Ma chi sei, ma che vuoi, ma che fai?

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Non potete sapere cosa spera di diventare Genoveffa. Ed è ovvio che non lo potete sapere, perché non l'avete ancora letto. Voi potrete dire che ve ne frega poco, ma io ve lo racconto lo stesso. Prima, però, vanno dette alcune cose, perché altrimenti mica ci arrivo a fare un raccontino di una lunghezza decente. Il nome vi fa già capire che i suoi genitori la odiano. Per il resto, non è, diciamo, una troppo bella, di quelle molto snob che si vantano della borsetta nuova e si credono fighe, poi magari fanno tanto le preziose ma in discoteca si scopano qualsiasi cosa respiri, magari anche morta, basta che lo sia da poco; anche note come cagne. Oppure vacche, o troie, più semplicemente. Ma in realtà non è neanche troppo brutta. Non si salva dalle prese per il culo dei suoi compagni, più per il suo nome che per altro. La sua stanza è la classica di una 13enne arrapata: tutta rosa, diari sparsi, bambole di quand'era piccola che però usa ancora adesso, tappetini colorati e poster di Harry Styles, peccato che lei di anni ne abbia 18 (avrei voluto sparare la sua età molto più in alto, ma ho già detto che va a scuola per cui non potevo). Se controllate la musica nel suo cellulare (ammesso che abbiate voglia di farlo), troverete prevalentemente (non dico One Direction perché è troppo banale) gli One Direction. In effetti lei non è la più originale delle tipe. E questo non è il più originale dei racconti. Ah, già, mi sono dimenticato di dirvi come va a scuola. Beh, naturalmente, come tutti i protagonisti delle storie, va molto male, così male che...

C'è un coso digitale in quella scuola, in cui devi timbrare il cartellino. Ogni volta che timbri, quello presenta una frase in automatico che dice: "Benvenuto a scuola".

...a lei, quando timbra, il coso digitale gli dice: "No, cazzo, ancora tu? Ma vai a zappare la terra, va!". Ma adesso è l'ultima verifica, dopodiché viene bocciata, poi ci saranno le vacanze estive, durante le quali penserà a cosa fare della sua vita. In verità, come tutti i giovani della sua età, "studia" sperando che non arrivi mai il momento in cui devi lavorare. Nel suo villaggio turistico, mentre è in bicicletta, viene travolta da un bambino crucco in monopattino che stava guardando avanti quanto la Grecia. La botta (non quella botta, l'altra botta) la fa diventare completamente rincoglionita. In realtà non dovrebbe causare tutti sti danni l'urto con un bambino crucco in monopattino, ma questo qui era un bambino grasso. Quando si sveglia, in ospedale (ella madonna, ma chi era, Maurizio Costanzo?). Dicevo, quando si sveglia, in ospedale, ha l'illuminazione: "Voglio diventare una pop star". Dev'essere stata la botta molto forte, perché in effetti per diventare una pop star devi saper cantare. Una volta guarita, 2 mesi dopo (se vabbe gli è venuto addosso Hulk in monopattino altro che), si mette nella sua cameretta a provare. Dopo una marea di prove, capisce di non saper cantare, ma vi sembra una buona ragione per fermarsi? Si vanta con le sue amiche, perché lei vuole fare la pop star e leccare i martelli e non solo tipo Miley Cyrus, mentre loro sono ancora ferme lì in camera sua a non fare nulla, come se fossero dei peluche... un momento. Va avanti a vantarsi lei, è cocciuta, ma loro non le rispondono, sembra che non glie ne freghi nulla di ciò che Genoveffa ha da dire. Si mette a dormire, nonostante siano le 16:00, ma lei vive nel suo mondo. In sogno le appare Marco Masini. Lei fa: "OH MIO DIO! Ma... chi sei?" "Non mi conosci?" "No. Ma proprio tu dovevi apparirmi nei miei sogni?" "Senti oh, siamo in un raccontino idiota di seconda mano, non è che abbiamo tutto il budget del mondo, chi ti aspettavi, Michael Jackson?" "Sì, però che palle, oh!" "Ok ho capito, me ne vado. Comunque sei bravina, eh, anche se non ti ho mai ascoltato". E detto questo, si dissolve, come la discografia moderna. È fatta. Un cantante che fino a poco fa neanche conosceva le ha detto che è "bravina, eh" anche se non l'ha mai ascoltata, per congedarsi in modo visibilmente imbarazzato. È un chiaro segno del destino. È già scritto che lei diventerà una star. Nel suo diario, ma è già scritto. Allora prende la bicicletta per andare nella casa discografica più vicina. Ma... lei si trova a Bergamo e la casa discografica più vicina è a Milano. Come fa? Semplice, si infila dietro in un camion della spazzatura, che è ovviamente diretto a Milano perché lo decido io. Ed è qui che, nella zona riservata al secco, scopre tutti i dischi dei cantanti che le piacciono, e pensa che un giorno anche il suo disco sarà in prima fila su una discarica e i topi faranno ore di coda per infilarsi sotto i suoi pantaloni oppure per chiederle un autografo. Arriva finalmente in discografia, dove il produttore le chiede: "E tu? Ma chi sei, ma che vuoi, ma che fai?" "Ehm.. io faccio... o meglio, vorrei fare la pop star" "Sì, certo, ed io vorrei apparire in un racconto serio, suvvia, sii realista, qui formiamo cantanti, non miracoli". Una lampadario caduto in testa al produttore per mia scelta lo convince che Genoveffa merita un'opportunità. "Canti bene tu?" "Beh, credo di sì" "E allora non ce ne frega niente di te, però fai una prova se no mi crolla addosso il tetto". E fa una prova, con una canzone che ovviamente non è sua. Appare allegra ed intonata come le urla di un ostaggio della mafia russa, tiene il microfono al contrario ed ogni tanto fa un urletto, spaventata dalla sua stessa voce. Quindi è perfetta per essere lanciata nel panorama discografico del 2016. Saper cantare? Ma chi se ne incula, saper cantare è roba da musical anni '80, i cantanti veri non sanno cantare. E allora cosa sa fare lei. Suonare? Perché deve saperlo fare lei, quando può pagare un altro che lo fa meglio di lei? Scrivere? Stessa roba. Ma allora a cosa serve lei? Semplice: immagine. Una 18enne a base di asocialità con contorno di bocciatura e condita con una mente arretrata di 5 anni è perfetta per diventare l'idolo dei teenager. "Fantastico. Ma... come ti chiami?" "Genoveffa" "Eh? Ti pare un nome da pop star? Per essere una star del pop devi avere una cagatina di nome vezzeggiativo di stampo inglese, tipo Kitty per dirci" "E allora tu cosa suggeriresti?" "Mah, io suggerirei Mario" "Ma... non rispetta i canoni. E poi io sono una ragazza, mica un uomo" "È questo il punto. Una ragazza con un nome da uomo! Questo è essere trasgressivi! Sai quanta presa fai tra i giovani che si credono ribelli ma che muoiono se stanno lontani 2 minuti dalla mamma?" "Ok, mi hai convinto, vada per Mario" "Ascolta, hai mai partecipato ad un talent?" "No" "Questo è grave, così sarà difficile fare successo". E riesce a registrare un disco. Prima di registrare la canzone, si gira a sinistra e vede Marco Masini che fa un segno di approvazione. Adesso è meno convinta di prima, ma lo fa in ogni modo. Torna a casa soddisfatta. Appena apre la porta d'ingresso, trova un'enorme scritta lampeggiante: "TROVATI UN LAVORO!" ma lei no, non può. E forse un lavoro lo ha già trovato. Immeritato, ma sempre un lavoro è. I suoi genitori, però, non sembrano rimproverarle nulla (la scritta non era loro, come è stata fatta non lo so neanch'io), i genitori stanno fermi immobili in cucina tutto il tempo e non danno alcun segno di reazione, come degli elettrodomestici... un momento. Si rinchiuderà nella sua cameretta per le prossime 2 settimane attendendo la risposta del produttore discografico. Arriva, anche se con un mese di ritardo rispetto al previsto. Nessuno l'ha cagata, in effetti. Allora le tocca ad andare a parlare col produttore. Inizia a farsi seghe mentali: "Sia mai che non so cantare?" Il produttore, un po' stranito, risponde... "Ma vaaaaa... non è quello il problema, ovvio che non sai cantare! Ma non è questo che determina il successo. Il vero problema è che non hai mai partecipato ad un talent" "E mai lo farò. Non ho voglia". E torna in cameretta. Si gira di nuovo a sinistra. Almeno l'immagine sfocata di Marco Masini approva. Questo le da la forza per... alzare le coperte e mettersi sotto. In sogno, questa volta, le appare Francesco Facchinetti. "Ascoltate, ho capito che questo è un racconto di seconda mano, ma non possiamo permetterci almeno in sogno un cantante serio?" "Ehi, così mi insulti. Evidentemente, no, se ci sono io, non credi? Comunque, hai dimenticato qualcosa, per avere veramente successo e quella cosa non è un talent, c'è un altro modo" "Quale modo?" in quel momento, Facchinetti si dissolve, come il pubblico quando lui è ospite da suo padre. Tutto quello che fa in tempo a dire è: "Lo puoi capireeee...". Ma cos'è? Cos'è quella cosa di cui parla Facchinetti? Essere un figlio di papà? Ma non funziona, perché suo papà è un frigorifero! No, Facchinetti non parlava neanche di quello. C'è un'altra cosa ancora, che ti garantisce il successo discografico. Mentre cammina per la strada, viene colpita in testa da un'aureola che dev'essere evidentemente caduta dal cielo. Ma come ha fatto a cadere? Semplice, un angelo è stato privato del ruolo dal suo superiore, per cui gli è caduta l'aureola. In ospedale (le aureole tagliano), capisce il messaggio di Facchinetti. "MA CERTO!". E una volta guarita, 1 anno e 3 mesi dopo (le aureole tagliano parecchio, soprattutto se cadono da non si sa dove), attua il piano che le aveva suggerito Facchinetti, sottointendendolo. È una cosa che, come avevo già suggerito, garantisce il successo discografico: morire. Esatto, se ci pensate, dopo la morte le vendite di quel cantante si impennano più che mai. Prende una sedia ed una corda, un classico insomma, e tenta il suicidio, come hanno fatto metà delle 13enni del pianeta dopo la separazione di Zayn dagli One Direction. Guarda a sinistra: Masini sembra approvare, guarda a destra: Facchinetti sta ballando la canzone del capitano. Capisce che è la cosa giusta da fare. E... crack, si spezza la corda e lei si salva. Nemmeno la corda ha voluto prendersi la responsabilità di lanciarla discograficamente. Vabbe, visto che è impossibile trovare il modo per far avere successo a questa qui, saltiamo fino a 3 anni dopo, quando si è già affermata. È ad un concerto adesso. È piena di fan. I suoi fans, però, non urlano come fanno quelli degli One Direction, piuttosto stanno in silenzio, un po' di qua, un po' di là, e non fanno nulla. Sembra quasi che non siano reali e che non siano altro che aria... un momento.

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