Arrivammo a casa. Entrammo con il cucciolo e la prima cosa da fare era dargli un nome. Decidemmo di dargli il nome Buster. Era maschio, ed era di colore oro, come la maggior parte dei Golden Retriever. Subito annusò e fece il giro della casa, per ambientarsi. I miei uscirono di casa per andare a prendergli la cuccia, la pettorina, il guinzaglio, cibo, ciotole, giochi vari e la museruola.
Io rimasi a casa da sola. Ero troppo contenta, non riuscivo a staccarmi dal cane, era come se io fossi incollata a lui tramite una colla. Però continuavo a pensare ad una cosa: la sua malattia. Non volevo pensarci, ma era come se qualcosa mi impedisse di non pensarci: era orribile. Finalmente i miei tornarono e io corsi a vedere tutto l'occorrente per il cane. Gli diedi prima da mangiare e poi stetti a giocare un po' con lui. Misi due ciotole per terra con acqua in una e croccanti i nell'altra e stetti lì a vedere come mangiava e beveva, perché a me piace il rumore dei croccantini che vengono spostati con la lingua😝. Finito di fare tutto, misi giù la cuccia con dentro i giochi: " Dai Buster, vieni!!" Lui venne subito e si buttò nella cuccia senza pietà. Prese in bocca un osso di gomma color azzurro, che era fatto apposta per farsi i denti. Insomma, tutta questa giornata l'avremmo passata a stare in casa con il nostro nuovo cucciolo.
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L'amico fedele
Short StoryAlice, una ragazza di quasi 16 anni, vuole avere un cane, ma i suoi genitori non vogliono. Mentre il suo compleanno si fa sempre più vicino, i suoi genitori ricevono una lettera con scritto "voglio un cane" e lì si convincono. Al suo compleanno le r...