CAPITOLO 6

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Mi ero seduta vicino al portone del castello per osservare cosa facevano. Volevo seguirli,ma l'idea di tornare in quel posto mi spaventava. Avrei voluto fermarli, non farli entrare li, ma tanto era tutto inutile ... nessuno poteva vedermi.
Un tonfo interruppe i miei pensieri, cos'era stato ?
L'ansia mi stava assalendo. Non avrei mai sopportato la morte dei miei genitori, è la mia paura più grande.
Entrai.
Era diverso da come me lo ricordavo, tutto pulito e ordinato, sembrava quasi che qualcuno ci abitasse.
Attraversai tutto il castello di corsa, fino alla scalinata.
Intravidi la porta della stanza, la stanza della morte.
Quest'ultima era rimasta uguale, proprio come me la ricordavo.
Una sola cosa cambiava: dove c'era la lugubre finestra ora c'era una poltrona rossa, impolverata e sicuramente centenaria.
Li seduta c'era una piccola bambina, con dei lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri, bellissima. Il suo vestito era azzurro con tanti pois bianchi e aveva un sottogonna in pizzo. Anche le scarpette erano celesti, erano con i lacci, le ricordo bene.
Andavo da papà per farmele allacciare ogni volta, perché io non lo sapevo fare. Erano le scarpette più comode del mondo, non le dimenticherò mai.
Anche il sottogonna lo ricordo molto bene, mia nonna me lo aveva cucito a mano come regalo del mio battesimo e,mentre lo ricamava, ricordo che con tanto amore mi cantava le mie canzoni preferite o mi raccontava della mamma quando era piccola.
Era così bello vedermi. Capii di essere davvero graziosa e in quegli istanti compresi realmente tutto il bene che la mia famiglia mi voleva.
Mi avvicinai per toccare quel corpicino che mi ricordava tanto il mio, o meglio quello che ormai non avevo più.

IL SILENZIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora