Era lì, ad un solo metro da me, ed io ero ancora ferma immobile con braccio sospeso per aria e la bocca aperta.
Mo Stuhart, la mia "amica a distanza" è davvero, per la prima volta, in carne e ossa davanti a me a guardarmi con un sorriso raggiante.
Non ci posso credere!Ripensai alla nostra amicizia nata su un social network, Instagram, e poi divenuta talmente profonda da farci stare in contatto via Internet ogni giorno, 24h su 24, anche con chiamate skype.
È sempre stata la persona a cui dichiaravo ogni minima cosa, dalla più banale alla più significativa, giusto perché sapevo che, proprio per il fatto di non avermi mai incontrata, non mi avrebbe mentito o giudicato.
Quando ci conoscemmo per me era un periodo difficile, così un giorno presa da un moto di pazzia misi, su una pagina che avevo creato, un post dove scrissi come mi sentivo per potermi liberare di un peso opprimente; di certo non mi passò per la mente che qualcuno mi potesse contattare nei messaggi privati per farmi sfogare e cercare di consolarmi.
Ma invece, fu così e da quel giorno nonostante la distanza e gli alti e bassi io e lei non ci separammo più.Sorrisi al ricordo e la strinsi tra le mie braccia quando mi risvegliai dalla trance in cui ero caduta.
Scoppiammo entrambe in lacrime dalla felicità, era davvero una cosa surreale poter toccarsi senza uno schermo di mezzo.
«Io..Tu..come..Oh mio dio..sei..»
Iniziai a parlare tra le lacrime creando un miscuglio di parole incomprensibile.
Lei ridendo mi strinse di più a sé e sussurró al mio orecchio un «sì, sono davvero qui»Ci staccammo dopo quelle che parevano ore, ma che in realtà erano solo 5 minuti e ci guardammo negli occhi.
Sorrisi vedendo il suo trucco colato e immaginai che probabilmente io non ero messa molto meglio.
Tutta la gente in corridoio ci fissava mettendoci in imbarazzo, così presi Mo per mano e la condussi al mio armadietto.
Ci sistemammo il trucco con lo specchietto che avevo attaccato all'antina e poi iniziai a parlare.
«Credo che tu mi debba delle spiegazioni» la guardai poggiandomi contro il muro.
Ero ancor scioccata che fosse davvero qui dopo tutto questo tempo che avevo passato a sperare in un nostro incontro.
«Vedi, ho sempre insistito con i miei per venire qui, e quando mio padre è riuscito a trovare lavoro vicino alla tua cittadina, ci siamo trasferiti» afferma con un sorriso contagioso.
«Da quanto sei qui? Dove abiti? Ti piace stare qui? Perché non mi hai avvisata?» venni interrotta dalla sua risata e in seguito dalla sua voce.
«Frena frena, una cosa alla volta.
Allora, mi sono trasferita ieri in una villetta a 5 minuti dalla scuola, vicino al centro commerciale. Per ora è stato tutto molto piacevole e non ti ho voluta avvisare per farti una sorpresa» racconta con una calma che rilassa quasi (e ripeto QUASI) anche me.«Ma quindi verrai a scuola qui?» le domando ancora fremente, e saltando battendo le mani quando me lo conferma.
Sembro proprio una bambina.
Non so cosa mi prende ultimamente, ma penso che tutte le novità avvenute in questo periodo per me fragile abbiano scombussolato un po' anche le mie emozioni.
***
Dopo aver parlato del più e del meno e aver scoperto che, come me e Chloe, anche Mo aveva educazione fisica questo pomeriggio le dissi di farsi trovare davanti alle macchinette all'ora di pranzo così l'avrei accompagnata in mensa.
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LOST
Teen FictionLa storia di un amore perduto. Questa storia, anticipo già, avrà un sequel il cui nome (scontato) sarà Found. Buona Lettura