi, e mi lascia proprio davanti al water.

Quando finisco mi sento un po' meglio. Esco dal bagno e trovo Dylan che mi aspetta fuori dalla porta.

"Allora? Stai meglio?" mi chiede.

"Si dai, ma non mi sono ancora ripresa del tutto" rispondo.

Dylan entra in una camera da letto, quella degli ospiti presumo, e io lo seguo.

Ci sediamo al bordo del letto e inizio a parlare senza fermarmi: "Scusa per la mia amica Julie, ci conosciamo da quando siamo davvero piccole, è la mia migliore amica, non so perché si sia comportata così, scusa ancora per il suo comportamento, a volte riesce a farmi sentire una merda, ma so che non lo fa apposta, non è nel suo intento, peró spesso sa farmi sentire davvero inferiore.." dico senza mai fermarmi.

È di sicuro l'effetto dell'alcol questo, a malapena racconto le mie cose a mia madre, figuratevi ad uno che conosco da nemmeno 2/3 giorni.

Sento le lacrime scorrere lungo le mie guance. Quando sono nervosa piango, perché essendo una persona introversa, quando sono arrabbiata non dico come mi sento e mi tengo tutto dentro, quindi per sfogarmi piango, ma mai davanti a qualcuno. Era la prima volta.

Sento delle braccia avvolgermi tutto il corpo. Dylan si avvicina al mio orecchio e accarezzandomi la schiena sussurra: "Eiei sssh tranquilla, è l'alcol che ti porta a pensare a tutto questo". E invece no, purtroppo non era l'alcol, le pensavo davvero queste cose, solo che non ho mai avuto il coraggio di dirle a qualcuno, nemmeno a Julie, di questo mio problema con me stessa e che la mia migliore amica alimentava.

Toc toc

Qualcuno bussa alla porta e io mi asciugo velocemente le lacrime, mentre Dylan allenta la presa su di me.

"Madison sei qui dentro?" urla una voce femminile dall'altra parte della porta. Era di nuovo Julie.

"Sì, è qui dentro con me, sta meglio" risponde Dylan. Sapeva che in quel momento non volevo parlare con Julie.

"Kate e Sarah non ti trovavano e se ne sono dovute andare perché è arrivato uno dei loro padri a prenderle. Io tra un po' vado via con Jason, ci accompagna un suo amico che ha la macchina. Esci da lì e vieni con noi, ti accompagnamo a casa" urla.

Solo in quel momento mi accorgo di essermi dimenticata di avvisare mio padre. Prendo velocemente il mio telefono. 9 chiamate perse. Sono nei cazzi.

"Io resto qui a dormire, se vuoi ti riaccompagno a casa io domani mattina" propone Dylan. Perché era così gentile con me?

Dopo averci pensato per qualche secondo, decido di accettare la proposta di Dylan.

Intanto Julie continuava a bussare alla porta: "Ma cazzo aspetta un secondo!" urlo, e lei smette. Non era abituata a vedermi comportarmi in quel modo, e in realtà nemmeno io lo ero.

Invio velocemente un messaggio a mio padre:

*Papà puoi anche non venire a prendermi, resto a dormire da Julie* mento.

Dopo 2 secondi ricevo subito la sua risposta *ok* e urlo: "Julie puoi anche andare, resto qui". Non sento nessuna risposta.

"Io ho sonno, dormi tu sul letto, io dormiró per terra" dice Dylan.

Prendo uno dei due cuscini sul letto singolo e glielo passo: "Va bene, peró prendi almeno un cuscino e.. grazie" gli sorrido.

"Tranquilla, buonanotte allora, a domani" dice mentre si sdraia per terra. E allora anch'io mi stendo sul letto.

Ero contentissima per quello che era successo con Dylan quella notte, ma il suo comportamento non mi convinceva molto: era sempre troppo gentile. Sono una persona insicura e questo mi porta a dubitare sia di me stessa che sull'onestà delle azioni delle altre persone. Non mi cagava mai nessuno, e guarda caso viene da me proprio il ragazzo che mi interessa da mesi. Non mi fido quasi mai delle persone, penso sempre che quando qualcuno venga da me, sia solo per usarmi; perché nessuno viene da me semplicemente perché vuole conoscermi meglio. O forse sono solo troppo paranoica.

i'll look after youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora