Capitolo 2

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FRANCESCO
Quando ieri ho visto Chiara una luce nei miei occhi si è accesa, ma poi ho visto il suo ragazzo, credo si chiami Simone, e il mio cuore si è spezzato.

Lui non si merita Chiara. Non lo conosco, non so com'è, ma nessuno merita Chiara.
Vorrei dirglielo, ma c'è qualcosa che me lo impedisce.

La mattina dopo

Mi sveglio, mi vesto, prendo le chiavi del mio motorino rosso e vado a scuola. Mancano 22 giorni.

Eccola, davanti all'entrata con le sue amiche a parlare, come ogni giorno.
Le lancio un'occhiata, che lei ricambia, poi le sorrido, ma questa volta non ricambia, guarda dietro di me con la faccia impaurita. Mi giro e vedo Simone.
È più grande di lei di un anno. Lo guardo.

-Hai qualche problema?- gli chiedo.
-Si. Stai guardando la mia ragazza.- mi risponde arrogante.
-E quale sarebbe il problema? Cos'è non posso nemmeno guardare chi c'è qui fuori?- gli domando cominciando ad alterarmi.
-Bhe lei no! Stalle lontano oppure io...- mi minaccia.
-Oppure tu cosa? Sentiamo. Sto morendo di paura.-
-Simo.- lo chiama Chiara.

Si allontana da me e la raggiunge dandole un bacio, esattamente come il giorno prima, quando li ho visti baciarsi, il mio cuore si spezza.
Come può una ragazza dolce e carina come Chiara, stare con un ragazzo stronzo e arrogante come Simone?! È una domanda che mi faccio da molto tempo.

Suona la campanella ed entro nella mia classe, sono il primo.
Vado al mio banco, mi siedo e metto la testa china, poggiata sulle mie braccia conserte.

Quando entrano tutti gli altri iniziano a fare rumore, il prof non è ancora arrivato, così decido di andare alle macchinette a prendermi un caffè.

Vedo Chiara che si compra un pacchetto di patatine, evidentemente per la merenda, mi guarda con una faccia strana, probabilmente è ancora sconvolta per quello che è successo questa mattina.

Le faccio un cenno con la mano e lei mi restituisce il saluto con un sorriso timido.

-Ehm..ciao.- le dico.
-C..ciao.- risponde lei a disagio. -Scusami per prima, Simone non è sempre così, è solo che è un po' geloso, anche se non deve, e...- giustifica quel coglione, ma io la interrompo.
-Non preoccuparti. Non è successo niente.- dico, perchè in effetti non è successo niente.
-Bhe poteva succedere. È un tipo abbastanza rissoso, e a volte manesco.- a quelle parole mi si gela il sangue nelle vene.
-Ti ha mai picchiata?- le chiedo preoccupato.
-No. Non lo farebbe.- dice.
-Senti Chiara, io ho bisogno di parlarti.- dove ho trovato il coraggio di dirlo?
-Certo. Dimmi tutto.- mi incoraggia.
Prendo un bel respiro. Ecco, sto per dirle ciò che provo, sto per dirle che la amo. Mi tremano le gambe, e mi sudano i palmi delle mani.
-I..io...- un altro respiro. -Io ti...- inizio a dire, ma proprio in quell'istante suona la seconda campanella.

-Dobbiamo tornare in classe.- dice lei.
-Si, hai ragione.-

Ci incamminiamo verso le nostre rispettive classi, ed entriamo.

Non ci riesco. C'ero quasi riuscito, ma poi quella maledetta campanella (che già odio perchè mi ricorda l'inizio della prima ora) suona e interrompe tutto.

Le sei ore finiscono ed esco da quelle quattro mura. Vado al mio motorino, e lo vicino vedo Chiara che parla con Simone, stanno proprio litigando.

Sto attento mentre li guardo. Ho paura. Ho paura che Simone possa farle del male.

Non sento quello che si dicono, ma Chiara è davvero arrabbiata.

Simone alza le braccia al cielo, si gira e se ne va, lasciandola sola.

Mi avvicino a lei, ormai in lacrime.
-Cosa è successo?- le chiedo.
Ha le mani che le coprono il viso.
Mi mette le braccia attorno al collo, e mi stringe in un abbraccio.
Rimango imbambolato senza fare niente per pochi secondi, ma poi la prendo per i fianchi e la stringo a me.
-È uno stronzo.- dice piangendo sulla mia spalla.
-Cosa ti ha fatto?- chiedo curioso.
-Pensa che io lo tradisca. Gli ho spiegato che non è vero. Ma lui non mi crede. Ha detto che mi vuole lasciare. Vuole tornare dalla sua ex. Non lo voglio più vedere.- mi spiega con piccole pause.
-Ti ha fatto del male?!- chiedo arrabbiato.
-No.- mi risponde tra un singhiozzo e l'altro.
Le asciugo le lacrime e le sorrido.
-Tranquilla. Se vuoi ti posso accompagnare a casa.- mi offro di riportarla.
-No.- dice subito. Cerco di nascondere la delusione nei miei occhi. -Non voglio andare a casa. Ti va se giriamo un po'?- mi chiede, e subito mi spunta un sorriso sulla faccia.
-Certo. Però ho solo un casco.- le dico.
-Ah. Non fa niente, vado a prendere l'autobus.- dice triste.
-No. Fermati.- la prendo per un braccio. -Tieni.- le dico porgendole il casco.
-E tu?-
-Non lo uso.- dico scrollando le spalle.
-Grazie.- sussurra.

Saliamo sulla mia moto, e andiamo in centro a farci un giro.

Decidiamo di andare a mangiarci una pizza.
-Ma tua mamma non si preoccupa?-
-No. Mia mamma torna a casa tardi oggi.-
-E tuo padre?- le chiedo.
-Non lo so. Saranno almeno 12 anni che non lo vedo.- mi spiega.
-Ah.- dico solo.
-I tuoi genitori invece?- mi chiede.
-Mio padre è fuori per lavoro, mentre mia madre è da mia nonna con mio fratello.- le spiego.
-Oh. Hai un fratello?-
-Si. Si chiama Filippo e ha 10 anni.- le dico con un sorriso.
Adoro il mio fratellino. Dicono tutti che è come guardare me da piccolo.
-Che carino. Adoro i bambini.-
-Se vuoi un giorno te lo faccio conoscere.-
-Okay.-
-Tu sei figlia unica?- le chiedo.
-Si. Però c'è il mio cane che mi fa compagnia quando sono sola.- mi dice.

La riaccompagno a casa.
-Allora ciao.- la saluto.
-Ciao. E grazie per avermi fatta distrarre.-
-Figurati. È stato un piacere, mi sono divertito.-
-Anche io mi sono divertita. Grazie ancora.- mi sussurra all'orecchio, dandomi un bacio sulla guancia.
-Ciao.- dice mentre si allontana guardandomi con un sorriso.
-Ciao.- la guardo stupito.

Torno a casa e mi butto sul divano.
Non posso crederci. Mi ha dato un bacio.
So che è poco, e che per lei era un gesto d'amicizia, ma a me piace davvero tanto.
Ho deciso, le dirò quel che provo, ma questa volta niente potrà impedirmelo.

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