2- L'arrivo di Kyle

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Ormai, erano passati giorni, settimane da quel che aveva visto e vissuto Alfred.
Arthur, colui che aveva un animo puro e gentile tutto ad un tratto era diventato cattivo e impuro.
Non riusciva proprio a realizzare eppure nella sua testa vedeva ancora l'immagine di quel viso, quello sguardo freddo e acido che gli dava contro... poi, quella voce e quell'abbraccio insolito di quella misteriosa persona
"Sta seguendo la sua natura".
Cosa vorrà mai? Cosa vuol dire? E perché?
Da giorni Alfred non riusciva a chiudere occhio, quel demone gli stava davvero plagiando la mente, un tormento che pareva essere eterno ma poi, pensava all'amore che provava per Arthur nonostante tutto, quello era così immenso da poter superare ogni dolore o ostacolo, se aveva amanto con amore sicuramente non sarebbe mai stato un errore.
La scuola aveva concesso agli alunni una settimana di "Vacanza" per la ristrutturazione dell'edificio, questo significava niente compiti o verifiche per i prossimi 7 giorni.
L'orologio segnava le 16:00 in punto, mentre molta gente era impegnata a fare quel che doveva fare, Alfred invece era su quel divano da circa due ore con un joystick in mano, un videogioco horror alla tv e alla sua destra una busta di patatine al formaggio che sgranocchiava di tanto in tanto.
"-Game Over.-"

-EHHH?!! Oh no dai! Di nuovo no!!

Sconfitto dallo stesso gioco per la ventesima votla tirò un sospiro quasi esasperato, stendendosi sul divano e mollare quell'aggeggio a terra con anche la busta di patatine.
Per consolazione prese il suo cellulare, notando la tarda ora che si era fatta. Pensare che aveva iniziato solo alle 14:00!

-Mh...

Posò un braccio poco dopo sulla propria fronte restando a fissare il soffitto bianco prima di chiudere gli occhi lentamente per immergersi nei suoi pensieri fino ad addormentarsi.
Il tempo scorreva senza interruzioni fino giungere le 18:30, ora in cui stranamente il cellulare di Alfred squillò.
Per fortuna che era ancora in mano dunque quasi con fare automatico ripose, portandosi l'audio del telefono vicino all'orecchio.

-Pronto...?

Rispose con voce roca ancora assonnato.

-Alfred! Sono Kyle!

Alfred provò ad alzarsi dal divano, Kylie era un suo carissimo amico dell'asilo. Ricordava che insieme formavano una coppia di grandi, ottimi amici, solo che l'altro purtroppo dovette traslocare e così avevano perso ogni tipo di contatto.
Ancora sorpreso Alfred si aprì in un sorriso, adesso si che si era svegliato.

-Ehi amico! Da quanto tempo!

Rispose energicamente, aspettandosi ancora di sentire la sua voce

-Vero! Sono tornato qui in California per una domanda di lavoro però poi mi sono ricordato di te. Che ne dici se vieni? Sono in un parco poco lontano da dove abiti tu.

-Certo, sto venendo! Non muoverti!

Riattaccò subito, alzandosi dal divano e correre a prepararsi quasi come un razzo, certo, ci teneva tantissimo a vedere il suo ex migliore amico, sopratutto dopo ben 14 anni. Di fretta e furia si era messo una T-Shirt rossa, pantaloni neri e scarpe dello stesso colore della maglia tanto per essere presentabile.
Corse subito vicino alla porta, afferrando la maniglia per aprirla ma prima, in quello stesso e preciso momento i suoi occhi videro il buio totale, bloccandosi sul posto. Vedeva il nulla, l'oscurità degli inferi,aveva iniziato a pensare per un attimo che fosse morto ma un ennesima figura apparì davanti ma stavolta quasi visibile, ancora meglio quando questa uscì dalla solita penombra: Un ragazzo con i suoi stessi abiti, una coda nera e delle corna sul capo, delle ali nero pece alle spalle con degli occhiali simili ai suoi e i capelli del suo stesso taglio però neri lo stava fissando.
Alfred a vedere quella figura iniziò a tremare, poteva giurare di essersi visto allo specchio ma... in maniera diversa.

-Chi...Chi sei tu...?

-Sta attento... Lui è lì...

Non fece in tempo a ribattere che la vista riprese i suoi colori.
Tutto era tornato normale, la sua mano era ancora posata sulla maniglia.
Cos'era quell' essere? Poteva confermare di essersi sentito per un attimo privo di anima... privo di respiro come se la paura l'avesse divorato in un solo morso con quella persona.
Non era lo stesso demone dei sogni, ne era un altro.
Di certo, stare lì impalati non avrebbe risolto nulla, dunque deciso aprì la porta correndo subito in direzione del parco cercando di dimenticare quanto accaduto, magari era solo frutto della sua immaginazione.
Corse più veloce che poteva, una volta arrivato si guardò intorno sperando di  trovare il ragazzo da qualche parte, ma nulla.
Il parco era vuoto, all'udito umano si udiva solo il famelico canto dei canarini e il fruscio degli alberi generato dal vento lieve che passava per lì.
Tutto era fin troppo tranquillo quando una seconda voce giunse alle due orecchie:

-Stronzo mollami!

Alfred sentendo l'urlo si voltò, notando che tale proveniva da un piccolo ponte poco lontando da quel parco.
Corse il più veloce che poteva fino a giungere all'ingresso: Davanti sé in quel vico vi era un ragazzo con le spalle al muro ed un altro di fronte a questo che teneva in mano una mazza e baseball.

-Ehi! Lascialo!!

I due si voltarono...
Che fosse solo una causalità o segno del destino ma chi era spalle al muro era proprio Arthur. Stranamente non era terrorizzato, anzi, come se la cosa lo stesse più infuriando che altro.
Dall'altra parte era solo un bullo della scuola, solito.
Voleva tanto dire qualcosa, era rimasto li con il cuore in gola a vederlo... Peccato che quell'attimo di suspense ad interromperlo era stata la risata del bullo dove dopo aver impugnato la mazza a rivolse verso Arthur colpendolo.
Arthur chiuse forte gli occhi, preparando le mani per coprirsi quasi con fare spontaneo ma che stranamente non aveva sentito nulla.
Riaprì lentamente gli occhi, sorprendendosi per ciò che era successo: Alfred si era parato davanti a lui beccandosi un colpo alle braccia che avevano provato a difendersi e mezzo colpo alla testa. Il bullo era lì, cattivo com'era era prornto a colpire di nuovo ma lo sgaurdo che aveva usato Alfred in quel momento diceva tutto, uno sguardo delle palpebre assottigliate che diceva chiaramente "Vattene prima che ti faccia del mare"
" Come osava far del male al suo Arthur, doveva davvero tocergli in capello ed era molto quasi all'istante. Poteva giurare che avrebbe usato ogni mezzo per ucciderlo, pure la forza bruta dimenticando così la clemenza oer un essere umano. Fortemente non succese nulla che subito quel ragazzo fuggì già a gambe levate, lasciando loro e la mazza a terra.

-Alfred...

Aggiunse Arthur guardando l'altro che in quel momento si era girato verso di lui.

-Stai... stai bene...?

Chiese subito preoccupato l'americano con un lieve sorriso alle labbra.

-Sei un idiota... tu non c'entri, perché cazzo ti metti in mezzo?!

Non era cambiato, allora è proprio vero, Arthur non era più lui, era un diavolo con la faccia d'angelo, sul serio..?
Sembrava davvero arrabbiato, i sentimenti che provava per l'altro seppur piccoli e nascosti si erano praticamente polverizzati, Alfred lo sapeva a differenza sua che provava amore verso di lui.
Arthur purtroppo per com'era cambiato fu capace di lasciarlo lì da solo, gli diede le spalle andando via da sotto quel ponte. Alfred non poteva fermarlo, i suoi occhi ora presero a vedere la strada e lui muoversi, girare quasi come se lui stesso fosse stordito prima di cadere a terra e svenire, poi il silenzio totale.
Alfred in stato di paralisi per la botta presa riusciva a sentire solo dei passi avvicinarsi lentamente lui, udiva quel che era l'eco del tonfo del passo di scarpe che toccava il suolo sotto quel luogo buio e solitario.
-Alfred...

Iniziò una voce. Alfred con fatica aprì lentamente gli occhi, vedeva solo le scarpe nere di una persona, non riusciva davvero ad agire o parlare.

-Non preoccuparti, adesso ci sono io con te...
Giuro che insieme ti dimenticherai di lui...

Chi era? Davvero non riusciva a capire. Quella giornata era andata purtroppo così, piena di domande, pensieri e preoccupazione che neanche Alfred riusciva a sopportare, esausto chiuse nuovamente gli occhi, lasciando tutto alle spalle.

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