Capitolo XVII - confessioni

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Il Dottore non replicò: penso che, per il sonno, non mi stesse neanche ascoltando.

Mi disse di entrare in casa.

Mi fece accomodare su di una sedia e lui si sedette sulla sua poltrona.

<<Ti devo confessare una cosa... 40 anni fa, quando avevo solo 15 anni, mio padre, che come il tuo amava la scienza, costruì una macchina del tempo.>>

Ascoltavo con il fiato sospeso, non sapevo dove volesse andare a parare.

<<Era il 1976...>>

Sbiancai.

<<COME?! VORRESTI DIRMI CHE TU VIENI, COME ME, DAL PASSATO E CHE DOPO TUTTE LE COSE CHE ABBIAMO PASSATO INSIEME TU NON ME L'HAI MAI DETTO?!>> urlai estremamente arrabbiato.

<<Senti Sette, calmati, ti prego...>>

<<MA COME FACCIO A CALMARMI?! MI HAI MENTITO PER TUTTO QUESTO TEMPO!!!>>

<<Lo so, sono stato un idiota, ho sbagliato...>>

<<Aspetta, aspetta, aspetta. Tu mi stavi sfruttando! Non volevi aiutarmi, volevi solo rubarmi l'OBAT per ritornare al passato!!!>>

<<Questo non è assolutamente vero! Anch'io sono nella tua stessa situazione, anch'io voglio ritornare al passato, ANCH'IO HO VISTO LA TOMBA DI MIO PADRE!!!>>

Rimasi in silenzio; in fondo aveva ragione: eravamo sulla stessa barca...

Dovevamo aiutarci a vicenda.

<<Quando arrivai qui nel futuro, lasciai la capsula della macchina del tempo che mi ha permesso di venire qui, in un anfratto della teralopoli Americana. Non memorizzai la posizione della capsula, ero troppo disorientato. Dopo una settimana di svago qui nel futuro, decisi che era ora di ritornare a casa. Ma purtroppo non riuscii a ritrovare la capsula. Ed eccomi, dopo quarant'anni, cercando qualche modo di riottenere la mia vera vita.>>

<<Quindi, se ritroveremo la capsula, sia io che tu potremmo ritornare alle nostre epoce...>>

<<Certamente!!!>>

<<Quando si parte???>>

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