Capitolo 12 ➰

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MONDO 1

Magnus e Alec si erano appena vestiti quando qualcuno suonò al campanello. Il figlio di Apollo si precipitò ad aprire, con l'altro ragazzo subito dietro. Sulla soglia della porta spuntò un giovane biondo, con gli occhi ambrati e un sorriso impertinente sulle labbra.

-Ciao Alec, Magnus. Vi siete divertiti insieme?

Alzò le sopracciglia in maniera allusiva e poi afferrò il figlio di Apollo per un lembo della giacca che indossava, cosa che fece subito stringere a Magnus la vita di Alec con un braccio. Non sapeva chi fosse quel biondino, ma doveva stare lontano da quello che ormai era praticamente il suo ragazzo. Non doveva avvicinarsi troppo, o ne avrebbe pagate le conseguenze.

-Ciao anche a te.

La risposta del figlio di Ecate fu fredda come un secchio di acqua gelata in faccia, ma bisogna capirlo: aveva baciato Alec solo quella mattina dopo anni che aveva una cotta per lui, e ora questo tizio arrivava e stringeva il SUO ragazzo come se ne avesse tutti i diritti.

-Ti sei svegliato con il piede sbagliato, eh? Non importa, dobbiamo andare all'Istituto e in fretta, se no Isabelle ci uccide. E non posso certo privare il mondo della mia magnifica presenza. Dai Alec, sbrighiamoci.

Stava già per correre giù per le scale con il ragazzo dagli occhi blu dietro, quando Magnus decise che non sarebbe stato così facile strappargli il figlio di Apollo.

-Vengo anch'io.

Rivolse un sorriso falsissimo al biondino e li spinse fuori dalla porta, chiudendosela alle spalle. Salirono su uno sgangherato furgone e si fermarono solo una volta giunti davanti a una cattedrale che sembrava abbandonata. Magnus e Alec si scambiarono un'occhiata d'intesa e fecero finta di sapere esattamente dove si trovassero e perché, ma quando il biondo spalancò la porta si trovarono davanti a... A una cosa impensabile. Semplicemente impossibile. Davanti a loro si ergeva un ambiente caldo e accogliente, e perfettamente abitato. I muri non erano semidistrutti, come mostrava l'esterno, ma erano perfettamente solidi. Non fecero in tempo a guardarsi intorno che una furia dai lunghi capelli neri trascinò Alec e il biondino verso una stanza che, da quel che vide Magnus, era piena di armi. La ragazza gli rivolse un cenno di saluto e poi chiuse la porta, lamentandoti di come fossero pigri gli Shadowhunters maschi.

Il figlio di Ecate rimase impietrito sul posto, travolto dalla velocità con cui si era ritrovato solo, ma si riprese velocemente e decise di esplorare il posto. Più ne sapeva, meglio avrebbe potuto fare finta di conoscerlo da anni. Stava girando per un corridoio deserto quando una porta spalancata attirò la sua attenzione. Tutte le altre erano chiuse. Decise di entrarci, senza un motivo specifico. Iniziò a curiosare all'interno, ma tutto era perfettamente normale. Un comodino, un letto, un armadio. Spalancò quest'ultimo e alzò gli occhi al cielo di fronte al triste spettacolo che gli si parò davanti: decine di vestiti interamente neri di un materiale simile al cuoio, tutti perfettamente uguali. In un posto così non ci avrebbe mai abitato, neanche da morto.

Stava per richiudere le ante, quando una macchia arancione sul fondo attirò la sua attenzione. Si piegò e afferrò il lembo della maglietta che aveva attirato la sua attenzione. La stese sul letto e la guardò sorridendo: su, davanti c'era scritto, in un nero a contrasto con l'arancione, "Camp half-blood". Aveva trovato il primo oggetto, un ostacolo in meno verso il suo ritorno a casa con Alec. Sorrise al pensiero di lui e del figlio di Apollo insieme al campo, con le mani strette, seduti vicini di fronte alle rive del lago. Sarebbe stato tutto perfetto.

IL MIO SPAZIO
FINALMENTE È FINITA LA SCUOLA!!!!!
Sono una persona felice. Comunque vi volevo avvisare che da sabato sarò via in un posto senza wi-fi. Cercherò di aggiornare lo stesso due volte a settimana, ma se ci saranno eventuali ritardi sarà per questo.
Ciao, ciao
Giorgia

In un altro mondo (Malec)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora